Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il Natale del terzo mondo
Il Natale è considerato da tanti la festa più importante dell’anno: si sta con la famiglia, ci si scambiano i doni e si va per negozi a fare acquisti, spendendo centinaia di euro… Queste sono abitudini normali, ma normali per noi che viviamo in Europa, paese abbastanza avanzato da permettersi quasi ogni cosa.
Ma come lo passano il Natale le popolazioni a cui manca tutto?
Nel terzo mondo il Natale si festeggia, ma non come festeggiamo in Europa. I pranzi in famiglia e lo scambio di doni ci sono ugualmente, ma queste popolazioni sentono il Natale nel suo vero senso, a differenza dei “ricchi” che l’hanno adottato come scusa per fare, ma soprattutto per ricevere, regali.
In Nigeria, per esempio le famiglie si riuniscono attorno agli anziani e tutti i conoscenti, e hanno l'abitudine di lasciare aperta la porta di casa per far sì che chiunque si senta il benvenuto.
In Ghana il Natale è la festa che diventa occasione per andare a trovare parenti e amici che vivono in villaggi lontani. Un’altra usanza tradizionale è quella dei bambini che in Kenya girano di casa in casa chiedendo piccoli dolcetti.
In Messico invece hanno un modo più creativo di celebrare il Natale: viene inscenata una breve rappresentazione, conosciuta come lasposadas, in cuiuna coppia bussa ad una porta chiusa portando delle candeline accese. Impersonano Giuseppe e Maria che vagano alla ricerca di un ricovero dove riposare. A mezzanotte cantano tutti insieme e i bambini rompono con dei bastoni le pifiatas, che sono come delle pignatte, e si tuffano a terra, alla ricerca del frutto più buono.
Prima di Natale invece, è usanza Nigeriana che le ragazze vadano di casa in casa, cantando e ballando, accompagnate dai tamburi. Dal 25 in poi, è la volta degli uomini ad esibirsi lungo le strade. Anche le decorazioni in questi Paesi sono ben diverse dalle nostre. Mentre il presepe è una tradizione importata solo di recente, l'albero è presente nelle celebrazioni natalizie africane già dai primi tempi delle missioni. La decorazione più frequente, in casa come in chiesa, consiste in un intreccio di rami di palma, spesso disposti a formare un arco, su cui vengono applicati dei grandi fiori bianchi che sbocciano sotto Natale. Ma questi fiori non vengono coltivati, sono, invece i bambini che, tra non poche difficoltà, al mattino della vigilia escono per raccoglierli.
Anche in Ghana usa fare l’albero per Natale, ma questo non è di certo un pino, né un abete ma il mango che, infatti, è l’albero più diffuso. Come simbolo caratteristico, ma non il più importante del Natale, abbiamo lo scambio dei regali. Questo evento però non è esagerato da tante pubblicità o da tante offerte: i doni scambiati, infatti, consistono per lo più in cibi, cotti o crudi, o in vestiti; in ogni caso cose che servono o, che per alcuni, sono indispensabili per arrivare all’anno nuovo. Anche i cibi dei pranzi di Natale e della vigilia sono diversi. Questi persone, infatti, non hanno cibi elaborati e in quantità sproporzionate e di certo non avranno carni e pesci di altissime qualità.
In Nigeria mangiano la carne, cucinata in umido, ed il riso bianco. In Kenya Il piatto tradizionale è il nyamachoma, arrosto di capra. In Zimbabwe mangiano l’arrosto, le verdure e dei dolci. Nelle Filippine il Piatto tipico è il Bibingka, una torta salata a base di riso e verdura, assieme al quale si beve una particolare qualità di tè, il salabat. Queste popolazioni non si lamentano se in questi periodi prendo 2 o 3 kili in più, come gli Europei, e non girano per ore nei negozi a spendere una cifra di soldi per un regalo fatto a una persona che non si conosce nemmeno più di tanto, a cui si fa un regalo solo per convenzione.
Sono proprio le persone del “Terzo Mondo”, che non hanno niente, che in festività come il Natale hanno, invece, tutto: cibo, vestiti, buona compagnia.
Quindi, alla fine, perché spendere così tanto se si può essere felici con così poco?
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Note biografiche
Marina Valente è nata 13 anni fa a Pisa.
Vive a Migliarino e frequenta, con profitto, la terza media all’Istituto Daniela Settesoldi di Vecchiano. Essendo molto portata per le materie letterarie, ha intenzione di iscriversi al liceo classico.
Ama la fotografia, la musica, e si diletta, studiando da autodidatta, con la chitarra acustica.
Nell’ultimo anno scolastico ha dato prova delle sue ottime capacità di scrittura e l’articolo sul Natale nei Paesi del Terzo Mondo ne è un esempio.