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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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IL REGNO DI OP
di Madamadoré

25/12/2011 - 9:07


 Anche quest'anno nonostante tutto, incurante della crisi, dello spread, delle borse che vanno su e giù, della pensione miraggio per gran parte degli italiani...è arrivato il Natale. E come ogni anno si accendono luci, si illumina ogni casa, finestra, albero, strada, vetrina e la magia del Natale ci avvolge e un po' ci stritola.
Eh si perchè quando le luci si accendono e brillano anche le ombre si fanno più nere ed evidenti.


Mentre noi corriamo da una parte all'altra sotto il bagliore delle luci del Natale le nostre ombre sono con noi, i nostri errori, gli amori mancati o finiti, le cose non fatte, gli appuntamenti saltati, le battaglie non combattute, i pensieri mai confessati, le promesse infrante, gli ideali traditi, i valori dimenticati, le persone trascurate. Ma è Natale, la festa dell'armonia con il mondo e con noi stessi e  un gesto della mano, un volgere lo sguardo altrove ci salva dalle nostre ombre.


Ma le ombre non sono solo le nostre, personali, intime, ci sono anche le ombre del nostro mondo, della nostra storia collettiva, del nostro vivere sociale. Quelle ombre sono ancora più scure, sono ancora più celate. Quante zone d'ombra ci sono perchè noi abbiamo paura, perchè noi vogliamo far finta di non vedere e di non conoscere? Ombre forzate.
Ma le ombre ogni tanto decidono di diventare luci e quando lo fanno, fanno un gran bene a tutti.

Questo Natale io lo voglio trascorrere al chiarore di due luci forti e limpide e se volete potete esserci anche voi.


La prima luce è grande come un faro, che se la guardi da vicino ti acceca e viene dal Regno di OP  e racconta la storia di bambini e bambine invincibili. Sono strorie che ognuno di noi, in qualsiasi momento, inaspettatamente, può incontrare. Sono storie raccontate con parole che tagliano come lame e accarezzano come piume, storie che raccontano una forza di volontà e una caparbietà senza confine, storie che affrontano ogni giorno un giorno alla volta.


Il Regno di OP è il reparto di oncologia pediatrica del Gemelli di Roma, ma il regno di OP è in ogni città. La storia di questo regno la scrive Paola Natalicchio un'abitante forzata di OP con il suo bambino. Questa mamma ha deciso di raccontare storie altrimenti non raccontabili in un blog che si chiama Betadine. Ha deciso di aprire una finestra e di accendere un faro su questo mondo tenuto in ombra. Ha deciso di non permettere al dolore di prendere il sopravvento, almeno non totalmente, e di far conoscere il limbo quotidiano in cui vivono bambini e bambine e le loro famiglie. Lo fa raccontando quello che accade, quello che la colpisce, con un linguaggio che pare un piccolo fuoco, ma che invece incendia intere foreste. 


Di Paola mi colpisce molto la capacità di mettere parole su dettagli che racchiudono significati che nessuno di noi vorrebbe mai conoscere. Betadine è il nome del suo blog, e il nome del primo racconto e il nome di un disinfettante rosso come il sangue, o come il ketchup a seconda degli occhi di chi lo guarda, ma è una parola che  le mamme e i bambini delle pubblicità della Chicco non pronunciano mai. E abbiamo anche imparato che bisogna stare tranquilli, con questo betadine...si lava via con l'acqua.
Oppure racconta dei guanti dei Puffi, quelli blu che indossano le infermiere e che deve indossare anche lei quando cambia il pannolone al suo bambino. Racconta di quanto valore hanno cose semplici come una camomilla calda portata al pomeriggio o dei sacchetti di pop corn distribuiti ai bambini nel pomeriggio, perchè come dice lei in quell'angolo del Grande Ospedale si curavano i bambini. Non i malati. Proprio i bambini. E mi sentii sollevata dal fatto che i bambini, anche quando sono malati, restano sempre più bambini che malati. Con i loro popcorn, i loro disegni, le loro partite al biliardino e alla play. Meno male, pensai. E sentii un po' meno dolore.


Racconta un'altra quotidianità, che esiste, che si trova altrove rispetto alle nostre vite, ma esiste in tutta la sua forza. Esiste  anche se appare come un mondo alla rovescia. Il regno di OP esiste ed è abitato da persone che nonostante tutto riescono a domandarsi Ma come fanno, i medici del regno di OP a dormire la notte e a non impazzire, a scegliere per il meglio e a coprire il corpo di un bambino quando muore, a sorridere nelle pause pranzo e a restare con la testa sul collo quando un piccolo non risponde alle cure, e alla terza chemioterapia si capisce che non c'è più niente da fare e le madri e i padri del regno di OP se li guardano di traverso e chiedono "perchè"?


E a pensare che bisognerebbe che una mattina le mamme di tutte le stanze del regno di OP trovassero il coraggio di uscire fuori e fare un bell'applauso a questa schiera di persone che ogni giorno provano a spengere le fiamme di questi fuochi e nonostante non ci riescano sempre, si brucino pure loro, tornano ogni giorno.
 
La seconda luce è quella che ha acceso un gruppo di genitori accumunati dall'avere un figlio autistico. Hanno aperto una pagina su facebook e sono molto molto in...indignati soprattutto sui costi che devono sostenere, sulle battaglie  che devono combattere con le norme non rispettate, con la burocrazia, con i tagli orizzontali che colpiscono proprio chi ha più bisogno di sostegno, con le scuole, con le terapiste, con le insegnanti di sostegno, o meglio con le ore destinate ai loro bambini, con la qualità dell'intervento.

 

Dai loro racconti viene fuori una quotidianità fatta di grande impegno non solo per il loro figlio, ma per i bambini in generale. Un impegno che cerca di costruire sensibilità intorno ad un tema che dovrebbe toccare tutti. Si racconta una fatica e una solitudine a cui il gruppo stesso cerca di porre rimedio, offrendosi come sostegno, indicando buone pratiche, strategie per aggirare ostacoli burocratici. E di nuovo si intravede un mondo alla rovescia, un mondo che chiede dov'eri? Ai doveri, o meglio a chi dovrebbe rispettarli certi doveri. Mentre scrivo queste parole mi sento un po' guastafeste. La magia del Natale fatta di musichine, di campanellini, di gioia che trabocca da ogni angolo, di amore a buon mercato, di bontà elargita a mani piene,  può prevedere regali che si trasformino in donazioni e poco più.


Ma io mi sento in pace, mi sento in sintonia col Natale e so cosa chiedere a Babbo Natale se sto sotto il bagliore di queste luci: doni speciali per persone speciali, che mi aiutano a trovare la forza, il coraggio che ognuno di noi ha, dimenticato nelle pieghe della nostra anima.


Queste luci illuminano una strada fatta di speranza, di impegno quotidiano, di forza interiore, di riconoscimento dell'altro, di umanità ritrovata, riscoperta, di comunità. Queste luci hanno la forza dell'accettazione di qualcosa che improvvisamente  precipita nella tua vita, hanno la forza dell'amore fatto di fatica quotidiana, hanno la forza della resistenza verso tutte quelle forze che cercano di raccontarci un mondo orizzontale. Il mondo, lo scorrere dei giorni non è orizzontale è verticale, è in salita e quasi mai si è attrezzati per scalare la montagna che abbiamo davanti, ci si attrezza strada facendo, scalino dopo scalino.


E come sussurra Paola al suo bambino ...la salita continua, ma quando sarà finita, da così in alto, il panorama sarà bellissimo.
 
Buon Natale a tutti
 
 

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24/5/2012 - 10:35

AUTORE:
Francesca Depergola

Il blog IlRegnodiOp è diventato un libro "Il Regno di Op. Storie incredibili dei bambini invincibili di Oncologia pediatrica" di Paola Natalicchio edito dalla nostra casa editrice la meridiana. Un libro contro la vergogna della malattia, che invita alla resistenza e alla speranza di farcela. Ti prende per mano e ti porta al centro delle relazioni di un mondo dove si maneggia la vita, dove la parola ‘prendersi cura’ la capisci nello sguardo, nella carezza, nella lacrima, nel silenzio che è complicità per tutto quello che vorresti che fosse. Per la gioia più grande (che a Op c’è) e per il dolore più acuto (che a Op non ti è risparmiato). Perché l’uno e l’altro abitano Op.

È una guerra quella che si combatte lì. E Paola, che ci è finita dentro senza colpa e senza possibilità di fuga, come fa sempre, da giornalista, ne ha scritto.

Questo non è un libro che muove a compassione. Ma è un libro di passione civile. Perché la malattia, questa malattia, ha bisogno delle parole giuste che la sottraggono all’apartheid sociale nella quale deleghiamo, anche per difenderci, chi ci entra.

E se sono bambini, il cui mondo rimane bambino anche quando ai giochi si affiancano flebo, aghi, corsie e barelle, quando alle filastrocche e ai ritornelli fanno da eco diagnosi con parole mai sentite, allora c’è bisogno che una come Paola lo racconti quel mondo per vincere la paura che ci prende. Perché il drago che spadroneggia su Op, i dottori bravi e le infermiere con i guanti da puffo, qualche volta, molte volte, sanno farlo addormentare.
Sul nostro sito www.lameridiana.it http://www.lameridiana.it/SchedeDettaglio/DettaglioPubblicazione/tabid/61/Default.aspx?isbn=9788861532717 trovate un assaggio di lettura del libro.
Per informazioni info@lameridiana.it

29/12/2011 - 18:10

AUTORE:
A.M.

Ecco, questo di Paola Natalicchio è un modo serio di raccontare il dramma ed il dolore, senza tanti fronzoli senza tante sdolcinature e senza tanta bontà natalizia.

29/12/2011 - 13:44

AUTORE:
Madamadoré

Un Natale normale
E così il Natale è arrivato anche per noi. Per noi che abbiamo passato gli ultimi mesi tra casa e ospedale. Per noi che avevamo una vita tranquilla e un giorno l'abbiamo persa senza una spiegazione e senza che nessuno ci chiedesse scusa. Per noi che prima eravamo famiglie come tante altre: la casa, il lavoro, le bollette a fine mese, il cinema, le gite fuoriporta nel week end. E poi dopo più niente. Terremotati dalla malattia dei nostri figli, costretti ad affrontare una salita improvvisa e interminabile, a sospendere ogni possibile leggerezza, a dimenticare ogni pensabile normalità, a violentare ogni ipotesi di quotidianità programmabile. Per noi che abbiamo smesso di contare il tempo con i giorni e le settimane, perché andiamo "a cicli". Ogni ciclo di chemioterapia è un pezzo di incubo che con sollievo si stacca, un pezzo di speranza di farcela in più.

Ci abbiamo provato, a passare un Natale come tutti gli altri. I medici e le infermiere del regno di Op hanno tentato con ogni mezzo di darci una mano, cercando di incastrare le terapie di tutti in modo che almeno il 24 e il 25 la maggior parte di noi fosse a casa e non nel Grande Ospedale. Ma non è andata esattamente così. Non è stato per niente un Natale normale.

Un Natale normale è quando puoi uscire anche se fa freddo o entrare in un centro commerciale a comprare gli ultimi regali, senza la paura che il tuo bimbo immunodepresso a causa delle chemioterapie possa prendersi qualunque forma di virus o malanno. E' quando puoi organizzare un cenone con tutte le persone che vuoi senza chiedere agli ospiti di mettersi la mascherina e lavarsi le mani e poi passarle al disinfettante. E' quando tuo figlio può ruzzolare sotto l'albero insieme ad altri bambini senza il divieto di avvicinarsi troppo a chi va a scuola o all'asilo (ovvero tutti i bambini tranne quelli del regno di Op), perché "è pericoloso". Un'influenza per un bambino del regno di Op può far saltare le terapie per giorni o settimane e in alcuni casi questo può essere letale.

Un Natale normale è quando non devi passare il tuo tempo a spiegare a parenti e amici che se sei nervoso e scostante e pensieroso e assente è normale, perché il regno di Op ti sfinisce, e anche se provi in tutti i modi a farlo sembrare un posto normale non è proprio così. E' quando a Santo Stefano te ne puoi stare tranquillo a casa a mangiare i tortellini in brodo e gli avanzi del giorno prima, senza dover tornare in reparto per una trasfusione o per una febbre alta, o per l'urgenza di una chemio che non può aspettare. Ma soprattutto un Natale normale è quando non pensi mai che potrebbe essere l'ultimo Natale con tuo figlio e l'ultimo Natale di tuo figlio.

E' un pensiero che dura il tempo di un istante. Perché i bambini del regno di Op, si sa, sono invincibili e ce li riporteremo tutti a casa. Ma è in quel preciso istante, E' lì che questo pensiero tremendo ti gela. E maledici l'albero, il presepe, il bue, l'asinello, i pastori, le pecorelle, le coccarde, le lucine e tutta l'infernale macchina del Natale normale del resto del mondo che ti circonda perché qualcuno ha deciso di tirare fuori dalla giostra bellissima e rassicurante del White Christmas e Jingle Bells proprio te, la tua famiglia, il tuo bambino innocente, così simile a tutte le altre centinaia di bambini che popolano i centri commerciali, le scuole, gli asili. Un bambino normale, se non fosse scivolato, senza colpa, un giorno non troppo lontano che sembrava un giorno come tanti, nel regno di Op.
Paola Natalicchio
http://ilregnodiop.blogspot.com/