Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Anche quest'anno nonostante tutto, incurante della crisi, dello spread, delle borse che vanno su e giù, della pensione miraggio per gran parte degli italiani...è arrivato il Natale. E come ogni anno si accendono luci, si illumina ogni casa, finestra, albero, strada, vetrina e la magia del Natale ci avvolge e un po' ci stritola.
Eh si perchè quando le luci si accendono e brillano anche le ombre si fanno più nere ed evidenti.
Mentre noi corriamo da una parte all'altra sotto il bagliore delle luci del Natale le nostre ombre sono con noi, i nostri errori, gli amori mancati o finiti, le cose non fatte, gli appuntamenti saltati, le battaglie non combattute, i pensieri mai confessati, le promesse infrante, gli ideali traditi, i valori dimenticati, le persone trascurate. Ma è Natale, la festa dell'armonia con il mondo e con noi stessi e un gesto della mano, un volgere lo sguardo altrove ci salva dalle nostre ombre.
Ma le ombre non sono solo le nostre, personali, intime, ci sono anche le ombre del nostro mondo, della nostra storia collettiva, del nostro vivere sociale. Quelle ombre sono ancora più scure, sono ancora più celate. Quante zone d'ombra ci sono perchè noi abbiamo paura, perchè noi vogliamo far finta di non vedere e di non conoscere? Ombre forzate.
Ma le ombre ogni tanto decidono di diventare luci e quando lo fanno, fanno un gran bene a tutti.
Questo Natale io lo voglio trascorrere al chiarore di due luci forti e limpide e se volete potete esserci anche voi.
La prima luce è grande come un faro, che se la guardi da vicino ti acceca e viene dal Regno di OP e racconta la storia di bambini e bambine invincibili. Sono strorie che ognuno di noi, in qualsiasi momento, inaspettatamente, può incontrare. Sono storie raccontate con parole che tagliano come lame e accarezzano come piume, storie che raccontano una forza di volontà e una caparbietà senza confine, storie che affrontano ogni giorno un giorno alla volta.
Il Regno di OP è il reparto di oncologia pediatrica del Gemelli di Roma, ma il regno di OP è in ogni città. La storia di questo regno la scrive Paola Natalicchio un'abitante forzata di OP con il suo bambino. Questa mamma ha deciso di raccontare storie altrimenti non raccontabili in un blog che si chiama Betadine. Ha deciso di aprire una finestra e di accendere un faro su questo mondo tenuto in ombra. Ha deciso di non permettere al dolore di prendere il sopravvento, almeno non totalmente, e di far conoscere il limbo quotidiano in cui vivono bambini e bambine e le loro famiglie. Lo fa raccontando quello che accade, quello che la colpisce, con un linguaggio che pare un piccolo fuoco, ma che invece incendia intere foreste.
Di Paola mi colpisce molto la capacità di mettere parole su dettagli che racchiudono significati che nessuno di noi vorrebbe mai conoscere. Betadine è il nome del suo blog, e il nome del primo racconto e il nome di un disinfettante rosso come il sangue, o come il ketchup a seconda degli occhi di chi lo guarda, ma è una parola che le mamme e i bambini delle pubblicità della Chicco non pronunciano mai. E abbiamo anche imparato che bisogna stare tranquilli, con questo betadine...si lava via con l'acqua.
Oppure racconta dei guanti dei Puffi, quelli blu che indossano le infermiere e che deve indossare anche lei quando cambia il pannolone al suo bambino. Racconta di quanto valore hanno cose semplici come una camomilla calda portata al pomeriggio o dei sacchetti di pop corn distribuiti ai bambini nel pomeriggio, perchè come dice lei in quell'angolo del Grande Ospedale si curavano i bambini. Non i malati. Proprio i bambini. E mi sentii sollevata dal fatto che i bambini, anche quando sono malati, restano sempre più bambini che malati. Con i loro popcorn, i loro disegni, le loro partite al biliardino e alla play. Meno male, pensai. E sentii un po' meno dolore.
Racconta un'altra quotidianità, che esiste, che si trova altrove rispetto alle nostre vite, ma esiste in tutta la sua forza. Esiste anche se appare come un mondo alla rovescia. Il regno di OP esiste ed è abitato da persone che nonostante tutto riescono a domandarsi Ma come fanno, i medici del regno di OP a dormire la notte e a non impazzire, a scegliere per il meglio e a coprire il corpo di un bambino quando muore, a sorridere nelle pause pranzo e a restare con la testa sul collo quando un piccolo non risponde alle cure, e alla terza chemioterapia si capisce che non c'è più niente da fare e le madri e i padri del regno di OP se li guardano di traverso e chiedono "perchè"?
E a pensare che bisognerebbe che una mattina le mamme di tutte le stanze del regno di OP trovassero il coraggio di uscire fuori e fare un bell'applauso a questa schiera di persone che ogni giorno provano a spengere le fiamme di questi fuochi e nonostante non ci riescano sempre, si brucino pure loro, tornano ogni giorno.
La seconda luce è quella che ha acceso un gruppo di genitori accumunati dall'avere un figlio autistico. Hanno aperto una pagina su facebook e sono molto molto in...indignati soprattutto sui costi che devono sostenere, sulle battaglie che devono combattere con le norme non rispettate, con la burocrazia, con i tagli orizzontali che colpiscono proprio chi ha più bisogno di sostegno, con le scuole, con le terapiste, con le insegnanti di sostegno, o meglio con le ore destinate ai loro bambini, con la qualità dell'intervento.
Dai loro racconti viene fuori una quotidianità fatta di grande impegno non solo per il loro figlio, ma per i bambini in generale. Un impegno che cerca di costruire sensibilità intorno ad un tema che dovrebbe toccare tutti. Si racconta una fatica e una solitudine a cui il gruppo stesso cerca di porre rimedio, offrendosi come sostegno, indicando buone pratiche, strategie per aggirare ostacoli burocratici. E di nuovo si intravede un mondo alla rovescia, un mondo che chiede dov'eri? Ai doveri, o meglio a chi dovrebbe rispettarli certi doveri. Mentre scrivo queste parole mi sento un po' guastafeste. La magia del Natale fatta di musichine, di campanellini, di gioia che trabocca da ogni angolo, di amore a buon mercato, di bontà elargita a mani piene, può prevedere regali che si trasformino in donazioni e poco più.
Ma io mi sento in pace, mi sento in sintonia col Natale e so cosa chiedere a Babbo Natale se sto sotto il bagliore di queste luci: doni speciali per persone speciali, che mi aiutano a trovare la forza, il coraggio che ognuno di noi ha, dimenticato nelle pieghe della nostra anima.
Queste luci illuminano una strada fatta di speranza, di impegno quotidiano, di forza interiore, di riconoscimento dell'altro, di umanità ritrovata, riscoperta, di comunità. Queste luci hanno la forza dell'accettazione di qualcosa che improvvisamente precipita nella tua vita, hanno la forza dell'amore fatto di fatica quotidiana, hanno la forza della resistenza verso tutte quelle forze che cercano di raccontarci un mondo orizzontale. Il mondo, lo scorrere dei giorni non è orizzontale è verticale, è in salita e quasi mai si è attrezzati per scalare la montagna che abbiamo davanti, ci si attrezza strada facendo, scalino dopo scalino.
E come sussurra Paola al suo bambino ...la salita continua, ma quando sarà finita, da così in alto, il panorama sarà bellissimo.
Buon Natale a tutti