Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Siamo alla fine!
Noi umani in questi giorni auguriamo che ce ne sia una buona, tutta rivolta all’anno che muore, in attesa della migliore rinascita del successivo, gioendo (stupidamente) dell’avere un anno in più sulle spalle e di andare incontro all’ignoto futuro senza però temendo (intelligentemente) l’anno bisesto–funesto tanto pubblicizzato dai catastrofisti.
Se però il “siamo alla fine” è rivolto alla propria vita il senso è molto diverso e niente e nessuno potrà vedere quello che ti avrebbe offerto il futuro e non rimane altro che godere del tempo che resta e farne buon uso.
Per chi non ha una vita emotiva, essendo un vegetale come i pini della nostra pineta, la fine può suscitare in altri quelle reazioni che non sono per essi naturali, come questi alberi che una grande ruota distruttrice riduce in piccoli frammenti perché la loro utilità è terminata.
Consentitemi allora di fare una sdilinguata dilungazione sulla loro fine, poi per una anno starò zitto!
L’albero che muore, dopo avere dato ombra e frutta, pace e silenzio, ora ruggisce con la voce del mostro di ferro, sputa tutti i suoi pensieri ridotti in brandelli come trucioli, esala il suo ultimo respiro con vapori di linfa e chiede all’amico Sole che faccia nascere una luce al pari di furioso incendio dalle sue morte membra … e il Sole ubbidisce, anche se per pochi minuti, prima che la figlia Aurora si allontani nel cielo.
Il pino, senza mai avere avuto la felicità di veder crescere i propri figli per la sua particolare necessità di luce che avrebbe loro negata la vita, nel tempo della musica dolce e tristemente abbinata a malinconiche canzoni, più di mezzo secolo fa, divenne “solitario” e amico di chi lo chiese come ascoltatore della propria tristezza con le parole che ora conoscono solo in pochi, come questi “ragazzi del ’25, gli ultimi e i “solitari” che possono ricordare: