Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il proverbio di oggi:
Bacco, tabacco e Venere
riducon l’uomo in cenere!
Il modo di dire:
Non arreggere nemmeno il semolino.
Modo di dire per indicare la incapacità di mantenere anche un piccolo segreto.
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
NANE
Lett:nc.
Nane è il nome con cui si indicavano ai bambini le anatre che scorrazzavano per i cortili e le aie dei contadini assieme ai luci al maiale e alle galline.
Insieme a tutti questi animali da cortile, talvolta anche in numero consistente, si trovava, come unico esemplare una nanina.
La nanina era una piccola gallina che faceva delle curiose piccole uova. Il motivo per cui ogni contadino ne aveva una non era per la prelibatezza della sua carne, né per la facilità del suo allevamento, bensì per la sua naturale propensione alla cova.
Le galline covavano le uova, da cui nascevano i pulcini, una volta l’anno, raramente due, mentre la nanina era un’accanita covatrice. Tre o quattro volte l’anno si metteva a covare le proprie uova. Il contadino toglieva le uova della nanina e metteva quelle delle galline (opportunamente fecondate, ma il gallo era sempre in attività!). Non ne mettevano moltissime, sette od otto, altrimenti la nanina non sarebbe riuscita a covarle tutte vista la sua piccola stazza, e da li a poco tempo nascevano dei bei pulcini che la nanina considerava suoi a tutti gli effetti. Quando era vecchia lasciavano anche qualche suo uovo per rinnovare la specie e così si assicuravano pulcini per tutto l’anno.
NECCIO
Lett: NECCIO. [Schiacciata di farina di castagna, cotta fra due testi roventi].
Tipico dolce lucchese, spesso attorcigliato a cono e ripieno di ricotta, da noi indicava quel piccolo sporco nella mutande che lasciavano i bambini quando, troppo impegnati nel giocare, rimandavano il bisognino con inevitabile macchiolina scura.
Le mamme, che sono sempre state molto comprensive, scherzavano sulla faccenda dicendo:
“Ma bravo ‘r mi bimbo, scrive ‘un sa scrive, ma le letterine nelle mutande le fa lo stesso!”
Esiste un detto lucchese che usa il termine per indicare un ben misero pasto:
“Piove: ossi di maiale e farina di neccio”
NINI
Lett:nc.
Nini era il vezzeggiativo di bambino.
“Er mi nini” dicevano le mamme per indicare il loro figlio e con questo esprimevano un affetto che solo le mamme possono avere. Non conta l’età o la professione, il carattere o l’intelligenza, per le mamme un figlio rimane sempre ‘er su bimbo”, fino all’età della pensione, ed oltre.
Nini era anche il soprannome del Grassi Giovanni, le cui avventure, per fantasia ed ingegno, meriterebbero un intero libro. Il nomignolo potrebbe derivare dal fatto che il padre era nato a Buenos Aires e “Nini” essere la italianizzazione dello spagnolo “ninos”, bambino.
Pur essendo emigrato all’”estero”, rimane un personaggio sempre presente nella mente dei migliarinesi come esempio di mirabile unione fra genio e sregolatezza.
Per far capire a chi non lo ha conosciuto la natura del personaggio ricordiamo solo un piccolo, ma significativo, aneddoto.
Aneddoto.
Negli anni ‘60 si fermò in paese una ragazza, piuttosto carina, che venne al bar del Gelli a chiedere un’ informazione. I ragazzi erano tutti stravaccati sulle sedie, come veri vitelloni, sotto il tendone a chiacchierare.
“Scusate -disse la ragazza- cercavo una persona di cui non ricordo il nome ma che ha detto di abitare qui a Migliarino, dice di essere un noto stilista, proprietario una decappottabile azzurra!”
Era il Nini, parrucchiere, con la Bianchina scoperta, celeste!
NISBA
Lett: nc.
Niente, niente di niente, assolutamente niente!
“Te, ‘un becchi nisba” : non ti tocca niente!
NOCCHINO
Lett: NOCCHINO. [Nocca, giuntura delle dita della mani e dei piedi].
Da questa parte anatomica è originato il termine che indica un colpo dato sulla testa con due dita, indice e medio, sporgenti sulla mano chiusa a pugno.
Non è un grande trauma ma è molto fastidioso e, se dato bene, molto efficace nell’educazione delle giovani generazioni.
“Ora ti do un nocchino!”, era un’esortazione molto valida per ottenere un comportamento appropriato.
Nocchino è anche il soprannome di un nostro compaesano, medico pediatra emigrato in provincia di Lucca e diventato per questo, da alcuni anni, un migliarinese all’estero.
NOCCIOLO
Lett: NOCCIOLO. [Osso di pesche, susine, olive, ciliegie, dentro cui sta il seme].
In dialetto si chiamava nocciolo anche quella imprevedibile e sgradevole situazione in cui un rapporto anale, etero od omosessuale, si concludeva con l’inceppamento irreversibile del membro.
Purtroppo la situazione non è rimediabile con mezzi comuni e nonostante i numerosi e dolorosi tentativi di estrazione si rende necessario l’intervento del medico e dell’autoambulanza, con un comprensibile, ma inevitabile, grande imbarazzo di entrambi i partners.
Non è pensabile in alcun modo di sfuggire alla diffusione rapida della notizia appena trenta secondi dopo l’arrivo dell’autoambulanza al Pronto Soccorso.