Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Sembra oramai diventata consuetudine nel nostro paese dividere le persone in due categorie distinte. Da un parte gli eroi e dall’altra codardi e delinquenti.
Chi fa il proprio mestiere con responsabilità e serietà non è più considerato persona normale e responsabile ma è elevato subito ad eroe, personaggio tanto raro quanto straordinario, che si contrappone a chi invece è messo a capo di un servizio, più o meno qualificato, attraverso vie diverse come conoscenze, parentele, clan elettorali o camorristici, ricatti, minacce, soldi, truffe. Tutte strade che non sfiorano nemmeno quella che dovrebbe essere la strada maestra, sempre, quella del merito, delle capacità, della competenza. Merce sempre più rara e squalificata a vantaggio di altre caratteristiche di assai minor valore ma di sempre maggiore affidamento ed importanza per incarichi e lavori.
Non ci meravigliamo poi se i nostri giovani emigrano all’estero dove, accanto alle maggiori risorse economiche che paesi più intelligenti di noi dedicano alla ricerca, trovano quella valorizzazione del merito che da noi pare oramai da molto tempo assente non giustificata.
Ed ecco che il comandante Schettino, elegante nella sua tenuta bianca immacolata, è la vittima di turno ed il paradigma di una società che ha perso da tempo il senso della legalità, della serietà, della competenza per diventare la società dell’apparenza e dell’appartenenza.
La stessa nave, coricata sul fianco come in una posa indecente, ha perso l’aura di regina del lusso e dello sfarzo per essere declassata a relitto da sventrare, rappresentando forse anch’essa il paradigma di un Italia vacanziera e gaudente sui ponti mentre nella stiva personale umile e sottopagato si adopera per rendere la vacanza indimenticabile, una vacanza finalmente “da signori” ai passeggeri paganti almeno per i pochi giorni del viaggio fra sprechi, salamelecchi, sfarzo e mondanità.
Una società, la nostra, tanto decadente e immiserita da rimanere stupita e attonita davanti ad una o più persone persone che si limitano a fare con competenza il proprio dovere, il compito per cui sono pagati, tanto incredula da considerarli subito degli eroi. Eroi alla pari del dirigente che non si piega stranamente alla bustarella nell’incredulità dell’imprenditore, del calciatore che non ci sta a truccare la partita, del medico che sceglie il prodotto migliore e non quello che gli porta vantaggi economici o professionali. Episodi oramai usciti dalla normalità e diventati malauguratamente eccezione.
Ma di eroi allora ce ne sono tanti e sono tutti quelli che la mattina si alzano quando è ancora buio e si preparano ad una giornata di lavoro nelle fabbriche o negli uffici con passione e competenza. Ma questi non appaiono, questi non faranno mai carriera, sono i semplici che non vengono associati a nessuna delle due categorie e non fanno notizia, non danno benvenuti, non rilasciano dichiarazioni, non vanno in televisione né appaiono sui giornali. Sono la parte nascosta del paese quella che lavora senza clamore, che investe, che ricerca, che compie giornalmente il proprio dovere, che dall’ombra in cui vive ha dato e continua a dare il maggiore contributo al benessere di questo paese, a quella potenza economica, sia pure ridimensionata e ferita, che in questo momento di grave crisi finanziaria ci permette di non essere abbandonati a noi stessi come la Grecia.
Non per bontà dell’Europa e dei suoi governanti ma semplicemente perché la caduta di un gigante economico, sia pure in crisi, come l’Italia avrebbe la conseguenza di trascinare con se le economie degli altri stati europei.
Non possiamo sapere per quali vie il comandante Schettino sia arrivato a comandare una nave con 4000 persone a bordo, non sappiamo della sua competenza nautica ma il suo comportamento nella vicenda è stato quello comunque di un uomo mediocre. Mediocre e insensato nella scelta di cambiare rotta, delinquenziale nello spengere i controlli per non lasciare traccia del cambiamento di rotta, incosciente nel non usare la massima prudenza di fronte al pericolo che faceva correre alla nave, sconsiderato e colpevolmente tardivo nel dare l’ordine di evacuazione della nave. Ma il massimo, quello che ha colpito di più la pubblica opinione e che lo ha condannato senza attenuanti è il suo comportamento vigliacco nell’evacuazione della nave.
Un'altra ferita alla brutta immagine dell’Italia nel mondo già fatta scendere a livelli infimi dal precedente Governo, un paese configurato sempre più prigioniero di nani e ballerine, incapace di uscire dalla melma della corruzione e del malaffare.
E dal pressappochismo e dalla illegalità perché chissà quante volte il comandante aveva già fatto “inchini”, cambiando rotta, avventurandosi in acque non sicure, violando regole e prudenza. E i radar, i sistemi di controllo, i satelliti, le Capitanerie di Porto, la Guardia di Finanza, la sua stessa Compagnia? Ecco che il comandante sotto questo aspetto non può che essere visto come il capro espiatorio della situazione, una facile preda esposta al ludibrio comune, anche una specie di “accanimento terapeutico” per tenerlo in carcere come se potesse alterare le prove o addirittura reiterare il fatto, forse un modo di alzare i toni per nascondere altre mancanze, di altri soggetti che avrebbero dovuto forse spiegare il loro silenzio.
Compresi quelli che per una volta, una volta tanto e di fronte ad un disastro forse annunciato, hanno alzato la voce. Non sono eroi, hanno solo fatto, come tanti altri e finalmente, il loro dovere.