Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Questo è il mio saluto a Adriano Sofri
Adriano Sofri passa per Piazza Cavalieri. Lo chiamo e gli corro dietro. Mi sentivo come autorizzato dalla lettera che gli scrissi in carcere nel ’97 e a cui rispose (allegato 1). Mi presento e gli stringo la mano. Era il giugno 2005, quando Sofri tornò alla scuola Normale per sistemare archivi e lettere di Eugenio Garin e Sebastiano Timpanaro. Una stretta di mano, un saluto e via. Adriano se ne torna a Don Bosco. Lo guardo mentre se ne va di passo svelto. “Gli chiuderà la galera”, penso.
Una volta, in un giorno di marzo del 1963, proprio qui alla Scuola Normale, uno studente di ventidue anni col cappello alla Lenin, interruppe Palmiro Togliatti durante un discorso accusandolo di non fare quel che un partito comunista doveva fare. Togliatti, detto il Migliore, incuteva timore a tutti e rimase davvero sorpreso perché nessuno lo aveva mai interrotto, diventò rosso e gli rispose con durezza: “Provaci tu a fare la rivoluzione”. Il ragazzo lo guardò dritto negli occhi e ribatté. “Ci provo, ci provo”. E di lì a poco gli occhi brillarono a tutta una generazione che si gettò in quell’esperienza vitale che fu l’allegria del ’68.
Qualche anno dopo, quel ragazzo scriveva parole di fuoco su un giornale che si chiamava “Lotta continua”. Quel giornale quotidiano era la voce di un gruppo omonimo fondato nel 1969. Il 12 dicembre 1969 una bomba scoppia in una banca in Piazza Fontana, a Milano. Ci furono 16 morti. A Milano viene arrestato Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico; a Roma finiscono in galera Pietro Valpreda e altri ragazzi. I giornali titolano: “I mostri”. Pinelli viene interrogato, poi precipita da una finestra nel cortile della questura. La polizia dice che si è suicidato, ma non è vero. I gruppi della sinistra e “Lotta continua” accusano il commissario Luigi Calabresi. Ma le indagini accerteranno che non era nella stanza al momento dell’incidente. Alla fine di un’inchiesta giudiziaria si stabilirà che Pinelli è morto per “malore attivo”. Cosa voglia dire nessuno lo capisce. Chi avrebbe riscattato Pinelli dalla violenza e dall’infamia? Noi, tutto il “movimento” e in particolare “Lotta continua”.
Quel ragazzo aveva allora ventisette anni. Sembrava sicuro, ma era inesperto. Sembrava grande, ma i suoi compagni lo chiamavano affettuosamente “seghino”. Aveva solo qualche anno più degli altri, aveva la lingua sciolta e forse era un po’ più “saputo” di tutti gli altri. La campagna contro Calabresi continua con accuse terribili. Iniziano le azioni delle Brigate rosse: sequestri e gambizzazioni. E così si arriva al 17 maggio 1972 quando il commissario Luigi Calabresi, mentre sta per salire sulla sua cinquecento, viene ucciso a colpi di pistola. Lascia la moglie e tre bambini. Il 18 maggio “Lotta continua” esce con un titolone: “Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell’assassino di Pinelli”. Queste parole oggi ci inorridiscono. Allora però eravamo risoluti a esigere giustizia per Pinelli. Allora altri gruppi della sinistra polemizzarono con “Lotta continua” per quel linguaggio durissimo che però non ha niente della rivendicazione. Tutti facemmo “controinformazione”, colpiti dalla strage Piazza Fontana e dalla morte di Pinelli. E tutti allora eravamo sicuri che Calabresi fosse il principale responsabile della sua morte.
Molti anni dopo Sofri riconoscerà di avere sbagliato:
“La nostra campagna contro Calabresi diventò poi una persecuzione, un linciaggio, un’agonia distillata. Furono scritte cose truci e feroci” (Adriano Sofri, Memoria, 1990).
Sofri si è sempre dichiarato innocente per quell’omicidio, per questo poi non chiederà mai la grazia. E nel 1976, a trentaquattro anni, scioglie “Lotta continua”. Restò il giornale, che nel ’77 svolse una funzione di argine al terrorismo, anche se poi molti confluirono in “Prima Linea”.
Nel luglio del 1988 Sofri fu arrestato. Rimasi sbalordito. Ero in Sicilia e non potevo parlare con i miei compagni. Ma tutti noi fino a quel momento avevamo pensato che a uccidere Calabresi fossero stati i fascisti o i servizi segreti. Sofri fu arrestato insieme a Bompressi e Pietrostefani, perché un ex militante di “Lotta continua”, Leonardo Marino, diceva che lui guidò l’auto, Bompressi sparò, Sofri e Pietrostefani dettero l’ordine in una piazza di Pisa. Il racconto di Marino è pieno di contraddizioni. In più c’è questo paradosso: se Sofri, non colpevole si fosse dichiarato colpevole, non avrebbe fatto un giorno di galera. Mentre Leonardo Marino, colpevole (e delatore), non ha fatto un giorno di galera.
La galera gli si è aperta e ora Sofri è fuori, finalmente. Il 16 gennaio 2012 l’ufficio di sorveglianza di Firenze ha firmato il provvedimento di fine pena per Adriano Sofri. Ora è anche fisicamente un uomo libero, perché mentalmente lo è sempre stato. Lunedì scorso, quando ho letto su Repubblica il suo racconto dall’Isola del Giglio, ho capito che la sua pena era finita e che poteva andare e venire dove gli pare. Ho cominciato a leggere il suo primo articolo da uomo libero, un dialogo carico di umanità con un bambino del Giglio che ha partecipato ai soccorsi ai naufraghi (allegato 2). Quel bambino si chiama Leonardo. Una coincidenza, appunto.
P.S.
Adriano Sofri ha 70 anni, è nato il 1° agosto 1942 a Trieste. Suo padre era pugliese, Adriano ha fatto le elementari e le medie a Taranto e il liceo a Roma; vinse il concorso per entrare in Normale, ma fu espulso perché trovato in camera con una ragazza che poi divenne sua moglie. Adriano Sofri è scrittore e giornalista, collabora con la Repubblica e Il Foglio. Ho sulla scrivania una quantità di libri che ha scritto: Il nodo e il chiodo, Memoria, L’ombra di Moro, Le prigioni degli altri, Piccola posta, per Sellerio editore; Il futuro anteriore, edizioni stampa alternativa; Altri Hotel, Mondadori; La notte che Pinelli, Sellerio; con Sergio Staino, Racconto di Natale, Einaudi; Contro Giuliano. Noi uomini, le donne e l’aborto, Sellerio. Nei primi anni novanta decise di andare a Sarajevo assediata dai serbi da dove mandava riprese tv a Mixer e articoli per “L’Unità”, raccolti nel libro Lo specchio di Sarajevo, Sellerio