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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
PERSONAGGIO
Paparo

28/1/2012 - 14:19


"Ti vo' fa' fa' 'na foto" diceva una vecchia canzone napoletana e Nino Taranto sgambettava vispo e contento al ritmo e all'idea di manovrare una macchina fotografica.


Il nostro Paparo invece usava il "vo' fa'" al condizionale e al futuro, dato che,   almeno per il momento, non era disposto allo scatto.

La fotografia era una cosa seria, bisognava pensarci bene, era una cosa che una volta fatta non si sarebbe potuta cancellare, come la potatura delle piante da frutto dove lo sbaglio non si rimedia.

Per questo ci pensava bene prima di premere il bottoncino cromato della sua Comet.
"Bimbo stai fermo, tirati su il colletto, aggiustati la camicia, piega la testa in giù, no un poco più su, a destra, un pochino a sinistra, stai fermo ora."
Quando il bimbo era pronto, Paparo non lo era ancora e quando era pronto Paparo, il bimbo si era grattato la testa già tre o quattro volte ed era tutto spettinato.

Le mamme non avevano problemi, loro ci godevano nel vedere i loro figli in posa, puliti, pettinati e finalmente fermi. Guardavano con rispetto quell'uomo mite, col mestiere strano, sempre calmo, con la vocina sottile sottile, i pochi capelli sempre impomatati e che comandava a bacchetta il bimbo che aveva una voglia matta di infilarsi un dito nel naso  sentendo qualche cosina che avrebbe volentieri arrotolato a pallina, ma che non poteva perché glielo impediva quello sguardo fisso su di lui già da mezz'ora.
Paparo lavorava a domicilio, non aveva lo studio dove abitava‚ la sua era una delle casette di bambola sulla Via dei pini (quelle demolite e poi ricostruite nell’ultimo anno n.d.a).

Quando una mamma voleva il ritratto del figlio per la comunione, oppure aveva la suocera in casa che non stava tanto bene e che se non si immortalava ora non c'era niente da mettere sulla pietra, allora arrivava Paparo prima del prete, ma  andava chiamato per tempo.

Arrivava in bicicletta, pedalando piano piano, che ci si domandava come facesse a stare ritto, con una sporta di paglia dove portava macchina e rullini e cercava la sedia più sana nella stanza più buona.

Se era bel tempo si facevano le foto in giardino, alla pianta delle rose, accanto al cavallo a dondolo, insieme al cane e all'ultimo regalo del parente ricco.

 

D'estate il fotografo batteva le spiagge di Torre del lago, arrivava fino a Viareggio e solo la domenica mattina traversava con Pattana per cercare affari a Bocca di Serchio.

Girava sulla spiaggia sempre in camicia con le maniche lunghe, pantaloni rimboccati fino alle ginocchia e le mamme si litigavano la sua opera. Veniva la mattina perché tutti volevano la foto del bimbo con alle spalle il cavallone di schiuma e il sole era nella posizione ottimale.
Sotto gli sguardi orgogliosi delle mamme che si beavano alla vista del figlioletto, metà in mare e metà che usciva dalla ciambella che poi sarebbe servita per l'altro che  aspettava, Paparo girava, mirava, guardava, sbuffava, rigirava, rimirava, riguardava e alla fine scattava quando il bimbetto si era stufato della posizione e della gente che intanto si era assiepata alle spalle di quel tizio cuccioni, che pareva gli volesse tirare addosso quello strano oggetto luccicante che aveva in mano.

La ciambella buona e colorata  (tutti sulla spiaggia ne avevano una nera  fatta con la camera d'aria  di una vecchia ruota di auto o gialla e grossa di camion) veniva data ad un'altra mamma e un altro ragazzino veniva spinto in acqua, ma più malvolentieri del primo, anche i bambini piccoli capivano che ci si faceva buio.

Solo i fidanzati apprezzavano la lentezza di Paparo perché in quel modo potevano stare più abbracciati  per la foto ricordo.


Uno dei nostri giochi da spiaggia era fare "la piramide".

Alle base, tutti ben stretti con le braccia alle spalle del vicino di destra e di sinistra, si faceva un anello di quattro o cinque di noi belli robusti, sulle spalle dei quali si costruiva un altro giro di ragazzi meno grossi e grassi e in cima il Becchino o Mauro o Ferruccio.

Una, due, tre file, portavano il più secco di noi a quasi cinque metri di altezza e i piedi che strusciavano le spalle con la rena di mezzo, le risate di quelli a metà, quelli in basso che brontolavano perché toccava sempre a loro, Paparo che non trovava l'angolazione e la distanza giusta… ora a noi restano solo i ricordi di quelle ammucchiate d'estate, perché di stampato non c'è mai stato tempo di far niente.
Negli anni successivi, quando tutti avevamo una macchina fotografica o un amico che la possedesse, non ci fu più bisogno di un Paparo sulle spiagge, ma ancora oggi si ricorda con nostalgia quella figura di uomo che non ha lasciato né eredi, né discepoli, ma quando uno, a Migliarino, si attarda a fare qualcosa:
" 'ndiamo Paparo, sbrigati !"

  è il solo caro ricordo di Lui.
 

Fonte: tratto da "Dai ponti al mare" di Umberto Micheletti, stampato in proprio (non mi ricordo quando)
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

28/1/2012 - 14:46

AUTORE:
Redattore

Questa potrebbe essere una nuova rubrica, giustamente posizionata in cultura, una specie di vetrina dove potrebbero trovare spazio i tanti personaggi interessanti e curiosi che abitano o hanno abitato nei nostri paesi.
Ogni paese ha i propri e può essere interessante conoscerli. Invitiamo i lettori ad inviare alla redazione della Voce un piccolo commento ed una foto, collegata in qualche modo al personaggio, che volentieri pubblicheremo in questo spazio dedicato.