Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Toccato il fondo?
Diciamo toccato il fondo, solo perché più in giù del fondo non si può andare, e attacchiamoci a questo. Ma che cavolo succede? Non capisco molto di calcio, quindi che me lo spieghi qualcuno tecnicamente esperto: perché una bella squadrina battagliera si è così rapidamente trasformata in un equipaggio squinternato e incapace di difendere e di attaccare? Cosa è cambiato? In fondo sono in sostanza gli stessi giocatori, più o meno. Insomma che qualcuno me lo spieghi.
Per il resto non ho voglia di raccontare proprio niente, anzi sarebbe bene dimenticarci di quel che è successo oggi. E allora cosa rimane di questa partita? Solo cose tristi: gli incredibili errori della nostra difesa, l’infinita serie di palle lunghe senza costrutto, la quantità industriale di passaggi sbagliati, il silenzio della Curva Nord, i soliti commenti un po’ cinici della gradinata (“Andate a lavorare”, “Battini, non gli pagare lo stipendio”), il povero Genevier che si aggirava stralunato per il campo cercando di fare qualcosa di sensato.
E pensare che il francese nell’anno della mitica età dell’oro di Giampi era il giocatore che mi garbava di più: ragioniere geometrico e precisino a centrocampo, ma anche capace di vincere contrasti duri e di sparare legnate assassine (memorabili i goal in casa con Spezia e Lecce e fuori contro l’Albinoleffe); e poi anche nell’età della decadenza pomponiana era rimasto fino all’ultimo sulla nave che affondava (e non è poco di questi tempi), rassegnandosi perfino a farsi allenare da Giordano.
Insomma cari amici, che tristezza! Quando vedremo l’alba della riscossa?