Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
da Italy:
O Moll e Doll, venite! Ora comincia
il tempo bello. Udite un campanello
che in mezzo al cielo dondola? È la cincia.
da La partenza del boscaiolo
Per le faggete e l'abetine,
dalle fratte e dal ruscello,
quel canto suona senza fine,
chiaro come un campanello.
Per l'abetine e le faggete
canta, ogni ora ogni dì più,
la cinciallegra, e ti ripete:
tient'a su! tient'a su! tient'a su!
Di bosco è come te, la cincia:
campa su la macchia anch'essa.
Sa che, col verno che comincia,
ti finisce la rimessa.
La cincia è come te, di bosco:
sa che pane non n'hai più.
Va dove n'ha rimesso il Tosco:
tient'a su! tient'a su! tient'a su!
Le gemme qua e là col becco picchia:
anch'essa è taglialegna.
Nel bosco è un picchierellar secco
della cincia che t'insegna.
Col becco qua e là le gemme picchia
al mo' che picchi tu.
Va, taglialegna, alle maremme...
tient'a su! tient'a su! tient'a su!
Ha il nido qua e là nei buchi
d'ischie o d'olmi, ove gli garba;
e pensa forse a que' tuoi duchi,
grandi, dalla lunga barba.
Nei buchi erbiti dove ha il nido,
pensa al gran tempo che fu;
e getta ancora il vecchio grido:
tient'a su! tient'a su! tient'a su!
da Primi poemetti
O donde mai, vicina
cincia, m'inviti in vano a te? Da un orto
rosso, cui cinge il bosso e l'albaspina.
Pendono rosse tra il fogliame smorto
le dolci mele, e ingiallano le pere.
Nel mezzo un fico, nudo già, contorto.
E vi cantano cincie e capinere...
Queste sono parti di poesie dedicate alla Cincia e non possono essere che del grande Giovanni Pascoli (1855-1912)
Un eccelso amico del Pascoli era il coetaneo Giacomo Puccini (1858-1924) che cantava e decantava in altro modo.
Non vi sono riscontri fra i due Geni (entrambi P.G… contento ehh!) nei loro generi, ma stamani a Bocca di Serchio, appena sorto un sole “pallido e malaticcio” e ho visto questa pallottolina di cincia infreddolita, mi è venuta in mente Mimì e ho mugolato: ma che gelida ma…, no, zamp…ina, te la lasci riscaldar…
e in cielo c’era sempre la luna che stava tramontando… tutto tornava a bo...mba, no, a bo...heme… gelo luna e poesia!
Torniamo con i piedi per terra e pensiamo alla cincia.
L’uccellino è un Parus major, una cinciallegra, non troppo allegra stamani, che in inglese si chiama: Great tit (grandi tette) perché la macchia nera che scende dal collo con un rigo centrale fino alla pancia, divide in due il petto di un altro colore e sembrano apparire due enormi puppe.
Enormi per un corpicino così piccolo.
La seconda parte del nome “allegra” non si riferisce alla felicità ma all’habitat dato che "agrios" in greco significa silvestre, dei boschi come si legge nella prima poesia del Pascoli... e allora pensate a quel suo tormentoso ritornello e ascoltatelo dal vivo: