Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Un tempo arrivavano a novembre, ora è più caldo (sic.) e arrivano a febbraio.
Un tempo si cacciavano a branchi nella Chiusa, sullo scrimbolo della bandita Salviati, o nelle Prata dei cavalli.
Un tempo si mangiavano anche se andavano spellate e messe in marinata.
Un tempo si imparava anche a imbalsamarle per usarle da richiamo nella caccia.
Un tempo bastava poco per fare le stampe: una lamierina e bianco e nero.
Un tempo si potevano tenere in gabbia, quelle prese impallinate sull'ala, e si curavano amorevolmente dando loro pezzettini di cuore di bestie macellate.
Un tempo si facevano fischi rudimentali con due bozzoli metallici di cartucce senza fulminante infilati uno dentro l'altro con la parte vuota una di fronte all'altra e loro ci credevano: curavano!
Un tempo non si sparava a quelle posate, ma solo in volo,...ma...
un tempo i miei compagni di caccia erano i Galigani babbo e figlio, Alfrido, Foresto del Canarini, Moccolo, Gino del Vanni e tanti altri di "quelli delle Pratavecchie" e io ora sparo solamente foto a quelle meravigliose fife!
u.m.