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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
IL PROVERBIO
Val più un amico...

11/2/2012 - 16:31

Il proverbio di oggi:

Val più un amico
che cento parenti!
 
Il modo di dire:
Fatto col pennato!
Fatto male, volgare, come tutte le cose fatte col pennato, un attrezzo grossolano, non adatto a produrre finezze.
 
 
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
 
BETTIBELLO
Lett: BERTUELLO. BERTOVELLO. BERTABELLO. [Rete da pesca con cerchi concentrici].
I cerchi sono di grandezza decrescente, dal primo, il più grande dove è l’entrata, all’ultimo dove si raccoglie il pesce. Vengono posti lungo la sponda dei corsi d’acqua vicino alla foce, dove l’acqua è salmastra, e fermati con due canne infisse nella melma. Di solito sono utilizzati per la pesca delle anguille che strisciando entrano nella bocca larga del bettibello, scorrono fino in fondo e si raccolgono nell’ultima parte che è conformata in modo da intrappolare il pesce e non farlo più uscire. I pescatori li posano o mettono alla sera e vanno a levarli la mattina molto presto, raccogliendo il pesce nella barca.
Un altro sistema, molto più  antico, per la pesca delle anguille, è quello che utilizza le fascine.
Le fascine sono fascetti di legno di piccola taglia, spesso formati dai residui della potatura delle viti, uniti saldamente e gettati nell’acqua legati con un robusto filo di ferro. Le anguille si vanno a nascondere fra questi rametti e vengono tratte lentamente in superficie insieme alla fascina. Questa viene scossa sul fondo della barca e lascia cadere sui paglioli le preziose  prede.
Paglioli si chiamano quelle tavole che vengono appoggiate sui matili della barca (i legni portanti della struttura) per renderne piatto il fondo.
 
BIGA
Lett: nc.
Le molte definizioni italiane del termine non coincidono con il significato dialettale di biga : un grosso cumulo di fieno, o di messi di grano legate e pronte per la trebbiatura.
 
BIGONGIA
Lett: BIGONCIA.
Sostituzione di una consonante, g al posto di c, per indicare il recipiente di legno a doghe, senza coperchio, che viene usato per raccogliere l’uva durante la vendemmia (vedi PIGGELLO).
 
BILIE
Lett: BILE. [Liquido secreto dal fegato, utile per la digestione, che si raccoglie nella vescichetta biliare (cistifellea o colecisti)].
Il fegato è stato sempre considerato dal popolo l’organo che in maggior misura risente delle disgrazie e degli affanni personali.
“Rovinarsi il fegato” o “rodersi il fegato” sono modi di dire ancora oggi molto in uso per indicare il trovarsi in una cattiva situazione, in un periodo conflittuale, in qualche difficoltà.
Da questo sicuramente deriva “prendersi le bilie” “crepare dalle bilie”.
In senso lato indicava anche occuparsi o preoccuparsi per qualcosa: “’un ti prende tante bilie!” era un esortazione a lasciar perdere, a non occuparsi di quella faccenda, non tanto come segno di rispetto per non avere preoccupazioni inutili, quanto una vera e propria esortazione ad occuparsi dei fatti propri.
 
BISCHERO
Lett: BISCHERO. [Sciocco, semplicione, babbeo, ingenuo].
“O bischero” “non fare il bischero” “sei proprio un bischero” sono frasi ancora in uso con questo termine non dispregiativo, usato al posto di scemo, vocabolo sicuramente più offensivo.
L’aggettivo ha una sua origine, deriva infatti dalla famiglia fiorentina dei Bischeri, che abitava in prossimità della zona dove sorge attualmente il Duomo di Firenze. La famiglia, facoltosa, possedeva vasti terreni e numerosi fabbricati che il Comune chiese di acquistare proprio per la costruzione del Duomo. La famiglia Bischeri però si rifiutò di vendere al prezzo offerto dal Comune. Una notte un grande incendio distrusse tutti gli immobili della famiglia che fu costretta a cedere così gli immobili al Comune per un prezzo molto inferiore a quello offerto in precedenza.
Da questo episodio storico prende origine il termine bischerata, con cui si intende il compiere una cosa sbagliata, una cazzata o una cavolata per usare altri termini dialettali, od anche di poco valore: “ho fatto una bischerata” per dire di avere sbagliato o esagerato, di avere fatto una sciocchezza ; “costa una bischerata per affermare che non costa molto, o ancora “è una bischerata” per affermare che è una cosa facile, di poco conto, di poco valore.
Questa parola, bischerata, è oramai entrata nel parlare comune di molti italiani, o per lo meno tutti ne conoscono appieno il significato, e si può considerare un esempio tipico di diffusione nazionale di un termine prettamente regionale. Ciò è dovuto essenzialmente alla grandezza di un personaggio scomodo ma straordinario come Indro Montanelli (1904-2001), toscanaccio di Fucecchio che spesso ne faceva uso, se non nei suoi articoli, molto spesso nelle sue acute e corrosive esternazioni che lo fece diventare a ragione la coscienza civica degli italiani.
Bischero è anche uno dei tanti nomi dell’organo genitale maschile, in questo caso tuttavia con un significato piuttosto innocente e gentile, quasi privo di sfumatura sessuale, ben lontano da termini più maschi, rozzi e significativi.
 
BOBBE
Lett: nc.
Capelli alla bobbe. Era un tipo di acconciatura in cui i capelli venivano lisciati e pettinati tutti all’indietro. Per farli stare in ordine veniva molto spesso usata la brillantina : olio mescolato a sostanze aromatiche per ungere e far brillare i capelli. Ne esisteva anche una formulazione in pasta, solida e appiccicosa, che riusciva a rendere docili anche le ritrose più ribelli, come quella eccezionalmente resistente del Ghiaccio (Sergio dell’Antonelli, felice nonno a Massa).
Probabilmente era una moda legata all’acconciatura di un qualche famoso Bob (forse Robert Taylor), divo americano che aveva ispirato, come sempre, anche la nostra gioventù di quegli anni, sempre ansiosa di novità.

 

FOTO: giovani donne migliarinesi alle gare (1954)

 

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