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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
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. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
IL PROVERBIO
Val più un amico...

11/2/2012 - 16:31

Il proverbio di oggi:

Val più un amico
che cento parenti!
 
Il modo di dire:
Fatto col pennato!
Fatto male, volgare, come tutte le cose fatte col pennato, un attrezzo grossolano, non adatto a produrre finezze.
 
 
Dal libro “Le parole di ieri” di G.Pardini
 
BETTIBELLO
Lett: BERTUELLO. BERTOVELLO. BERTABELLO. [Rete da pesca con cerchi concentrici].
I cerchi sono di grandezza decrescente, dal primo, il più grande dove è l’entrata, all’ultimo dove si raccoglie il pesce. Vengono posti lungo la sponda dei corsi d’acqua vicino alla foce, dove l’acqua è salmastra, e fermati con due canne infisse nella melma. Di solito sono utilizzati per la pesca delle anguille che strisciando entrano nella bocca larga del bettibello, scorrono fino in fondo e si raccolgono nell’ultima parte che è conformata in modo da intrappolare il pesce e non farlo più uscire. I pescatori li posano o mettono alla sera e vanno a levarli la mattina molto presto, raccogliendo il pesce nella barca.
Un altro sistema, molto più  antico, per la pesca delle anguille, è quello che utilizza le fascine.
Le fascine sono fascetti di legno di piccola taglia, spesso formati dai residui della potatura delle viti, uniti saldamente e gettati nell’acqua legati con un robusto filo di ferro. Le anguille si vanno a nascondere fra questi rametti e vengono tratte lentamente in superficie insieme alla fascina. Questa viene scossa sul fondo della barca e lascia cadere sui paglioli le preziose  prede.
Paglioli si chiamano quelle tavole che vengono appoggiate sui matili della barca (i legni portanti della struttura) per renderne piatto il fondo.
 
BIGA
Lett: nc.
Le molte definizioni italiane del termine non coincidono con il significato dialettale di biga : un grosso cumulo di fieno, o di messi di grano legate e pronte per la trebbiatura.
 
BIGONGIA
Lett: BIGONCIA.
Sostituzione di una consonante, g al posto di c, per indicare il recipiente di legno a doghe, senza coperchio, che viene usato per raccogliere l’uva durante la vendemmia (vedi PIGGELLO).
 
BILIE
Lett: BILE. [Liquido secreto dal fegato, utile per la digestione, che si raccoglie nella vescichetta biliare (cistifellea o colecisti)].
Il fegato è stato sempre considerato dal popolo l’organo che in maggior misura risente delle disgrazie e degli affanni personali.
“Rovinarsi il fegato” o “rodersi il fegato” sono modi di dire ancora oggi molto in uso per indicare il trovarsi in una cattiva situazione, in un periodo conflittuale, in qualche difficoltà.
Da questo sicuramente deriva “prendersi le bilie” “crepare dalle bilie”.
In senso lato indicava anche occuparsi o preoccuparsi per qualcosa: “’un ti prende tante bilie!” era un esortazione a lasciar perdere, a non occuparsi di quella faccenda, non tanto come segno di rispetto per non avere preoccupazioni inutili, quanto una vera e propria esortazione ad occuparsi dei fatti propri.
 
BISCHERO
Lett: BISCHERO. [Sciocco, semplicione, babbeo, ingenuo].
“O bischero” “non fare il bischero” “sei proprio un bischero” sono frasi ancora in uso con questo termine non dispregiativo, usato al posto di scemo, vocabolo sicuramente più offensivo.
L’aggettivo ha una sua origine, deriva infatti dalla famiglia fiorentina dei Bischeri, che abitava in prossimità della zona dove sorge attualmente il Duomo di Firenze. La famiglia, facoltosa, possedeva vasti terreni e numerosi fabbricati che il Comune chiese di acquistare proprio per la costruzione del Duomo. La famiglia Bischeri però si rifiutò di vendere al prezzo offerto dal Comune. Una notte un grande incendio distrusse tutti gli immobili della famiglia che fu costretta a cedere così gli immobili al Comune per un prezzo molto inferiore a quello offerto in precedenza.
Da questo episodio storico prende origine il termine bischerata, con cui si intende il compiere una cosa sbagliata, una cazzata o una cavolata per usare altri termini dialettali, od anche di poco valore: “ho fatto una bischerata” per dire di avere sbagliato o esagerato, di avere fatto una sciocchezza ; “costa una bischerata per affermare che non costa molto, o ancora “è una bischerata” per affermare che è una cosa facile, di poco conto, di poco valore.
Questa parola, bischerata, è oramai entrata nel parlare comune di molti italiani, o per lo meno tutti ne conoscono appieno il significato, e si può considerare un esempio tipico di diffusione nazionale di un termine prettamente regionale. Ciò è dovuto essenzialmente alla grandezza di un personaggio scomodo ma straordinario come Indro Montanelli (1904-2001), toscanaccio di Fucecchio che spesso ne faceva uso, se non nei suoi articoli, molto spesso nelle sue acute e corrosive esternazioni che lo fece diventare a ragione la coscienza civica degli italiani.
Bischero è anche uno dei tanti nomi dell’organo genitale maschile, in questo caso tuttavia con un significato piuttosto innocente e gentile, quasi privo di sfumatura sessuale, ben lontano da termini più maschi, rozzi e significativi.
 
BOBBE
Lett: nc.
Capelli alla bobbe. Era un tipo di acconciatura in cui i capelli venivano lisciati e pettinati tutti all’indietro. Per farli stare in ordine veniva molto spesso usata la brillantina : olio mescolato a sostanze aromatiche per ungere e far brillare i capelli. Ne esisteva anche una formulazione in pasta, solida e appiccicosa, che riusciva a rendere docili anche le ritrose più ribelli, come quella eccezionalmente resistente del Ghiaccio (Sergio dell’Antonelli, felice nonno a Massa).
Probabilmente era una moda legata all’acconciatura di un qualche famoso Bob (forse Robert Taylor), divo americano che aveva ispirato, come sempre, anche la nostra gioventù di quegli anni, sempre ansiosa di novità.

 

FOTO: giovani donne migliarinesi alle gare (1954)

 

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