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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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LA VERITA' MI FA MALE...
di Madamadoré

19/2/2012 - 11:43

La verità mi fa male lo so...cantava Caterina Caselli,  nessun problema, abbiamo creato l'antidoto.

La nostra società è piena di verità strombazzate ai quattro venti, talmente piena che ha prodotto l'effetto contrario, la verità non c'è.

 

Penso a tutti i giornali che su qualsiasi fatto dal gossip, alla politica dichiarano di raccontarci la verità, che costruiscono scoop e  notizie che fanno colpo, ma che sorvolano su pezzi di verità che farebbero intravedere paesaggi dai colori molto diversi da quelli che il potere decide che dobbiamo vedere.

Penso alle tante dichiarazioni urlate di condanna meravigliata e scandalizzata.

 

Penso ai similVespa che indagano, e spulciano così tanto nelle pieghe di ogni fatto alla ricerca della verità, suscitando un interesse morboso per i dettagli anche insignificanti, spezzettando e banalizzando ogni evento, protagonisti e ricerca della verità.

Penso alle trasmissioni similGrande fratello  dove le telecamere nascoste devono spiare le persone al fine di costruire un racconto di verità.

 

Penso alle telecamere che inquadrano stretto stretto il volto di un familiare che ha subito una perdita per capire realmente che cosa si prova e glielo domandano pure!

Penso a tutte quelle confessioni fatte in tv sulla propria sessualità, o sulle proprie tragedie personali. Penso al proliferare dei blog, dove ogni giorno si racconta la propria vita.

 

Penso a noi, con le nostre maschere socialmente utili. Be', non credo che questa sia la verità.

La verità non la si racconta, la si vive giorno per giorno, la si pratica nel bene e nel male, annacquandola anche di bugie, di mezze verità, perchè la vita è anche fatta di questo,  per sopravvivere ad un trambusto quotidiano a cui a volte non sai sottrarti. Non è un elogio al mentire, è un elogio al vivere, all'essere se stessi nel bene e nel male, alla trasformazione anche fisica, alla capacità di essere diversi senza perdersi.

 

In vino veritas dice il vecchio proverbio, ossia occorre bere un po' per abbassare la guardia e poter dire ciò che mai si direbbe da astemi: la verità! Ma mica sono convinta,  per dire la verità serve che il nostro io sia ben vigile, perchè va porta con grazia  e modo, serve responsabilità, non la puoi buttare via in un momento di inconsapevolezza. 

 

Ma forse c'è verità e verità.

che me ne faccio della verità in un mondo dominato dall'apparenza, dalla rappresentazione della verità? Un mondo dominato dalla narrazione pubblicitaria, culturale e politica, mediatica e virtuale. Un mondo dominato dalla finzione, una finzione che ci ha aiutato, ma che ci ha, anche, convinto che potevamo rompere gli steccati della nostra condizione, che potevamo vivere una vita altra da noi immedesimandoci con i personaggi dell'illusione, che potevamo fuggire dalle nostre verità, che potevamo tenerle tra parentesi, se non addirittura abbandonarle o venderle. 

 

Mi pare che tutti  abbiamo una scorta di verità in tasca, pronta per ogni evenienza, pronta per esercitare potere. Tante verità nessuna verità? la mia o la tua? Ce n'è una sola per tutti?

Niente da fare, continuo a dipanare una matassa piena di nodi, e penso che sembra non funzionare neanche più la impositiva formula “giuri di dire la verità, tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità! Dica lo giuro”, non funziona neanche attrezzarci di super tecnologia per indagare, infatti mi stupiscono i numerosi casi di omicidio irrisolti, la verità non abita neanche nei luoghi deputati ad ospitarla di diritto.

 

Forse l'ipocrisia, condita di menzogna ci fa comodo, ci è utile nel senso che ci permette di rimanere nelle soluzioni di vita che già abbiamo costruito, ci dà un buon motivo per rifiutare il cambiamento, per non accogliere il nuovo, invece ci sarebbe bisogno di cominciare a viaggiare nelle verità degli altri, soprattutto quelle più scomode, più marginali, quelle che stanno sullo sfondo dei nostri orizzonti, quelle che non hanno ancora subito il fascino di indossare una maschera. 

 

C'è verità e verità. Ci piacciono di più le verità che non ci riguardano da vicino, quelle che ci confermano,  quelle che non ci creano spaesamento, quelle che non ci mettono in conflitto. E' come se ci fossimo disabituati o costretti a non ascoltare, vedere e riconoscere le verità che dicono altro da quello che già sappiamo, da quello di cui ci siamo già convinti, da quello che siamo certi di essere.In questo nostro tempo, nuove e potenti sirene ci hanno incantato con una specie di nenia, che ci ha anestetizzato, reso sopportabile il dolore, addormentando noi e la realtà che viviamo.  

E' difficile,  in questi tempi oscuri, pensare a un dono più generoso del coraggio della verità?   
 
 
 Nota sul quadro di Klimt
 
"Non puoi piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male".

 

La citazione di Schiller incisa sul fondo oro nella parte superiore del dipinto alludeva certamente alle numerose polemiche suscitate dal nuovo corso dell'arte klimtiana, cui non poteva sfuggire la Nuda Veritas, "con i suoi riccioli selvaggi e la bocca cattiva e fanatica".

 

La descrizione di Hermann Bah, uno dei più fedeli sostenitori della Secessione nonchè primo proprietario del quadro, volgeva in positivo proprio le qualità contro cui insorgeva il pubblico; il carattere demoniaco, fatale, delle donne klimtiane , colto anche dal critico Hevesi che scorgendo nella figura "qualcosa di ieratico", proponeva di definirla "una Iside secessionista".

 

Il realismo del nudo, così lontano da quelli idealizzati cui il pubblico era abituato, urtava il perbenismo dei viennesi, in un'epoca in cui il lavoro di Sigmund Freud faceva della sessualità uno scomodo oggetto di studio.

Nonostante la figura della Veritas non abbia un atteggiamento provocatorio, la presenza del serpente ai suoi piedi, dei fiori nei capelli e dello sfondo azzurrino, acquatico, attribuisce alla figura una carica pericolosa, inquietante. Tale sensazione era acuita dallo specchio, che la donna solleva e rivolge verso lo spettatore, restituendo l'immagine del vuoto in cui vegetava il morente impero austro-ungarico, dove qualsiasi innovazione veniva repressa. 
"Se l'uomo può vivere in mezzo al nulla", osserva acutamente Hermann Broch, autore di uno dei più brillanti saggi sulla Vienna di fine secolo, "non può tuttavia sopportarne la vista".

 

Lo specchio ed il serpente nella tradizione iconografica, quando compaiono insieme sono attribuiti alla Prudenza, ma in una acquaforte del 1880 di Klinger, autore caro ai secessionisti, rappresentano invece i due strumenti del peccato di Eva.

Lo specchio è uno dei temi chiave del simbolismo di fine secolo, dove il motivo di Narciso si sovrappone al motivo di Dorian Gray: come il ritratto di Dorian nel romanzo di Oscar Wilde, lo specchio contiene e rivela l'Io segreto, e guardarsi riflessi equivale a gettare la maschera sociale per riconoscere la propria intima verità (fonte Web)

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