Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La famiglia Gambacorti, desiderando il suo albero genealogico, commissionò il lavoro a Scipione Ammirato che lo presentò (foto 1) nel 1580 partendo dall’origine della grande famiglia pisana nel 1383, inserendo sullo sfondo il Ponte di mezzo e la vista dell’Arno verso monte.
Nella carta si notano diversi elementi interessanti: i facchini sulla destra che escono dalla Piazza dei cavoli (oggi della Berlina) portando a spalla sacchi di merce varia da caricare sui navicelli degli scali prospicienti e, dall’altro lato del fiume, altri natanti attraccati agli scali di Kinzica.
Non facciamo tanti salti indietro nel pieno splendore della potenza navale pisana e partiamo in un viaggio basso medievale in barca sulle acque del grande Alfeo.
Le merci che arrivavano via mare in Porto pisano venivano caricate su navicelli fino alla Cittadella dove scaricavano agli Scali degli arsenali (foto 2) o proseguivano per Livorno nel Canale dei navicelli o per Firenze risalendo il fiume.
Ai lavori del Canale dei navicelli, voluto dai Medici per le comunicazioni con Livorno, iniziati nell’aprile del 1560 e ampliati successivamente dal granduca Ferdinando I nel 1603, seguì dopo tre anni il raddrizzamento del corso dell’Arno con una foce in direzione Sud-ovest verso Nord-est per impedire l’insabbiamento della “bocca”.
Più tardi, nel 1787, un altro granduca, Pietro Leopoldo, ampliò e modificò la Darsena di porta a mare già esistente dal ‘600.
L’opera fu dotata di un macchinario di manovra delle chiuse fra Arno e canale: il Sostegno, che certamente tutti voi conoscete di posizione e di funzionalità.
Progettato da Stefano Massai (foto 3), il Sostegno poteva far entrare e uscire fino a 8 navicelli alla volta, senza che vi fossero scambi di acque fra i due corsi d’acqua e lavorò ininterrottamente (foto 4, 5 e 6) fino al bombardamento americano del 31 agosto 1943 (foto 7).
Ora non serve più, forse solo per i curiosi di storia locale, ma allora era un eccellente modo di portare ogni tipo di mercanzia verso e da il porto di Livorno ed anche gite di scolari come mostrano le foto 8 e 9.
I navicelli erano “barche” di 13 metri circa di lunghezza, potendo arrivare anche a 20, e 2,80 metri di larghezza, con una stazza di 25 tonnellate (foto 10). L’attrezzatura velica era la vela quadrata detta “alla tarchia” e quella triangolare chiamata “pollaccone”.
La flottiglia arrivò ad essere composta da più di 800 natanti che mantennero la quantità dal 1600 fino all’800, per poi calare con la nascita di altri mezzi di trasporto, treno compreso.
Se nella riva sinistra dell’Arno vi era un varco per Livorno, non poteva mancarne uno dalla parte opposta per recar merci e persone al borgo dei Bagni di San Giuliano, in prevalenza viaggiatori da Pisa per i bagni e pietre (il marmo di San Giuliano) per Pisa, il Canale di Ripafratta detto anche Canale macinante.
In città vi fu costruito un approdo chiamato Porto alle gondole (ancora esistente) e da qui partivano i navicelli con i ricchi signori che volevano curarsi o godere ai bagni (foto 11 e 12).
Interessante è un editto del Comune che vietava alle prostitute di usare questo mezzo di trasporto.
Alla fine dell’800 al Porto alle gondole arrivarono tutti i grossi blocchi di marmo che servirono per costruire la grande stazione ferroviaria di Pisa.
In questo stesso periodo il re aveva fatto spostare i bagni del Gombo nella parte sinistra della foce, sloggiando dalla tenuta di San Rossore il gestore dello stabilimento, il Ceccherini, e dandogli soldi abbastanza perché l’intraprendente pisano potesse “costruire” Marina di Pisa diladdarno.
Se al Gombo i pisani andavano in carrozza, a Marina scelsero di andarci in battello (foto13) e così nacque una linea di navigazione fluviale che era abbastanza economica e molto simpatica.
Il primo vaporino a ruote, chiamato in vernacolo baforino, il Galileo Galilei (foto 14), fu seguito da altri più moderni (foto 15) come il Luigi Morello (foto 16), capace di 350 passeggeri fino alla costituzione della STEFET, la linea del trenino, che frenò questa moda per diverso tempo finché, per un incredibile incidente occorso nel 1924 al ponte della linea ferroviaria in Porta a mare, i vaporini ripresero le loro corse con lo Spauracchio, il Marinella, il Millo e addirittura un barcone della società Scotti trainato da rimorchiatore simile a quello della foto 9.
Tutto terminò con il ripristino del trenino e i barcaioli renaioli facchini trasbordatori mancati marinai che avevano trasformata la loro dura vita da operai in imprenditori navali, i Ciabatti gli Scotti e i Vettori, ritornarono al “normale” fino alla distruzione “amicamericana” del 1943.
(segue)