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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
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La navigazione in Arno (2)

1/3/2012 - 7:13



Non vi fate fuorviare dalla foto di apertura che è una meravigliosa immagine Alinari (primi ‘900) di un barcone di falasco nel lago di Massaciuccoli che serve a far notare come anche da noi si faceva  uso dei navicelli, ma questa è storia risaputa.
 
I navicelli nascono in Arno e per l’Arno e venivano chiamati becolini.
 Questo strano nome deriva dal suo inventore e costruttore, Domenico Picchiotti, chiamato Beco, facendo la sua fortuna e quella della sua famiglia e della navigazione in Arno.

Ritorneremo su di lui quando passeremo di fronte a casa sua nel nostro viaggio verso Firenze.
 
Nelle Relazioni sul governo della Toscana Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena annota nel novembre 1768 che, in quanto alla campagna:

“La maggior parte del popolo pisano vive dal fare il navicellaio  e tirare l’alzaia, dal dare vetture per Livorno, dal fare legne stramazzate a la macchia, dal cogliere giunchi dai paduli dai quali si fanno le funi per barche e navicelli, dal fare la spiga e l’erba dopo le raccolte, e dal pescare i fossi, ove si trovano certe tinche cattive e ranocchie”.


Per un paio di fotografie, quasi fossero lunghezze di fiume, godiamoci ancora Pisa e  le sue barche.
Ancora una bella immagine di un gruppo di navicelli che hanno appena passato il Sostegno (foto 2), lasciamoli caricare ed andare verso Livorno e iniziamo la risalita.
Incontriamo diverse barche “diverse”, nel senso alcune non uguali fra loro, barche di pescatori e renaioli che a volte condividevano la vita lavorativa (foto 3 e 4), passiamo sotto la passerella della Cittadella con un renaiolo (foto 5) e usciamo dalla città alle Piagge, (foto 6) nome che la dice lunga sul prodotto che offre  agli scavatori del fiume!


Toh! O chi sono questi “marinaretti d’acqua dolce”?
Se il nostro viaggio di risalita si presenta faticoso, per questa gita (foto 7) alle colonie marine di bambini, nientepopodimeno di Castelfranco, è una dolce discesa a corrente… poi al ritorno ci penseranno!


Verso Uliveto veleggiano alla tarsia e pollaccone spiegato al vento tre magnifici navicelli con la brezza marina (foto 8) incontrando renaioli (foto 9) e un “collega" velocissimo che va al carico di pietre allo scalo del paese termale (foto 10).
 
E qui incontriamo la più bella storia di fiume, una storia che mi rimanda all’infanzia con mio nonno renaiolo e mio padre con la  famiglia di pescatori e accompagnatori di signori a caccia, in Serchio però, ma cambia di poco, solo il nome del fiume, l’acqua è/era la stessa. (foto 11 e 12)


Se fossi in barca direi che qualcuno mi ha schizzato, ma al computer… sarà… mah, andiamo avanti, no!, mi fermo e ci risentiamo…
 
(segue)

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