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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
“So di essere un omino buffo”

4/3/2012 - 9:49

Quando ero un professore precario in Valtellina, sarà stato il 1981, vivevo a Morbegno in una mansardina sopra un ruscello, vicino alla biblioteca e a un negozio di formaggi. La mansardina aveva una minuscola cucina, un bagnetto microscopico e una camera studio con una finestra a tetto da cui entrava l’azzurro del cielo quando il cielo era azzurro (“Il cielo, / si perde il pensiero quando guardo il cielo / ed ecco / ritorna il ricordo dolce che ho di te”).
 
La mia mansardina era il punto di incontro dei miei amici toscani che volevano vedere le Alpi. E vennero a trovarmi anche amici e amiche molinesi che portavo con gioia a giro per la valle. Ascoltavamo molta musica di tutti i generi, cantavamo e chiacchieravano tutto il giorno. Io in quel momento ascoltavo molto De Gregori, ma c’era chi preferiva Guccini, altri cantavano Paoli e De André. Una cara amica, allora giovanissima, mise una cassetta di Dalla. Ricordo bene quel momento, quelle note e quelle parole: “Quale allegria / se ti ho cercato per una vita senza trovarti / senza nemmeno avere la soddisfazione di averti / per vederti andare via: quale allegria…”. Finita la canzone la mia mica disse con un sospiro profondo: “Dalla è il mio preferito!”. E ci dettò la linea musicale per gli anni Ottanta.
 
Poi Quale allegria dice: “Con allegria / far finta che in fondo in tutto il mondo / c'è gente con gli stessi tuoi problemi / e poi fondare un circolo serale / per pazzi sprassolati e un poco scemi / facendo finta che la gara sia / arrivare in salute al gran finale”.
 
Lucio Dalla è morto in un giorno vicino al suo compleanno. È oggi, lo sanno tutti. Avrei voluto regalargli una rosa rossa e un bigliettino con la frase della mia amica. 
 
P.S.
Mentre ascolto Quale allegria ancora non so cosa voglia dire “pazzi sprassolati”. Mi colpisce quello che Lucio Dalla disse a un amico una sera a Bologna: “Vedi tutte queste persone non sanno niente di me. In me vedono solo un piccolo omino buffo che canta. Ma a me non importa, perché sento che mi vogliono bene. Come io ne voglio a loro”. Tra i tanti video di Dalla scelgo “Fumetto”, la sua sigla per il programma della Tv per ragazzi “Eroi di cartone” di cui era il conduttore (“birichino biricò…”):
 


 

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8/3/2012 - 21:28

AUTORE:
cristiana

L'anno di " Fumetto" sono nata e quindi ricordo ben poco. Sono cresciuta nell'era della televisione a colori; quando da piccola vedevo foto o immagine bianco-grigie pensavo che il mondo nel passato non avesse colori:che tristezza!
Nella mansardina di Morbegno c'ero anch'io poco più che quindicenne;ricordo le prime sigarette rubate e fumate di nascosto e le dolci melodie di Dalla che mi hanno poi accompagnato, nella mia crescita, insieme alle note di altri cantautori italiani. Quando ho saputo della sua morte ho pianto come se fosse un affetto a mancarmi. Dalla, con le sue canzoni e con il suo essere, era ognuno di noi;proprio ieri ho ascoltato Enna e, nel vedere quell’”omino” buffo che la spiegava in un suo concerto ,mi sono emozionata. Lunedì a scuola ho lavorato con l’Anno che verrà di sottofondo e i bambini hanno molto apprezzato.E’ stato il mio modo di dire “ciao” al grande poeta.

6/3/2012 - 17:18

AUTORE:
gianni

“L’Anno che verrà: E si farà l’amore, ognuno come gli va...”: è uno dei versi più belli di Lucio Dalla, esprime bene il mondo di Lucio Dalla: liberale, tollerante, discreto. Delle scelte personali e delle preferenze sessuali e della sua omosessualità dalla non ha mai voluto parlare in pubblico.
Dalla non ha mai voluto parlare in pubblico.

In questi giorni invece si è aperto un dibattito postumo sull’outing, la decisione degli omosessuali di vivere a viso aperto la loro vita. Difficile riassumere le diverse posizioni. Qualcuno ha criticato i cattolici per la lentezza della Chiesa di stare al passo con i tempi e l’ipocrisia che da sempre la avvolge. Altri sono contrari alla doppiezza di chi è gay e non lo dichiara.

Dalla ha condotto una vita estrosa, ma al tempo stesso riservata. Era un anticonformista che ha trovato con fatica la sua strada. Aveva un compagno e non si mascherava dietro una “falsa fidanzata o moglie”. Andava in Chiesa, era un grande artista.

Credo che si debbano rispettare tutte queste sue scelte. Ognuno scelga la sua identità liberamente, tutte sono buone se ti fanno vivere serenamente. E se uno sceglie di tenersele per sé e non dichiararle, va benissimo come invece uno che sceglie di dichiarale e farne una bandiera. Non c’è una regola da seguire o da imporre se non quella della tua coscienza. E Dalla lo sapeva bene già cantando “Disperato erotico stomp: Ti hanno visto bere a una fontana che non ero io…”. E proseguiva: “Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale...”.
Tra due giorni è l’8 marzo, auguri.

6/3/2012 - 10:25

AUTORE:
Rosy

Io di dalla non ero grande ammiratrice, mi piaceva Caruso e soprattutto la sua generositè.

5/3/2012 - 12:29

AUTORE:
Simo

Caro Ovidio,
non lo ricordavo per niente... che sorpresa. Di Lucio Dalla ricordo molto bene la sua apparizione al Festival di Sanremo con 4 marzo 1943... allora era un omino con il basco nero (almeno credo, la televisione non aveva il colore) e poi un concerto a Bussoladomani dove ascoltai solo la sua voce che cantava per la prima volta Futura, in quanto a vederlo, l'unica cosa che sbirciai, tra la muraglia umana che mi circondava, è stato un basco blu.
Grazie
Simo

4/3/2012 - 19:57

AUTORE:
antonietta timpano

...a immaginarti senza sapere se volare se strisciare , insomma non so più dove cercarti, QUALE ALLEGRIA!?
a letto insieme senza pace , senza più niente da inventare, esser costretti a farsi anche del male, per potersi con dolcezza perdonare...e continuare.
QUALE ALLEGRIA!?

Non so se quell'amica ero io, ne hai sempre avute tante. Mi piace credere che si trattasse di me. Sono sempre stata appassionata di Lucio Dalla, della sua poesia , del suo essere solo (come me), del suo bisogno di sognare.
Vecchioni da Fazio ha voluto rendere omaggio all'amico e collega , declamando e interpretando una delle sue canzoni: "L'anno che verrà". A john è piaciuto , a me ha dato fastidio invece sentire smembrare e tradurre i versi poetici e ironici del testo, ridotti a frasi logiche , masticate benino ma snaturanti tutta la sublime poesia dei versi stessi. Aggiungo, da pseudo cantora, che il ritmo della musica scritta da lui , contribuiva a rendere magici i testi delle canzoni, che non necessitano di tante spiegazioni didascaliche e un pò scolastiche.
Parlano , toccano , commuovono così come sono : cantate, lette, vissute e sognate .
"Dalla sua cella lui vedeva solo il mare/ ed una casa bianca in mezzo al blu. Una donna si affacciava : Maria. il nome che le dava lui. E SOGNO' LA LIBERTA' / E SOGNO' DI ANDARE VIA....."ma un anello vide già sulla mano di Maria. E Puffff! il sogno svanisce. " ha già i capelli bianchi e non lo sa!"

Come si fa a 'spiegare ' il potere evocativo di questi versi, che raccontano la storia di un prigioniero che sognava la libertà che sperava di raggiungere anche attraverso la donna che ogni giorno mirava dalla finestra della cella, anche attraverso un semplice e dolce sogno??? Ho tentato anche io di spiegare la canzone ma la traduzione in storia non rende onore alla bellezza del testo. Lucio era capace di comporre la musica delle parole. Se riascolterete la canzone , soffermatevi sull'ascolto delle note utilizzate sulla parola 'libertà' . l'ultima nota è lunga, di largo respiro , poichè si tratta di musicare la parola libertà. Altro esempio è nella canzone 'Caruso'. Ascoltate la composizione di note sulle parole " TE VOGLIO BENE SAI; MA TANTO TANTO BENE SAI" ecc. quel ritornello ti fa vivere il bene, te lo materializza.
Questa sera mi sento un pò come Dalla. Sola di legami da testamento , forse senza la sua ricchezza di beni e di spirito ma con lo stesso bisogno di amore.
Ciao Ovidio!!

4/3/2012 - 18:19

AUTORE:
Cittadino 2

..mai stato un fan sfegatato di Lucio Dalla. Cantavo(e suonavo)Guccini, De Andrè, Battisti, Tenco ma poco Dalla.
Mi era simpatico, con quel faccione rotondo e peloso, con quella papalina sempre sulla testa.
Poi si è messo il parrucchino e da lì l'ho completamnete abbandonato.
Capisco che per fare spettacoli serva anche un immagine, qualcosa che ci permetta di rimanere vicino ai giovani, o almeno di non apparire troppo lontani, almeno nell'età,
ma io credo che si possa rimanere vicini al pubblico semplicemente con il valore della musica e della propria arte. Vedo pelati e/o cappellati e godo ugualmnete delle loro canzoni mentre provo
fastidio quando vedo cosa la Vanoni o la Bertè hanno fatto delle loro facce, è più forte di me.
Non credo che Lucio Dalla avesse avuto bisogno di portare il parrucchino per rimanere vicino al cuore dei propri fans, forse bastavano le sue canzoni.

4/3/2012 - 11:57

AUTORE:
Sonia

Io lo ricordo volentieri sul palco mentre cantava molto ironicamente "attenti al lupo" gesticolando ne "La bella e la bestia" insieme a Sabrina Ferilli...
così peloso sembrava veramente un orsacchiotto.
Mitiche le sue papaline, i guanti senza punta, i gilé e gli occhialoni dietro ai quali colpiva l'espressività: sguardi caricaturali o dolcemente remissivi come quelli dei cani.