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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
LA SALUTE A PORTATA DI MANO
dal libro “IO, MEDICO” di G.P. ed altri
Cefalea

4/3/2012 - 18:46

 
 
 
La CEFALEA è una malattia molto diffusa che colpisce con una certa frequenza anche i bambini.
 La malattia merita subito una fondamentale distinzione fra le forme primitive (in cui il mal di testa “è la malattia”), da quelle invece secondarie in cui la cefalea “è solo il sintomo” di un’altra malattia. La differenza non è da poco se si pensa che le forme secondarie spesso sono causate da malattie importanti come i tumori cerebrali o altre patologie rilevanti del cervello come ad esempio le meningiti.
 
Una cefalea presente da tanti anni, periodica, che si manifesta spesso in rapporto a stagione, stress, fatica, mestruazioni è sicuramente una cefalea primitiva, certamente da studiare e curare, ma non con l’urgenza che invece impone un mal di testa intenso, improvviso, od anche modesto ma che tende a peggiorare e a durare nel tempo, insorto in un paziente che non ne aveva mai sofferto in precedenza.


La distinzione non è da poco ed è un criterio da tener ben presente: un mal di testa che dura da anni, che si presenta in maniera sporadica, ogni tanto e scompare facilmente non può essere una cosa molto grave. Al contrario di una cefalea che compare in maniera inaspettata, improvvisamente magari in persone che non ne hanno mai sofferto, accompagnata da altri sintomi neurologici importanti o anche da febbre e vomito deve essere sempre valutata con attenzione e richiede spesso anche un parere medico.
 
Le cefalee cosiddette primitive si distinguono a loro volta in due forme secondo il loro meccanismo d’origine.
Un primo tipo sono le cosiddette cefalee vascolari di cui il tipico esempio è l’emicrania. Questa compare di solito da un solo lato della testa con un dolore molto intenso accompagnato spesso da nausea, vomito e intolleranza alla luce (fotofobia). La caratteristica di questo dolore è che è un dolore “pulsante”, cioè con punte di dolore in corrispondenza di ogni battito cardiaco.

E’ determinata da vari fattori (molti ancora sconosciuti), come sostanze infiammatorie o alterazioni di particolari “neurotrasmettitori”: sostanze chimiche che nel cervello trasportano i segnali elettrici fra i vari neuroni , cioè le cellule nervose cerebrali. In queste forme possono anche essere individuati fattori scatenanti come stress, fame, fatica, mancanza o eccesso di sonno, alcool, farmaci, alimenti (formaggio e cioccolato), additivi alimentari (glutammato, quello del dado da brodo).

-se dopo un trauma cranico compare cefalea, vomito e/o disturbi della vista chiamare immediatamente il medico.

Alcune di queste forme di cefalea addirittura assumono una tale importanza da diventare malattia autonoma come la forma premestruale, la cefalea ipertensiva, la cefalea orgasmica (molto fastidiosa), la cefalea da esercizio fisico.
 
In alcune forme di emicrania il paziente si accorge in anticipo della imminente crisi dolorosa per la comparsa di alcuni segnali di origine neurologica di cui i più frequenti sono quelli di tipo visivo, come la visione di punti scintillanti o linee a zig zag, oppure di altri come una improvvisa stanchezza o disturbi della parola, nausea e vomito, visione doppia, anestesia in una parte del corpo, perdita di forza. Questi sintomi possono allarmare molto il paziente, tuttavia prontamente scompaiono alla comparsa del mal di testa e sono determinati dai meccanismi di produzione dell’attacco. Prendono il nome di “aura”.
 
Un tipo particolare di cefalea vascolare è la cosiddetta cefalea a grappolo. Questa forma prevale nel sesso maschile, al contrario dell’emicrania, in gran prevalenza femminile, ed il dolore ha una caratteristica localizzazione in prossimità dell’occhio (da una parte sola), associato a disturbi come lacrimazione, arrossamento della congiuntiva, congestione nasale. E’un dolore molto forte, intenso, opprimente ma fortunatamente di solito dura abbastanza poco (1/2-2 ore) e tende a ripresentarsi sempre alla solita ora per alcuni giorni o settimane.
 
La seconda forma delle cefalee primitive è la cosiddetta cefalea muscolo-tensiva.
In questo caso la definizione fa capire l’origine: non più un meccanismo vascolare, pulsante, ma un’eccessiva tensione dei muscoli del collo che può essere alla base dell’insorgenza del dolore che si presenta, in questa forma, continuo e non influenzabile dal battito cardiaco.

E’ la forma forse più comune di cefalea (75%) ed anche in questo caso preferite sono le signore. E’ spesso associata a stress, ansia e depressione. Il dolore in questo caso è continuo, diffuso e bilaterale, spesso presente da molto tempo. 
 
La terapia delle due forme è evidentemente molto diversa poiché i meccanismi di insorgenza sono completamente diversi.
 
Nelle forme muscolo-tensive l’obbiettivo è risolvere lo spasmo muscolare alla base della contrattura dolorosa e la terapia sarà diretta essenzialmente contro la malattia di base. Si useranno quindi farmaci antinfiammatori, associati o meno a farmaci antidepressivi e/o ansiolitici se saranno presenti altre patologie associate.
 
Più complesso appare invece il discorso sulla cefalea vascolare dove saranno usati farmaci cosiddetti vasoattivi o bloccanti “recettoriali”.
I recettori sono una specie di serratura chimica posta su ogni cellula del corpo e su cui si può inserire una chiave specifica per ogni tipo in modo da selezionare l’effetto che si vuol ottenere.
 Si è visto che nel caso dell’emicrania esistono farmaci che vanno in maniera selettiva a legarsi su determinati recettori, localizzati nel cervello, la cui inattivazione fa bloccare il meccanismo dell’insorgenza dell’attacco.
 
La decisione terapeutica in questo tipo di cefalea dovrà tener conto della frequenza degli attacchi.
In caso di episodi isolati o non troppo frequenti, o in ogni caso non invalidanti per la vita o l’attività lavorativa del paziente, ci si limiterà a curare il singolo attacco. In caso invece di cefalee invalidanti per intensità o numero di attacchi in aggiunta alla terapia dell’attacco acuto si inizierà una “farmaco-profilassi”. In altre parole si useranno dei farmaci non adatti a troncare l’attacco, ma utili per prevenirne dei nuovi. Questi andranno presi in maniera continuativa, per periodi anche lunghi, con lo scopo di far diminuire il numero totale degli crisi.


Di solito sono farmaci che non eliminano completamente la malattia ma riescono a dare grossi vantaggi in termini numerici, a volte veramente significativi per il miglioramento della qualità della vita di questi sfortunati pazienti.
Ne esistono numerosissimi perché più che dalla ricerca derivano dal caso. Si tratta di pazienti che essendo trattati con farmaci per altre malattie mostrano un miglioramento della cefalea di cui soffrono. Il farmaco è quindi inserito nella lista dei farmaci utili e la sua efficacia viene valutata con un numero percentuale che è un indice dei successi ottenuti. Sono farmaci quindi che vanno provati sul paziente per valutarne appieno l’efficacia e la cui scelta dipende anche dalle malattie eventualmente presenti, in maniera da ottenere vantaggi su più malattie con l’uso di un unico prodotto farmaceutico.


Per concludere volevo sottolineare che le informazioni date su questa malattia così comune hanno solo uno scopo informativo e non devono assolutamente tradursi in modalità operative. L’enorme variabilità delle forme, la complessità a volte della diagnosi, la possibilità che una cefalea possa essere secondaria, cioè spia di una malattia più grave, devono spingere i pazienti a consultare obbligatoriamente il proprio medico per un inquadramento generale del sintomo.
 
Alcune utili considerazioni finali:
-il mal di testa non è indice attendibile della pressione arteriosa anche se la cefalea può essere presente in caso di pressione elevata con dolore tipicamente mattutino.
-il mal di testa da solo non è indice di tumore cerebrale.
I tumori del cervello causano cefalee che diventano sempre più gravi ma si accompagnano con altri segni tipici come paralisi o alterazioni della personalità. Sono questi, di solito, che inducono il medico a prescrivere accertamenti. Gli accertamenti per la ricerca di tumori cerebrali sono costosi e rischiosi per il paziente, si cerca di utilizzarli solo quando strettamente necessari.
-se la cefalea è associata a febbre e rigidità della nuca (impedimento a toccare il petto con il mento) chiamare immediatamente il medico.

 

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10/3/2012 - 9:43

AUTORE:
P.G.

Caro Ovidio purtroppo l’invecchiamento è un fenomeno fisiologico che al momento non trova soluzione. E forse è meglio così, pensa a che guaio se nessuno morisse più! Siamo già troppi in questo mondo al collasso per quanto riguarda le fonti energetiche, l’acqua, i generi alimentari dilapidati da una società del benavere a scapito di milioni di esseri umani che muoiono di fame e di sete.
Invecchiamo, non c’è niente da fare. E’ inevitabile ma quello che possiamo provare a fare è invecchiare bene.
Il nostro cervello è formato da miliardi di neuroni, piccole cellule che comunicano fra loro in modo continuo e ci permettono il pensiero, la memoria, gli affetti. Sono miliardi ma hanno una vita e non possono purtroppo essere sostituiti. Muoiono piano piano con l’avanzare dell’età e a 70 anni ne perdiamo circa 100.000 ogni giorno. Anche il peso del nostro cervello, come anche tutti gli altri organi, diminuisce con l’età. Questo è il motivo per cui i giovani sono magri pur mangiando molto mentre gli adulti tendono ad ingrassare pur mangiando meno (non tutti, naturalmente). E’ dovuto proprio alla diminuzione di peso e di funzione dei nostri organi interni che hanno bisogno di meno calorie per funzionare, calorie che vengono fornite dagli alimenti e che, se in eccesso, il nostro corpo non elimina ma tende ad accumulare in spazi appositi decisi dal nostro patrimonio ormonale: prevalentemente nella pancia nell’uomo (aspetto a mela), sui fianchi e glutei nella donna (aspetto a pera).
Il processo è comunque lento e la presenza di scalini in questo decadimento puramente occasionale legato magari ad una malattia intercorrente, ad uno stato di salute precario di altri organi, in occasioni di forti stress emotivi.
L’invecchiamento del nostro cervello è quindi inevitabile e diciamo, fino ad un certo punto, fisiologico.
Il morbo di Alzheimer invece appartiene alla classe delle malattie ed è dovuta ad una degenerazione primitiva dei neuroni, pare dovuto all’accumulo di una sostanza tossica nel cervello, che porta d una morte precoce ed accelerata dei neuroni. Compare in età relativamente giovane ed è rapidamente evolutiva e purtroppo, ad oggi, solo parzialmente rallentata da una terapia medica ancora lontana dall’efficacia clinica.
Questa porta alla demenza, demenza degenerativa di Alzheimer, distinta dalla cosiddetta demenza senile che invece ha una base vascolare, più lenta, più tarda nell’età ed è dovuta a tanti piccoli e microscopici infarti cerebrali con morte di piccole porzioni di neuroni. Piccoli spazi vuoti, come una specie di groviera, non in grado di solito di dare sintomi clinici come un ictus con perdita di funzione di un arto, o della parola, ma capaci di diminuire il numero e gli scambi dei neuroni rimasti con una perdita di memoria, di capacità di movimento, di prontezza di riflessi.
Non vorrei dilungarmi troppo per cui tornando all’invecchiamento ho detto che se non possiamo evitarlo possiamo almeno cercare di invecchiare bene.
Il segreto dell’invecchiare bene è il movimento.
Noi perdiamo ogni anno il 2% della nostra capacità fisica. Sembra poco ma tra i 20 e i 30 anni noi perdiamo il 20% delle nostra capacità fisiche. L’esempio è il calciatore che a 30 anni è considerato vecchio. Ha accumulato classe ed esperienza ma le sue capacità fisiche si sono inevitabilmente ridotte. Come si può fare in qualche modo per rimediare? Nel caso del giocatore si può rimediare curando l’allenamento, con una giusta attività fisica che mira al potenziamento delle strutture rimaste che vicariano le inevitabili perdite. Lo stesso può avvenire a livello cerebrale dove le cellule sopravvissute alla progressiva diminuzione dei neuroni possono acquisire caratteristiche e funzioni vicarianti dei neuroni perduti.
Succede in caso di ictus, cioè in caso che un evento vascolare determini la morte di un consistente numero di neuroni , in cui si tenta con appropriate cure fisioterapiche e riabilitative di recuperare parte della perdita subita stimolando l’attività e la specializzazione dei neuroni rimasti.
Così nell’invecchiamento lo stimolo continuo intellettuale, il movimento quindi come nel caso del calciatore, può in qualche modo compensare la perdita e mantenere l’organo in buona efficienza.
Molti studi attribuiscono una grande importanza anche ad una alimentazione corretta con abbondate uso di frutta e verdura (per i famosi radicali liberi), mentre fra le concause di un precoce invecchiamento vengono annoverate le droghe, i farmaci specie quelli agenti sul sistema nervoso,l’alcool, il fumo per i danni vascolari, lo stress , la solitudine, la depressione.
Alla base di un buon invecchiamento sono quindi tutte quelle azioni che stimolano la persona, il mantenimento di tutti quei comportamenti atti a stimolare l’interesse, la partecipazione, la vita in comune, il dialogo, la compagnia, l’impegno. Tutte cose che coinvolgono la presenza di un progetto, di un futuro, il miglior antidoto non solo per la depressione (una malattia in grandissima crescita) ma anche e soprattutto per invecchiare bene, per quello naturalmente che ci è concesso.
Nota.
L’anziano ricorda meglio il passato del presente. Quella del passato, memoria remota, è scritta meglio nelle cellule cerebrali, la penna era nuova e scriveva bene. L a memoria recente è scritta con una penna quasi esaurita e il segno è molto più labile, appannato, si legge quindi con più difficoltà.

9/3/2012 - 17:46

AUTORE:
ovidio

Caro GP,
vorrei sapere se sul libro "Io medico" c'è un capitolo sui cambiamenti neuronali legati all'avanzare dell'età. E se esistono degli scalini detti "colpi di vecchiaia" oppure se il declino del cervello è lento e progressivo. In che cosa consiste il declino? E quando si verifica l'inizio del declino?
Sai gli anni crescono e i neuroni diminuiscono...
Leggerei volentieri una tua risposta.
Un saluto cordiale. Ovidio