Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Il comunicato del Prc dopo la performance teatrale di sabato pomeriggio per le vie della città tra gli applausi e il calore dei pisani
Pisa, sabato pomeriggio. Un fischietto e dei tacchi che sbattano sull'asfalto per le vie storiche. Il sole che illumina le giacche rosse e il clima intorno a quel gruppo teatrale che attraversa le piazze sembra di festa e ti avvicini con un sorriso. Ma le facce, le voci delle attrici e degli attori di strada non ti fanno mantenere il sorriso a lungo; si capisce subito che non c'è nessun motivo per sorridere. In quei momenti quelle attrici e quegli attori recitano se stessi: Operaie e Operai. Ex.
Non fai a tempo ad avvicinarti e vedere e subito lo capisci. Non son pochi gli occhi pisani che in pochi istanti si arrossano e lasciano scendere una lacrima. Questa città che spesso sembra distratta, lontana dai problemi che la crisi ci calza addosso sabato si è trovata sbattuta in faccia la realtà, la realtà del licenzimento di massa. Le 239 Operaie e Operai della Omsa, azienda italiana produttrice di calze che se ne va in Serbia a tasche piene, sono lasciate cosi, licenziate così, senza se e senza ma. La lotta è cominciata più di due anni fa e tutte le forme sindacali, istituzionali e politiche messe in campo ad oggi non hanno prodotto un gran che visto che in questo paese, ma non solo, prima di tutto vengono gli altri e poi gli Operai; tutti gli altri. Già gli Operai e le Operaie che sembrava, anzi che ci dicevano che non esistevano più.
Ed invece i numeri nei licenziamenti, il numero delle cassaintegrazione, il numero dei diritti negati come nei dati statitistici ci dimostarno che ci sono e ci sono eccome. Eccole ed eccoli qua, tra le strade di Faenza come tra quelle di Pisa che tramite il teatro trovano tutta la forza, l'intelligenza per praticare la lotta di classe in altro modo. Recitano quelli che sono stati i loro movimenti in fabbrica per anni e ti senti coinvolto; recitano il loro lavoro finito. La speranza viene da quelle tante lacrime lasciate scivolare sulle facce. Delle operaie, degli operai ma anche dei tanti pisani. Se l'unione fa la forza che siano lacrime di rabbia e di dignità e che formino un mare di resistenza all'arroganza del padrone. Le Operaie e gli Operai della Omsa a fine serata hanno ringraziato Pisa per il calore ricevuto ma non può e non deve finire qui, la dignità loro ci chiama alla partecipazione, e non è sufficiente guardare il teatro e una lacrima. Vorrei poter pensare “ben arrivati nella lotta di classe”.
Luca Barbuti
segretario provinciale di Rifondazione Comunista