Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
La Voce non deve essere, dicono in tanti, un giornale di amarcord e nostalgie varie, quelle non devono essere rivangate perché chi le sa le sa e non c’è bisogno di riproporle come invece sembra debba essere il dire ossessivamente che si dovrebbe votare tizio e non caio, seguire le idee di pinco boicottando pallino e cosi via.
Togliamo allora il sottotitolo alla scritta “La Voce del Serchio” e mettiamoci “Riassunto di tutti i quotidiani che escono in Italia”, tanto quelli non hanno i lettori che abbiamo noi e bisogna “impararli”!
Io sono testardo come uno slavaccio, diceva sempre mio padre quando mi brontolava da giovane date le “titine” origini materne, e chiedo ai vecchianesi amanti del loro paese se vedono qualcosa di strano in questo piccolo particolare ritagliato in una foto scattata da Santa Maria in Castello all’inizio del ’60.
Un particolare molto particolare che ho notato solo pochi giorni fa e che passa d'occhio nella foto intera.
Ancora una cosa: anche se mi dichiaro coredattore della Voce ho dei grossi dubbi sul funzionamento di certe stranezze.
Se abbiamo giornalmente qualche migliaio di visite, non significa che siano tutti visitatori vergini, di primo contatto; ci sono a far crescere il numero le ripetute volte di accesso e non i pc (credo) e allora mi domando come sia possibile che mentre scrivo questo articolo, L’Alzaia di Telemaco Signorini in Cultura sia a 19911contatti e continui a crescere?
Ma quante persone leggono la Voce?
Ma quante volte un lettore legge l’articolo?
Ma il contatore va o “’nchecca”?
Dato che ci sono tiro fuori una punta di… non invidia, non ne sono capace, né risentimento, non ne vedo il motivo, ma qualcosa che mi ha lasciato un po’ di amaro.
Alle ore 8 circa dell’8 marzo ho finito un lungo lavoro sulla navigazione in Arno, terminando la trilogia con “Fine del viaggio” e mettendo in anteprima la foto del quadro del Signorini.
Ero soddisfatto di quello che avevo fatto e poi vedo, verso le 14 dello stesso giorno, un articolo in Cultura con la stessa foto dell’opera “L’Alzaia”, che subito vola nei contatti in maniera vertiginosa.
Bene mi dico, ho lanciato una bella idea, sì, ma quando apri l’articolo in fondo, sottosotto, dove c’è la scritta “Articoli correlati” non ci trovi “fine del viaggio”, come pensavo e speravo, ma:
Lunardi replica al ricorso di Signorini
Lunardi risponde a Signorini sul ricordo per il risultato elettorale
Il Tribunale Civile di Pisa dà ragione a Lunardi nel ricorso presentato da Signorini,
come vedete niente “alzaia”, ma una bella omonimia, che più politica non si può!
C’è sempre lei nel mezzo e voi volete che la sopporti?
Scordatevelo!