In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
Stamani mi sento pagano, la mia parte idolatra mi porta in giro per i boschi a cercare origini Naturali più che Cristiane, a pregare il mio Albero-Padre più che il Santo-Padre che oggi è festeggiato.
Forse è la paura che quello, insieme al mio vero padre, vengano improvvisamente a mancare data la loro età, mentre questo odierno vivrà in eterno.
Quando ho bisogno di una figura materna, vado alla “Grande Quercia” che però diventa “Gran Quercione” se ne volessi una paterna, quindi non posso fare altro che andare nello stesso posto, quel meraviglioso angolo della nostra Pineta dove vive, solo e malato ormai, questa Madre di tutte le Querce fusa con il Padre di tutti i Roveri e dove, almeno per una volta, tutti i cittadini si sono recati, se non certamente per adorarlo, almeno per ammirarlo.
Forse quest’anno sarà l’ultimo in cui potrò godere della loro presenza, ma, fino alla fine dei miei giorni farò come questi bambini.
Non ho voglia di scrivere versi stamani e lascio ad un altro dialetto la semplice filastrocchina odierna:
San Giuseppi
(Paceco – Sicilia)
San Giuseppi caminava,
e me' frati lu 'ncuntrava
senza piriculu e senza dannu
lu patri meu V'arraccumannu.
e la più comprensibile:
San Giuseppe
(Campodipietra - Campobasso)
San Giuseppe vecchierello,
cosa porti nel cestello?
Erba fresca e fresche viole,
nidi d'uccelli e lieto sole,
e nel cantuccio più piccino ,
c'è di neve un fiocchellino.
Un piattino di frittelle,
e poi tante cose belle...
p.s ho fatto come la Chiesa, ho anticipato un giorno, ma la storia è la solita classica zuppa: buona anche per domani.