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Il mare
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Un'arte fatta di arrivi di partenze
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Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
LA SALUTE A PORTATA DI MANO
dal libro “IO, MEDICO” di G.P. ed altri
Colica renale

22/3/2012 - 20:02

 
 
 La colica renale si manifesta con un dolore acuto al fianco, destro o sinistro a seconda della localizzazione, che si irradia al davanti e in basso fino al testicolo nell’uomo e al grande labbro nella donna.

Il dolore è forte e spesso si accompagna con sintomi riflessi come sudorazione, aumento dei battiti cardiaci, nausea, vomito e soprattutto agitazione per l’incapacità di trovare nel letto una posizione antalgica, una posizione cioè capace di alleviare almeno un po’ il forte dolore come succede in altre patologie come una lombalgia, cioè un comune mal di vita.
 
La diagnosi medica è semplice e si basa proprio sulle caratteristiche tipiche di questo tipo di colica: un forte dolore che compare improvvisamente su un fianco, con irradiazione davanti e in basso e la presenza di un segno, detto “di Giordano”, che è quello di percuotere con un debole pugno o semplicemente con la mano a taglio, sul fianco dolente. Tale manovra mette in vibrazione le strutture sottostanti, fra cui il rene, e ciò comporta la comparsa di vivo e acuto dolore. E’ un segno abbastanza caratteristico che rende facile la diagnosi.
 
La colica renale però è solo un episodio, spesso il primo violento segno, di una malattia che esisteva già e cioè la “calcolosi renale”. La presenza cioè, a livello di uno o entrambi i reni, di un “calcolo”, una specie di sassolino che si è formato all’interno del rene. La presenza di questo calcolo è asintomatica, cioè non dà nessun segno, nessun sintomo, si forma lentamente nella parte del rene dove si raccoglie l’urina (il bacinetto renale, una specie di imbuto alla rovescia) e tende lentamente a crescere.
 
Nessun segno quindi della sua presenza fino a quando, per cause varie, il sassolino si muove ed entra nel canale che porta l’urina dal rene alla vescica e che prende il nome di “uretere”.  Se le sue dimensioni sono piccolissime, inferiori cioè al calibro dell’uretere, esso può passare tranquillamente, arrivare nella vescica e da qui essere eliminato con l’urina senza nemmeno che il paziente se ne accorga. Se al contrario è troppo grande per entrare nel canalino rimane fisso nella sua posizione e può crescere fino a dimensioni ragguardevoli e tali da determinare un danno allo stesso rene. In questo caso, e per eliminare il possibile danno renale, il calcolo viene opportunamente “bombardato”, come si usa dire, e frantumato in pezzi più piccoli che possono essere espulsi in maniera naturale con l’urina. Tale metodica non invasiva sostituisce il più cruento intervento di rimozione diretta che comportava un vero e proprio intervento chirurgico.
 
Quando invece le sue dimensioni sono compatibili con l’imbocco del canale, può entrare nell’uretere e qui rimanere bloccato. E’ proprio questa l’ origine della colica renale, del dolore acuto derivato dalla impossibilità fisica del passaggio del calcolo attraverso il piccolo canale rappresentato dall’uretere.
 
Il dolore è molto forte e sicuramente fastidioso per il paziente ma il problema principale è dovuto al fatto che il calcolo bloccato può interrompere il flusso urinario, cioè il passaggio dell’urina dal rene alla vescica. Questo con il tempo può provocare una sofferenza dell’organo a monte, il rene che continua a produrre urina. Ecco il motivo e la necessita di un controllo medico che si occupi non solo di alleviare il forte dolore  ma anche controllare che il calcolino, incuneato nel condotto, finalmente proceda fino a venire espulso e liberare la via al passaggio dell’urina.
 
 
La terapia farmacologia si basa sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori-analgesici (i cosiddetti FANS- farmaci antinfiammatori non steroidei) e su antispastici con l’obbiettivo di diminuire il dolore e l’infiammazione, nonché facilitare la progressione del calcolo fino alla sua fuoriuscita. Sicuramente utile la terapia antidolore ma l’obbiettivo principale rimane sempre l’eliminazione del calcolo e mai, come in questo caso, è fondamentale la collaborazione del paziente, perché nessuna terapia può aver successo nella colica renale se non si assicura un elevato apporto di liquidi.
 
L’acqua da bere deve essere molto abbondante, quattro, cinque litri di acqua al giorno che assicurano un’altrettanta emissione di urina con pressione dall’alto sul calcolino infilato fino a farlo scendere in vescica. Il tipo di acqua non è molto importante, magari sono da evitare le gassate perché non permettono di berne a sufficienza e le acque “pesanti” che contengono molti sali, inutili o in questo caso addirittura dannosi.
 
Bere molto quindi e poi è importante controllare le urine, cioè urinare in un recipiente e guardare se è uscito qualcosa o urinare attraverso una garza o una calza da donna per controllare la presenza di calcoli e per poterli eventualmente raccogliere. Raccogliere un calcolo è molto importante perché permette di passare da una prevenzione generica, cioè per tutti i tipi di calcoli, ad una invece specifica, proprio per quel tipo di calcolo emesso.
 
La cosa non è da poco. Se un paziente ha una colica e viene riscontrata una calcolosi renale significa che quel soggetto ha un’urina che “produce” calcoli. Come ne ha prodotto uno ne può produrre anche altri e devono quindi essere prese delle precauzioni affinché ciò non avvenga. E’ la famosa prevenzione che mai, come in questo caso, è importante e può evitare la ricomparsa della malattia.
Se non conosciamo il tipo di calcolo, la sua composizione chimica, la prevenzione non può che essere di tipo generico e semplicemente legata all’aumento dell’assunzione di liquidi in modo da aumentare, in misura proporzionale, la quantità di urina che serve a diluire i componenti.
 
Il calcolo è infatti formato da normali componenti dell’urina che in caso di eccessiva concentrazione “precipitano” formando aggregati organizzati che somigliano a veri e propri sassolini. Aumentando l’acqua si aumenta la diuresi (urina emessa nelle 24 ore) e si diluiscono i componenti che non hanno più modo di precipitare ed organizzarsi in formazioni solide.
 
Quando conosciamo la composizione del calcolo invece si può fare di più.
 
Senza  dilungarci su diete e cibi da evitare in base al tipo di calcolo (i componenti dell’urina sono derivati in gran parte dalla composizione della nostra alimentazione in quanto ne sono i prodotti di scarto) basta l’esempio, semplice, del calcolo di acido urico.
Questo calcolo si forma in persone che producono molto acido urico che passando dai reni in urine molto concentrate può precipitare e dare luogo alla formazione di calcoli.
Si capisce quindi che la prevenzione “generica” è quella di bere di più in modo da diluire la sostanza ed impedirne il deposito renale. Ma l’acido urico ha la caratteristica di precipitare solo in urine “acide” per cui alla profilassi generica possiamo utilmente associarne una “specifica” cioè quella di rendere “alcaline” (il contrario di acide), le urine, scegliendo di bere un’ acqua bicarbonato-alcalina (è scritto sull’etichetta) o più semplicemente aggiungendo un cucchiaino di bicarbonato (quello che si una normalmente in cucina), all’acqua da bere.

Le urine diventano alcaline e l’acido urico in questo ambiente non è più in grado di precipitare e formare calcoli.


Eccoci passati quindi da una prevenzione generica ad una invece specifica, ancora più semplice e più efficace, per quel tipo di calcolo formato da quel tipo di paziente.  
 
Concludendo due cose sono da sottolineare nel caso di un paziente affetto da coliche renali e quindi da calcolosi renale:


1)      l’importanza di un controllo eco o radio-grafico periodico della situazione del calcolo e del rene che lo ospita (spesso la calcolosi è bilaterale)
2)     la necessità di un apporto idrico adeguato come misura terapeutica in caso di colica, profilattica in caso di calcolosi renale semplice non complicata.

 

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