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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
IL FILM
Quasi amici

24/3/2012 - 15:26

 

E’ difficile non scivolare nella retorica quando si gira un film su un handicap fisico così devastante come la paraplegia.

Eppure i registi di un delizioso film francese, “Quasi amici” (Intouchables, 2011), ci sono riusciti con eleganza e intelligenza.

 

Uscito nelle sale italiane il 24 febbraio 2012, Olivier Nakache ed Éric Toledano hanno realizzato un film leggero e divertente sul rapporto fra Philippe, un aristocratico afflitto da paralisi quasi totale e Driss, un ragazzo di colore pieno di vita e refrattario a qualsiasi regola.


Philippe, dopo aver avuto diversi assistenti che tratta malamente e con snobismo, incontra Driss che non gliele manda a dire ma che lo tratta in modo più che normale come se fosse uno dei ragazzi del suo quartiere, luogo proletario e nemico delle convenzioni. Driss, infatti, vive fra un sussidio e l’altro in un appartamento pieno di parenti e in un quartiere dove gira più droga che lavoro.


Fra Philippe e lui nasce subito una complicità sana e vitale con la quale vivono giornate divertenti, bizzarre, vitali e ai limiti del consentito: corse in macchina di notte a velocità da ritiro della patente, voli con il delta plano, feste un po’ equivoche e poi la quotidianità con tutti gli ostacoli che Philippe deve affrontare a causa del suo handicap.


Il film ha ottenuto in Francia un successo incredibile incassando cifre impressionanti e la critica lo ha consacrato come un capolavoro. Non è un film così straordinario ma è una storia raccontata con la giusta miscela di ironia e leggerezza non dimenticando il dramma di Philippe ma riuscendo anche a raccontare la difficile integrazione di Driss ragazzo somalo nato in Africa ma cresciuto in una Parigi multietnica con enormi problemi di integrazione interrazziale.


E poi c’è l’amicizia, un altro tema molto abusato che in questo film vince la palma dell’originalità perché viene narrata in modo commovente e divertente senza lasciare rivoli di retorica o di patetismo che erano facili da incontrare in un gioco di equilibri non scontati ma che sono sempre precari quando il tema è l’handicap e la differenza di razza. Ma al di là dei temi trattati questo film è un inno alla gioia di vivere e alla voglia di guardare la vita con uno sguardo temerario e distaccato cercando quei momenti preziosi e unici che uniscono le persone oltre ogni divisione e incomprensione.


Gli attori sono straordinari e la loro forza espressiva alza di livello la narrazione affascinando lo spettatore il quale osserva con attenzione, anche nei momenti più difficile, le reazioni dei volti dei due protagonisti facendosi trascinare negli intensi scambi della loro amicizia.

Un film da vedere.

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