Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Dopo la disavventura della scelta dei pali “troppo corti” che hanno rallentato i lavori e accelerate le polemiche dei soliti cittadini scontenti, pali sostituiti ma non certamente buttati, ecco che i lavori riprendono speditamente.I vecchi pali verranno impiegati nei numerosissimi interventi necessari all’allestimento dell’area e quindi si è solamente perso tempo ma non denaro.
Il resoconto filmato dell’amico Bobo mostra la posa in opera della palificazione principale, ma sono necessarie alcune spiegazioni.
Una lunga corda segna la linea esatta della prima fila di sostegno e un addetto ai lavori guida l’operatore alla ruspa per mantenere l’allineamento.I pali sono posizionati da un trattore con la testa rivolta a mare, pronti per essere presi.
La macchina operatrice, che ha abbandonata la sua primitiva funzione di ruspa, ha in fondo al braccio un blocco che aggancia la sommità del palo facendolo entrare in una ganascia che lo porterà poi in posizione verticale.
Il motore spingerà poi con la sola forza del braccio semovente il palo in terra fino al massimo della penetrazione, che poi finirà con un martellamento e una vibrazione.
I vecchianesi padulai, quelli che hanno o avevano i casotti in padule, sanno perfettamente che quando si infilavano nella soffice motriglia del lago i pali per pontili o baracche, questi entravano come niente giù nel fondo, con poca fatica, ma se si fermava la spinta per un riposo o una chiacchierata, dopo era difficilissimo far riprendere l’affondamento; il fango che prima aveva unto e fatto scivolare la lunga abetella, ora faceva da collante tenendola stretta stretta.
Qui la consistenza è più dura ma non si spinge a mano, tuttavia succede la stessa cosa.
Un palo, spinto fino a quando la testa della pinza non batte in quello attiguo precedentemente infisso, viene ribadito per la parte eccedente il livello con un pezzo di legno che sostituisce la parte che viene “persa” nella cavità della ganascia.
Ebbene, ritornando all’esempio del padule, basta lasciare per i pochi minuti necessari alla presa del pezzo da battere, e quel palo non si muove più schiacciato per tutta la sua lunghezza da una camicia di pura argilla collosa tanto che, come si vede dalla foto a corredo, la forza per far scendere il palo si rivolta contro l’enorme macchina facendola alzare da terra.
Una curiosità è che in un primo tentativo di questo genere inspiegabile di cose, nel cercare una spiegazione alla non penetrazione della palificazione, si è fatta una escavazione ed è venuta alla luce una traversina di stazione, (dovrei dire di ferrovia ma stazione segue la fila dello zione), e per quella non c’era soluzione.
Le foto del giorno dopo mostrano un nuovo aggeggio, quel tubo di ferro che ora sostituisce il pezzo di legno che a lungo andare si era rotto.
Buon lavoro.