Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Mario Pereira porta il suo saluto ai promotori della sezione ANPI di Vecchiano
Vecchiano, 6 aprile 2012
“Con vera gioia accolgo la notizia della creazione della nuova sezione dell’ANPI di Vecchiano, segno tangibile della volontà di mantenere viva la memoria e proseguire la lotta per la libertà d’azione e di pensiero che i nostri padri si sono trovati ad affrontare in un modo molto più cruento e crudele di quello che oggi abbiamo di fronte.
Ma l’impegno e le motivazioni sono le stesse. Oltretutto queste zone sono impregnate dalla storia del Brasile che, unico stato del Sudamerica partecipante alla II guerra mondiale, proprio qui mosse i primi passi.
La nostra storia comune iniziò proprio in questi luoghi.
Qui muovemmo i nostri primi passi diliberatori in un terreno che ci era sconosciuto e che ci aiutaste a comprendere e conoscere.
I pracinhas, così erano chiamati i soldati brasiliani, proprio a San Rossore trovarono i campi di prima accoglienza, dove ebbero la possibilità di addestrarsi sotto le istruzioni della V armata del Generale Alexander durante una prova di fuoco di tre giorni; inoltre esistono molte testimonianze del loro passaggio a Pisa, dove sia personale della FAB (la forza di aviazione brasiliana) che i battaglioni di fanteria ebbero modo di soggiornare (alcuni dei militari soggiornarono nell’attuale Casa dello Studente in Lungarno Pacinotti, conosciuto all’epoca come Albergo Nettuno).
Esiste anche una targa in Corso Italia, sulla facciata dell’attuale sede della Facoltà di Informatica.
Anche la Valdiserchio fu toccata dal passaggio della FEB: i pracinhas entrarono in linea a Vecchiano (esiste in rete un documento tratto dal diario di un pracinha dove viene tratteggiato un breve ritratto del paese) e dopo il Monte Prana, Massarosa e Camaiore, liberarono il comune di Pescaglia.
E fu da lì che iniziò la lunga marcia che portò i pracinhas a liberare numerose città dell’Emilia Romagna (Montecastello, Castelnuovo, Montese, Zocca, Collecchio e Fornovo).
Oltre all’alleanza militare con gli americani, che meriterebbe un discorso a parte, i brasiliani riuscirono a instaurare con i partigiani un rapporto basato sulla fiducia reciproca, conquistato con la correttezza, con l’aiuto e con l’integrazione che da ambo le parti si riteneva un valore morale e necessario, nella comune lotta per la riconquista della libertà e della democrazia.
Ben venga quindi questa nuova sezione ANPI, con tutti gli auspici di un pieno successo, e di tante iniziative comuni per continuare a mantenere viva la memoria storica della nostra regione che si fonde nella comune volontà di mantenere vivo il ricordo e promuovere la diffusione e divulgazione della storia, nonché di promuovere la rinascita di uno spirito democratico nei giovani, che sono la nostravera speranza di un futuro migliore, in cui apertura e condivisione dei valori democratici siano veramente il motore della rinascita della coscienza.”
Mario Pereira, Lauro Biagini, Giulia Baglini, Francesco Marchetti
Mario Pereira è l’amministratore del Monumento Votivo al Militare Brasiliano: si trova in località San Rocco,nelle immediate vicinanze di Pistoia, lo stesso luogo che venne scelto durante la seconda guerra mondiale per ospitare le salme dei caduti della FEB, la Forza di Spedizione Brasiliana.
Dopo la fine del conflitto il padre di Mario, Miguel Pereira, ne divenne il guardiano e curò il recupero di buona parte dei dispersi.Quando i resti mortali vennero traslati nel Mausoleo di Rio de Janeiro venne deciso di lasciare un segno perenne della presenza e dello sforzo sostenuto dal Brasile e dal suo popolo per la libertà dell'Italia.
Ancora una volta Miguel venne nominato curatore e guardiano del Monumento, diventando uno dei testimoni e dei guardiani di una memoria storica fodamentale per la storia del nostro Paese, ruolo che ha ricoperto fino alla morte, nel 2003.