Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Non userò mai più una foto dedicandola ad un giorno specifico perché scade immancabilmente di significato allo scoccare della mezzanotte.
Così è successo per Pasqua con una immagine che non valeva per Pasquetta, che ne abbisognava di un’altra che non va più bene oggi, ed oggi, che ricomincia una settimana corta, allungo le distanze e ritorno quindi a qualcosa che scade più lentamente e, assurdamente, con una foto di quacosa che ha la vita breve di un alito, ma legata a qualcos'altro di breve che ha la vita eterna della poesia.
Ho avuto modo di conoscere un’affascinante romana (di adozione consolidata), famosa traduttrice dello scespiriano “Sogno di Sogno di una notte di mezza estate“, con i due anni di successi raccolti con questo spettacolo al Globe Theatre di Roma, e scrittrice ammirevole di un deliziosostrano libro, “Il fascino indiscreto della parodia”, che mi ha regalato con una personalissima dedica.
È un controcanto malizioso alla lunga tradizione della poesia italiana, intonato con puntiglio addirittura sussiegoso sui suoi stessi accordi, ma con una sgangherata, sfilacciata e cialtronissima licenza rispetto all’argomento poetico.
Con una voluttà sorniona, e con quell’affettuosa bonomia con cui si prende in giro solo ciò a cui si vuole bene, l’autrice si è andata, come direbbe Montanelli, “ingaglioffando” in un delinquere in versi.
Simonetta, parodiando, copre non un solo periodo della poesia italiana, ma, per autori esemplari, l’intero arco della sua storia, fino alla prima metà del Novecento, “inzaccherando il pavimento tirato a lucido della poesia con le ciabatte un po’ sudice della buona, vecchia prosa del mondo”, come dice nella sua prefazione.
Ecco le sue versioni della celeberrima “Mattina” di Ungaretti:
Il bonzo
M’illumino
d’incenso
Ionesco
M’illimita
il nonsenso
Stalin
M’inalbera
il dissenso
La moglie del mio vicino
M’ingravida
Vincenzo
L’enigmista
M’estrinseco
un bisenso
Una graticola paleocristiana
Ho cotto
San Lorenzo
Nostradamus
Ho come
un sesto senso
Franco e Maria (schiantati sull’A1 la primavera scorsa)
Si andava
controsenso
Er cornuto
Me rode
si cce penso
Priapo al risveglio
Vabbè,
ma ce l’ho immenso!!
Baudelaire
M’ingurgito
l’assenzio
L’imperatore Costantino
Ti sgomino
Massenzio
Il laconico
Mi limito
a un assenso