Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Ho costruito anch’io la mia piccola Agrifiera casareccia, sempre aperta estate e inverno e aggratisse, dove c’è spessissimo, all’ombra di un grande leccio, lo lentomangiare di frutta o salcicce abbrustolite o schiacciatine appena sfornate, vino bianco o nero, un tavolo grande tipo contadino dove si discute con gli amici fra un nocino o un limoncello di Arselle Giornale Pioppini Serchio, tutti maiuscoli, poi spazio bambini con altalene e scivoli (tre nipoti!), un’azzardosa teleferica con seggiolino per veloci cadute controllate, oggetti recuperati e dismessi ma dal fascino antico, legni contorti trovati nel bosco o sul mare, vecchie pietre scalpellate da vecchie mani, damigiane (quelle soffiate no stampate!) piene di imperfezioni che danno loro un’unicità incredibile e salvate dalle grinfie della Revet, conchiglie di mare e di fiume, sassi e sassetti di tutti i colori, tutto e di più da farne un “museo” come dice Don Lido quando viene a benedire, o una “fiera” come dicono gli amici o un “casino” da buttare come dice mia moglie e anche i miei figli.
Ma io, duro, vado avanti con la scusa di “tanto il posto c’è” finché non ci sarà più e quando non ci sarò più nemmeno io… allòra faccin loro!
In questo miscuglio di e da fiera non può mancare anche la parte dedicata agli animali e allora ecco una ciotola alta su un palo dove tortore e passerotti chiedono che vi posi pane e semi, un prato bucato e tartassato da merli tutto l’anno e da upupe di questi tempi, cornacchie e gazze che rubano il cibo ai passerotti, addirittura un picchio verde che tamburella sul tronco di una grande quercia (la mia fissazione) e un coro continuo di cinguettii melodiosi di capinere e tubii monotoni di tortore e colombi.
Qualche trattore ogni tanto a lavorare i campi confinanti e poi pace e pace e pace, tanta pace che anche le lucertole si sentono amiche e mangian con noi e (...mia moglie non legge la Voce e quindi son tranquillo) fra poco aspetto con gioia il risveglio di un paio di bisce che dormono ancora sotto le pietre di un’aiola!