Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La mafia è ancora una montagna di merda
"La mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti, si limita a prendere il pizzo". Chi avrà mai pronunciato questa frase? Marcello Dell'Utri? Totò Cuffaro? Totò Riina? No. Nessun boss mafioso né condannato per reati legati alla criminalità organizzata. Sono le parole di un comico durante un comizio elettorale. E in quale città ha fatto quest'affermazione? A Palermo esattamente il giorno prima del trentesimo anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario di Salvo.
Dietro a questo intervento c'è tutto: mania di protagonismo, ignoranza, presunzione. Ma soprattutto c'è in qualche modo l'inconsapevole (almeno speriamo) ridimensionamento della portata del fenomeno mafioso sbeffeggiando quasi chi lotta nell'antimafia.
Dirla poi in quel giorno e in quel contesto, in cui la mafia ha fatto vere e proprie stragi, è assolutamente di pessimo gusto oltre che fuori luogo. Qualcuno ha provato a difenderlo dicendo che era solo una battuta. Come se si potesse ridere di fronte alle 824 vittime di mafia che ogni anno Libera ci ricorda nella giornata nazionale per la lotta contro tutte le mafie. Forse qualcuno se la rideva mentre Falcone, la moglie e gli uomini della scorta saltavano in aria a Capaci. Se la ridevano come la cricca subito dopo il terremoto abruzzese. Cinici faccendieri e spietati criminali sono le uniche categorie che possono ridere di fronte a battute di pessimo gusto come quella palermitana.
Forse un approfondimento del fenomeno mafioso con la lettura di Pietro Grasso, Giancarlo Caselli e Francesco Forgione (per citarne alcuni) potrebbe aiutare a comprendere meglio la gravità delle parole espresse da Grillo. Proviamo per un attimo a non mettere in discussione la buona fede delle sue parole usate per scopi meramente comico/riflessivi. Ci interessa maggiormente capire che portata ha un'affermazione di quel tipo. La sua gravità sociale ed educativa alla luce dei tanti giovani che animano il movimento di cui si fa promotore e megafono. Dobbiamo uscire dalla mentalità che la mafia è l'anti-Stato. Le organizzazioni criminali hanno tutto l'interesse a collaborare con lo Stato. Si parla sempre più spesso di mafia capitalistica o capitalismo mafioso, come ricordato da Tonio Dell'Olio in un recente incontro con i giovani presso il Polo Carmignani dell'Università di Pisa. "Il vero problema è la zona grigia del Paese, la forza della mafia non sta nella mafia, è fuori, è nella zona grigia costituita da segmenti della politica, del mondo delle professioni e degli imprenditori. Le zone grigie sono anche nella Chiesa" ci ha ricordato Don Ciotti il 17 marzo scorso a Genova. Nel periodo stragista la mafia, e soprattutto Cosa Nostra, ha deciso di sfidare apertamente lo Stato “strangolando” centinaia e centinaia di vite umane, di donne e bambini, di innocenti e servitori dello Stato. Affermare il contrario è una violenza nei confronti della memoria di quelle vittime e dei loro parenti. E lo strangolamento continua tutt'oggi ai danni dei piccoli artigiani, dei lavoratori costretti a subire soprusi e ricatti. Uno strangolamento dell'economia legale ad esclusivo vantaggio di quella criminale.
Ci sono altre forme, altri modi e altre parole per criticare l'operato del governo e della classe dirigente nazionale di questo Paese. Innanzitutto partendo proprio dall'antimafia come valore assoluto, sottolineando l'inadempienza governativa degli ultimi anni nel contrasto alla criminalità organizzata e supportando il lavoro quotidiano di chi vive l'antimafia come propria ragion d'essere.
E così, da diversi anni ormai, in Provincia di Pisa, con Libera e con Avviso Pubblico, si cerca di creare quel tessuto socio-culturale in grado di contrastare il fenomeno mafioso. Dobbiamo tenere bene a mente che le mafie, per quanto invisibili e silenziose, continuano a fare affari incrementando il potere di influenza nei confronti della classe politica. Il valore della memoria e del ricordo delle vittime di mafia uniti alla consapevolezza del danno arrecato all'economia legale da parte dell'economia malavitosa sono gli elementi fondanti per una nuova liberazione, che non potrà ammettere nessun calo di concentrazione né sminuimento della mafia come “montagna di merda”.
Alessandro Valenza – Coordinamento Provinciale SEL Pisa