Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Sabato mattina nella mia scuola, quando è arrivata la notizia del terribile fatto di Brindisi, ci si è detti: “No le scuole no, i ragazzi no. E invece sì…”. Una bomba feroce, uno stupido strumento di morte ha ucciso senza sapere perché. E i ragazzi e le ragazze innocenti hanno sgranato gli occhi quando hanno saputo della bomba alla scuola e i loro sguardi erano atterriti quando hanno saputo della morte di Melissa Bassi.
È arrivata viva all’ospedale, aveva detto ai medici: “Salvatemi”. Aveva 16 anni. Frequentava la scuola intitolata a “Morvillo-Falcone”. È successo nell’anniversario della strage di Capaci del 23 maggio 1992. Me li ricordo bene quei giorni, poco dopo nacque mia figlia. È successo nel giorno dell’arrivo della carovana antimafia di Libera. Don Ciotti si tappa gli occhi dal dolore. Poi si fa forte, parla alla manifestazione e trova le parole per trasformare le paure in speranza e conclude: “Questi ragazzi sono meravigliosi non prendiamoli in giro”. La settimana scorsa anche i miei ragazzi avevano partecipato a una assemblea per la legalità, l’auditorium era affollato e loro si passavano di mano in mano il microfono per fare domande al magistrato sulla mafia, sui mafiosi, chiedevano di Falcone, Borsellino, Peppino Impastato… Ora ci guardano diritto negli occhi e chiedono: cosa diavolo ci fanno tre bombe alle 7:42 di mattina all’entrata di una scuola? Chi sono quelle carogne che ce le hanno messe? Chi ce li ha mandati?
Ieri le mani dei ragazzi e ragazze di tutta Italia tenevano i loro striscioni: "Siamo cittadini di un Paese che si ricorda di stare uniti solo quando si muore" “E adesso ammazzateci tutti”, “Vigliacchi! Non abbiamo paura”, “Ciao Veronica, non mollare”. E hanno fischiato i discorsi dei politici collusi e pure quello del vescovo di Brindisi.
Non vogliono solo sapere il numero di scarpe che portava Melissa, né il colore del suo zainetto, né leggere il suo diario, né guardare l’album di famiglia, né vedere i cuoricini per il suo ragazzo. Vogliono sapere chi è stato e perché. “Sarebbe da stupidi, non credi? Passare una vita intera a desiderare qualcosa senza mai agire!”, dicono. Desiderare qualcosa...
I ragazzi non accettano che le istituzioni non reagiscano. Ieri è successo un fatto terribile e l’Italia ha dato una lezione straordinaria di resistenza democratica.
Ce la danno i ragazzi e le ragazze prima di tutto. E li seguiamo e pensiamo a quando avevamo vent’anni noi. Quando imparammo queste parole: “strategia della tensione”, convivenza tra criminalità organizzata e istituzioni. Allora ci prese un’adolescente furia di resistere, accanto a quella di esistere. Ogni tanto ci prende anche ora. Raccogliamo quelle scarpe trovate per terra, guardiamo quelle foto private che non volevamo diventassero pubbliche, leggiamo qualche frase del diario, qualche bigliettino d’amore per il suo ragazzo, pensiamo ai padri, alle madri e alle famiglie colpite, non troviamo parole davanti alla morte. Stanotte c'è stato anche un forte terremoto nel nord-est e in Emilia, si è sentito anche qui. Sono morte altre persone. Guardiamo i ragazzi negli occhi e pensiamo alla vita, sì alla vita, che è tutto.