Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
I più “annati” si ricorderanno senz’altro del mostro Gojira, chiamato in occidente Godzilla o addirittura Gozzilla, e della sua saga, detta Showa, che spopolò nei primi anni del 1950 ad opera di una casa cinematografica giapponese.
Al primo Godzilla ne seguirono molti altri facendo combattere il grosso lucertolone (50 metri di altezza e 20.000 ton. di peso i primi della serie e 100 - 60.000 i successivi) con esseri mostruosi venuti dallo spazio o risvegliati dopo millenni di ibernazione o creati da scienziati pazzi e con esotici nomi di : Biollante, Megalon, Megagiurus, Mekagojira, Ghidorah, Mothra, Spacegojira, Destroyer e addirittura ci fu anche un figlio di Godzilla, Gorgo, nato come e da chi non è dato di sapere!
L’ultimo Godzilla è completamente costruito al computer, ma i primi fantastici animali erano o lucertole vive con incollate addosso varie appendici come corni, dentoni, aculei o simili orpelli preistorici o pupazzi di finta pelle o addirittura uomini mascherati.
Mi ricordo benissimo del primo Godzilla e come fosse orrendo, terrificante e comico nello stesso tempo. In una delle sue lotte con mostriciattoli che facevan da comparsa, in una scena in cui si vedevano questi esseri essere (scusate!) uomini travestiti, addirittura uno aveva una vistosa toppa ricucita sul costume!
Giapponesi come lucchesi o genovesi?
Realtà ora.
La nostra comune lucertola ha anch’essa una simbologia un poco strana come strani sono comportamenti e attribuzioni come nei geroglifici egiziani dove significa “benevolenza”.
Nel lontano mondo romano, a cavallo fra il secondo e il terzo secolo dopo Cristo, a Roma destava molta curiosità l’opera “De natura animalium” del naturalista Eliano che, sebbene fosse di madre lingua latina, scriveva in greco raccontando quello che “sapeva” o “aveva sentito dire” o “visto personalmente” e ancor più quello che “aveva trovato” nelle antiche opere greche.
Della lucertola scrive:
“Le lucertole sono ghiotte di api e gli apicoltori, per difendere le loro arnie, cospargono il terreno d’intorno con elleboro misto a farina o facendo inumidirla con succo di euforbia o decotto di malva.Questo intruglio risulterà fatale agli animali appena lo avranno assaggiato”
E ancora, passando da osservazione a leggenda:
“Se volontariamente o accidentalmente colpiamo con un bastone una lucertola e la dividiamo nel mezzo in due parti, nessuna di queste muore, ma ciascuna continua a vivere per proprio conto e muovendosi strisciando su due zampe. Se poi le due parti si incontrano allora si congiungono, tornando a fare un corpo solo, sebbene la cicatrice indichi la disavventura capitata, la lucertola mostra la stessa vitalità e non differisce in nulla dalle altre lucertole che non hanno provato quella esperienza”.
Vi sono altre annotazioni e storie, ma le lascio per la prossima volta perché vorrei raccontarvi una leggenda del Camerun:
“All’inizio Dio mandò sulla terra due messaggeri: il camaleonte doveva annunziare agli uomini la risurrezione dopo la morte e la lucertola che portava l’annunzio della morte senza ritorno. Il messaggero che fosse arrivato primo avrebbe prevalso. La lucertola disse al camaleonte -vai lentamente, lentamente… se corri scuoti il mondo!-. Poi prese vantaggio annunciando la morte senza ritorno.”
La mia lucertolina invece si trova a combattere un grosso rosso serpente in una lotta che pare senza ritorno.
Dai gozzillina mia, mordilo al gozzo, al gozzo, e poi gozzoviglierai con le sue tenere carni, ma lasciagli però un anello che lo dovrà dare in cambio del passaggio all’Averno sul gozzetto di Caronte.