Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La beata Giuliana di Liegi (1200 ca.) era ispirata a promuovere l’istituzione di una festa speciale dell’Eucarestia che poi fu istituita ufficialmente l’8 settembre del 1264 dopo il conosciutissimo miracolo di Bolsena e la sua processione in Orvieto del 19 giugno.
Nelle zone vicine a noi questa solenne festività cristiana viene celebrata nel paese di Camaiore con un particolarissimo rito: "l’infiorata", ora passata ad essere la stesura di spettacolari “tappeti di segatura”.
I tappeti di segatura colorata, la cosiddetta Pula, sono un evento con una grande tradizione storica e religiosa. Il lavoro viene eseguito nelle poche ore notturne, ma la preparazione inizia parecchi mesi prima. Si parte da una idea, un tema che viene strutturato con il “bozzetto” e riprodotto nelle misure stabilite sui fogli di compensato e intagliato secondo le caratteristiche del “togliere”, rendendo parti piene e vuote.
L’intaglio risulta, nella preparazione, la fase più delicata: tradurre cioè il bozzetto operativo su legno con le misure effettive che troveremo nella realizzazione del tappeto.
Già alla fine del ‘400 la processione del Corpus Domini percorreva le strade del centro storico, ma la tradizione dei tappeti si afferma nell’800, quando i Borboni spagnoli arrivarono in Versilia e le strade venivano addobbate in loro onore con fiori e segatura.
La segatura è un materiale povero che con l’aggiunta del colore anilina, produce un grande effetto cromatico . La segatura di pioppo o d’abete (legni chiari) è l’elemento essenziale per costruire il tappeto; il colore viene disciolto in acqua o alcool e versato sulla segatura e questa impastata a mano.
I tappetari, inginocchiati sul mucchio di segatura, strofinando con le mani ricoperte dai guanti, trasformano quel povero materiale nel colore stabilito.
Nelle soffitte del centro storico, nelle cantine o nelle stanze di vecchi palazzi, i gruppi fanno nascere montagne di verde, rosso, giallo e tutti i colori programmati che vengono lasciati riposare qualche tempo, mantenendo però la giusti umidità fino alla sera della realizzazione .
Nel corso degli anni il tappeto si è trasformato, legato spesso ad una simbologia semplice, con il tema religioso ben definito o temi legati alle problematiche sociali.
La manifestazione ha subito alti e bassi, con interruzioni nel periodo della guerra e intorno agli anni ’50 con la nascita di una forte competizione (i camaioresi si ricordano ancora che i più accaniti e “bravi” tappetari erano i comunisti della cellula locale). Nel 1968 l’iniziativa risente dello spirito di rinnovamento e contestazione che scuote tutta l’Italia manifestando il dissenso e il disagio verso i tempi che velocemente cambiavano.
Oggi i gruppi fanno parte dell’Associazione tappetari e, con l’Assessorato alle tradizioni popolari del Comune di Camaiore e la Parrocchia di Camaiore, cercano di puntare molto sulla qualità esecutiva e sul tema religioso assegnato, rivolgendosi alla comunità affinché sia momento di osservazione e di riflessione dei temi proposti con un’attenzione in particolar modo alle nuove generazioni per tramandare questa tradizione così radicata nel territorio Versiliese e per questo motivo continuano ogni anno i corsi nelle scuole, anche verso le città gemellate con il comune di Camaiore cercando di far crescere in loro l’amore prezioso per questa arte che, ogni anno, mantiene la notte del Corpus Domini .
Il lavoro comincia la sera del sabato sera, quando i camaioresi non impegnati se ne vanno a letto mentre gli altri, i tappetari, si sdraiano sulle due strade del percorso della processione per creare le loro opere.
Dal segno sulla strada per delimitare lo spazio, al riempirlo con il primo strato di segatura, al posare gli stampi vuoti per poi inserire i particolari, tutto si sussegue con lento andare che diventa frenesia quando sembra che la notte sia già avanzata e la paura di un imprevisto fa pensare di non riuscire a finire l’opera.
Tutto termina solamente all’alba della domenica, un lavoro di mesi che poi si consumerà velocemente con il calpestio dei visitatori, ma non dei partecipanti alla processione che camminano devotamente ai lati dei multicolori tappeti.
Sono stato molte volte a vedere gli amici tappetari all’opera, fino a mezzanotte, non di più, e molte altre a seguire la festa del giorno dopo con la stessa ammirazione stupore e dispiacere della sua breve vita.
Stamani, complice la macchina fotografica, sono ritornato a Camaiore ed ecco quello che “abbiamo” visto.