Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
FERITE
In caso di ferita, a meno che non sia interessata un’arteria e la perdita di sangue sia così abbondante da dover applicare un laccio (a monte) e recarsi urgentemente al Pronto Soccorso, la primissima cosa da fare è lavare bene la zona ferita con acqua e sapone.
Specialmente in occasione di ferite alle mani durante il lavoro o di caduta a terra con contaminazione della ferita da terriccio o piccoli sassi questo è il primo provvedimento da prendere per ripulirla bene dalla sporcizia che vi può essere penetrata. Una bella saponata oltre a pulire la superficie cutanea dai germi, elimina anche il sangue fuoriuscito e fa vedere con esattezza l’entità del danno. Se la ferita è molto estesa e/o profonda bisognerà recarsi dal medico per un’eventuale applicazione di punti di sutura o sterilstrip (cerottini adesivi con dentro del filo che tengono chiusi i due labbri della ferita). In caso contrario basterà, dopo il lavaggio e l'asciugatura con un panno pulito, fare un’accurata disinfezione locale con i soliti prodotti (non con l'alcool), ed una copertura con garza sterile. La terapia antibiotica di solito è ritenuta inutile e si riserva ai casi in cui la ferita sia molto contaminata e la pulizia non appaia sufficiente, ma in ogni caso sarà il medico che deciderà il da farsi.
In caso di ferite penetranti, ferite con oggetti a punta che penetrano in profondità bisogna:
a) controllare che nella ferita non siano rimasti corpi estranei, come parti di una scheggia di legno, di vetro, di un ago che si è spezzato, di una spina
b) controllare la data della propria vaccinazione antitetanica, essendo queste le ferite “tetanigene” cioè a maggior rischio di tetano.
Questo perché le ferite penetranti portano i germi in profondità, dove c’è poco ossigeno, e il bacillo del tetano si sviluppa bene proprio in questo ambiente (parleremo diffusamente del tetano più avanti).
Nei casi si sospetti la permanenza nella ferita di un corpo estraneo come un frammento metallico può essere effettuata una radiografia. Questa invece è inutile nel caso di una scheggia di legno o spina o di un frammento di vetro che non possono essere rilevati radiologicamente.
Se la ferita è profonda può aver danneggiato un tendine o un nervo ed in questo caso l’intervento del medico è indispensabile per non avere danni futuri. La lesione di un nervo provoca di solito intorpidimento o formicolio dell’arto leso, la lesione di un tendine rende difficile, od impedisce, il movimento dell’arto a valle della ferita.
La vaccinazione antitetanica nel caso di lesione molto superficiale non è ritenuta indispensabile, può essere però un’utile occasione per controllarne la scadenza ed eventualmente fare un richiamo.
La terapia antibiotica, come già accennato, non è indispensabile se la ferita è ben trattata e disinfettata. Comunque nel caso si sviluppi un’infezione, questa non compare immediatamente ma di solito sono necessarie almeno ventiquattro ore affinché i germi possano riprodursi: in questo caso la lesione si presenta fortemente arrossata (non con un piccolo arrossamento intorno ai bordi, che è il normale indice del lavoro di riparazione in atto), con presenza di pus, dolore e gonfiore.
Anche in questo caso bisogna rivolgersi al medico per un’eventuale terapia antibiotica generale ed una eventuale pulitura chirurgica locale (toilette chirurgica).
Nel caso di ferite molto superficiali (graffi, abrasioni) il lavaggio con acqua e sapone è ancora più importante per la raccolta di terra e detriti che vanno assolutamente eliminati. Si consiglia di ispezionare accuratamente le lesioni dopo lavate per eliminare qualunque frammento di terra o altro. In caso di lembi di pelle ben attaccati alla parte sana questi vanno mantenuti e dopo il lavaggio ed il controllo accurato si possono distendere sulla ferita a protezione. Se invece sono sporchi o necrotici (di colore nero) vanno tagliati con un paio di forbicine. Il loro taglio è indolore essendo un tessuto ormai morto (necrotico). Se nel taglio compare dolore vuol dire che abbiamo sbagliato e stiamo tagliando qualcosa di sano. Poi si disinfetta e si applica alla fine una pomata antibiotica che ha lo scopo principale di non far aderire la garza alla ferita. Si rimuove giornalmente mediante applicazione di acqua ossigenata o Amuchina diluita (3%) e si rinnova.
FERITE DA AMO DA PESCA
E’ una ferita particolare e merita un suggerimento per tentare un’estrazione abbastanza indolore. Se la ferita coinvolge un occhio è necessario l’intervento dello specialista ma se l’amo è infilato in un’altra parte del corpo si può tentare di estrarlo da soli, prima di andare dal medico che può farlo in anestesia locale.
Nel caso l’amo sia infilato superficialmente si può provare a spingerlo delicatamente fino a far emergere il barbiglio (la punta dell’amo con lo sperone) per poi tagliarlo con una pinza.
Se invece è entrato in profondità si può provare con questo sistema: si passa un filo di nylon nella parte curva dell’amo tenendo con la mano sinistra il gambo e con la destra il filo agganciato alla curva. Il barbiglio è in basso, infilato nella pelle. Premiamo delicatamente con la mano sinistra sull’amo cercando di tenere il gambo parallelo alla pelle. In questo modo il barbiglio si abbassa e si stacca, tiriamo contemporaneamente il filo agganciato alla curva verso destra e l’amo si sfila, o si dovrebbe sfilare. E’ una manovra da tentare sul campo di pesca, altrimenti bisogna recarsi dal medico ed estrarlo in anestesia locale.
USTIONI
La classificazione delle ustioni si basa sulla profondità che raggiungono sulla pelle.
Quelle di primo grado sono le più superficiali e consistono semplicemente in un arrossamento cutaneo che guarisce facilmente senza lasciare cicatrice. Le ustioni solari di solito sono di questo grado, possono provocare un discreto dolore ma difficilmente arrecano dei gravi danni. In questi casi di eccessiva esposizione ai raggi solari molto più pericoloso può essere invece il “colpo di calore” con aumento anomalo della temperatura corporea e sintomi neurologici importanti come confusione, delirio, fino ad arrivare al coma (reversibile).
Piu’ profonde sono invece le ustioni di secondo grado in cui gli strati della pelle si distaccano fra loro e compaiono le vescicole. Alcune ustioni solari possono arrivare fino a questo stadio, tipico dell’ustione da acqua bollente. Anche queste sono dolorose, ma anche queste possono guarire senza cicatrice se lo strato basale dell’epidermide è rimasto integro e può rigenerare in maniera completa la pelle danneggiata.
Queste ustioni sono gravi quando sono molto estese. Le vescicole si riempiono di acqua e sali provenienti dall’organismo ed in qualche caso la perdita è così abbondante da mettere in pericolo la vita stessa del paziente. Sono casi di competenza del Centro Ustioni che è in grado anche di far fronte all’altra grave complicazione di queste forme più gravi ed estese che è quella dell’infezione. La mancanza della pelle espone, infatti, all’attacco dei numerosi germi presenti nell’ambiente ed i Centri che si occupano di ustioni hanno tutti camere sterili dove questi pazienti possono difendersi meglio da questo rischio.
Le ustioni di secondo grado richiedono l’intervento del medico anche quando coinvolgono il viso o le mani perché potrebbero provocare problemi di estetica o di alterazione di qualche funzione.
Quando il calore è stato così intenso e/o prolungato da coinvolgere tutti gli strati dell’epidermide (la parte superficiale della pelle) ed i tessuti sottostanti, siamo di fronte ad un’ustione di terzo grado.
Questa purtroppo, coinvolgendo anche la “matrice” della pelle, guarisce purtroppo con una cicatrice. Le ustioni di terzo grado possono dare, come quelle di secondo, problemi di perdita di liquidi, infezioni ma non dolore poiché le fibre nervose sono carbonizzate. Talvolta per queste particolari ustioni sono necessari degli innesti cutanei, in parte per migliorare l’estetica, più spesso per riuscire a conservare una funzione menomata dalla trasformazione di un tessuto prima elastico in un tessuto rigido come quello cicatriziale che può ostacolare o limitare alcuni movimenti.
In tutte le ustioni di secondo e terzo grado è d’obbligo la profilassi antitetanica.
In caso di ustione la prima cosa da fare, una volta rimossa la causa, è l’applicazione di ghiaccio locale. Acqua fredda o ghiaccio fino a quando il dolore si attenua o scompare, di solito dai cinque minuti ad un’ora. Non superare questo periodo per non avere poi dei danni causati dal freddo. In caso di bisogno si possono assumere anche degli antidolorifici che hanno però un tempo di latenza, prima di funzionare, che spesso supera la durata del dolore.
Se compaiono vescicole non vanno rotte, proteggono dall’ambiente esterno e dalle infezioni. Se si rompono spontaneamente si possono lasciare, mantengono ancora un certo potere protettivo. Creme e pomate possono essere usate solo nelle ustioni di primo grado, assolutamente controindicate su una pelle non integra.
La terapia dell’”aria pulita” come mezzo più idoneo alla terapia delle ustioni di secondo e terzo grado a domicilio è difficilmente realizzabile. Ci si limiterà ad un controllo attento dell’evoluzione della lesione, ad una blanda antisepsi mediante soluzioni molto diluite di Amuchina e al ricorso ad una terapia antibiotica di copertura alla comparsa dei primi segni di un’ infezione batterica.