Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Questa è stata una settimana piena, ma io ho pensato al vuoto. Ho pensato al vuoto come mancanza, come assenza di qualcosa o di qualcuno, e al vuoto come un posto per qualcosa o per qualcuno che deve arrivare, che deve essere pensato, progettato, accolto e ho pensato che a volte non sei consapevole del vuoto che c'era fino a quando non lo riempi, fino a quando non accade qualcosa che ti fa sentire finalmente soddisfatta.
Ho pensato al vuoto, al fatto che oggi ci sono pochi vuoti e ci sono molti pieni che però lo sono in apparenza, in realtà spesso sono vuoti, ma veramente vuoti.
Lo so che è un giro di parole, ma mi ha colpito una frase che ho letto:
“I vasi sono fatti di argilla. Ma è il vuoto interno che fa l’essenza del vaso. Mura con finestre e porte formano una casa. Ma è il vuoto di essi che ne fa l’essenza” (Tao-Tè-Ching)
e mi ha colpito perchè il vuoto di cui si parla e in realtà pieno, è generativo, è un vuoto dal significato positivo.
Mi è partita la scheggia dei ricordi e il vuoto di cui ho memoria era un silenzio in casa e fuori, un vuoto nelle strade, meno trafficate, una pausa, o meglio un intervallo nelle trasmissioni televisive, i programmi non erano nostop 24ore su 24 ore, c'erano più vuoti nei paesi, pezzi di paese ancora da immaginare, se ti affacciavi alle finestre il vuoto era pieno di un altro panorama, anche le case erano più vuote di mobili e soprammobili, la domenica era la pausa per sé, la bocca non era sempre piena di qualsiasi cibo tanto da esserne quasi nauseata, il giorno e la notte avevano la loro identità e i loro vuoti...
Ma quel vuoto era anche un pieno di bambini nelle strade a giocare, nelle corti, un pieno nelle feste di paese, ai forni per cuocere le torte fatte in casa, un pieno nei salotti di chi aveva la televisione, un pieno intorno alle tavole a pranzo e a cena, un pieno di vecchietti seduti sulle sedie davanti alle case in prossimità della strada...
Non voglio fare la malinconica, quei pieni appartengono ad un passato, come pure quei vuoti, non sto idealizzando, so bene che tra quei vuoti c'è anche la mancanza di strumenti, di possibilità...ma so anche che il pieno che vedo oggi è illusione, in realtà nasconde un vuoto più grande di quello di ieri, e nasconde la paura del vuoto, la nostra incapacità di sostare, di attraversare il tempo con un altro passo, o almeno con un passo che non sia più lungo della nostra gamba.
“I vasi sono fatti di argilla. Ma è il vuoto interno che fa l’essenza del vaso. Mura con finestre e porte formano una casa. Ma è il vuoto di essi che ne fa l’essenza” (Tao-Tè-Ching)
Nonostante non abbia mai avuto particolari problemi con i vuoti non avevo mai guardato la cosa da questo punto di vista. Non avevo mai guardato il vuoto come essenza. Amor vacui.
Non è facile stare in silenzio senza provare la sensazione di noia.
Non è facile stare da soli senza sentire la solitudine.
Non è facile fare le stesse cose, lasciarsi cullare dalle abitudini senza pensare che la nostra vita sia vuota.
Non è facile guardare dentro e fuori di noi, quando ci sembra di non stare facendo nulla.
Non è facile riconoscere il valore della pausa, dell'attesa, della lentezza.
È facile provare la paura del vuoto, tutto intorno a noi ci dice che dobbiamo combattere il vuoto, dobbiamo riempire i nostri spazi fisici, mentali, emozionali o sociali.
Già non è bello fare il vuoto intorno noi, non si è molto apprezzati se non abbiamo niente da fare.
Eppure il vuoto è anche possibilità, creatività e scoperta. La noia lo è.
Eppure il vuoto è anche lo spazio che scopri di avere per poter far fronte ad un imprevisto, è lo spazio in cui puoi accogliere una novità, un po' di vuoto serve per far posto ad un ospite improvviso.
Un po' di posto nel cuore e nella mente. Un po' di posto fuori e dentro di noi per qualcosa che può nascere e crescere accanto a noi.
Se non ci sono vuoti, se tutti i posti sono occupati qualcosa di nuovo dove può accomodarsi?
Questa settimana è stata una settimana piena, ma io ho pensato al vuoto. Questa settimana ho ricordato la strage di Viareggio, ho rivissuto il dolore di una perdita, del vuoto che mi ha lasciato una persona, del vuoto che ancora non è stato colmato dai procedimenti in corso, dalle battaglie legali, dalla giustizia coi tempi lunghi. Ho pensato al vuoto di una mamma che ha perso una figlia in questo modo tragico, una mamma che cerca di ingannare quel senso devastante di vuoto con la battaglia per la giustiza. Questa settimana è stata uccisa un'altra donna, la vittima n° 74 dall'inizio dell'anno, un'altra vera strage silenziosa. E ho pensato al vuoto che lasciano questa storie interrotte. Ho pensato che ho un vuoto di parole per descrivere la rabbia e il dolore, ma un vuoto di parole per comunicare, per parlare, raccontarsi, e anche per insultare, odiare senza uccidere ce l'hanno gli uomini, un vuoto che deve diventare preoccupazione sociale, culturale ed educativa. Questa settimana ho scoperto la magia di avere un vuoto che aspettava di essere riempito, un vuoto che serviva ad accogliere un nuovo arrivo, un nuovo capitolo della vita. Questa settimana sono diventata nonna.