Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Oggi, tornando in macchina, avevo davanti a me una vecchia Vespa con due persone a bordo che tornavano a casa dopo aver trascorso la giornata di festa al mare. La Vespa era vecchiotta, un modello di qualche anno fa e anche la coppia non appariva giovanissima. Entrambi portavano pantaloncini corti ricavati dal taglio di vecchi jeans, un po’ graziosamente sfilacciati quelli della moglie seduta dietro . Fra i due, posta sulla sella, una grossa borsa termica, e assicurato sotto e lateralmente l’immancabile ombrellone nella sua custodia variopinta, un po’ scolorita.
Non so perché ma questa coppia sconosciuta, incontrata per caso, mi ha fatto tenerezza e simpatia e mi sono domandato il perché. Perche mi piacciono e mi ispirano interesse queste due persone di cui non so niente e che casualmente mi sono trovato davanti? Forse perché in loro mi ritrovo, socialmente parlando, perché loro sono la mia classe di appartenenza, il punto da cui sono partito, o forse per un lontano ricordo di gioventù di quando molte famiglie portavano i figli al mare con la Vespa?
O forse perché, semplicemente guardando queste persone sconosciute, sono convinto di sapere tutto di loro e della loro vita.
Potrei aver e simpatia ed anche invidia per la famiglia con il SUV, segno di benessere, forse anche di intelligenza, di iniziativa, imprenditorialità, buon reddito. Persone di successo e benestanti, persone che si danno da fare e si possono permettere un’auto costosa (magari un po’ inutile dalle nostre parti ed anche un tantino ingombrante, ma è il prezzo della gloria…. baby). Ed invece non è così.
Perché dei primi, oltre l’affinità di classe, penso di conoscere la vita: un passato di lavoro, di sacrifici, una vita modesta ma immagino felice. Sacrifici per far studiare i figli per ottenere una posizione migliore dei genitori che non ne hanno avuto la possibilità economica, sacrifici per l’acquisto di una casetta con un mutuo abbastanza lungo per non creare difficoltà, sacrifici per aiutare i figli e i nipoti in caso di difficoltà. Possibile anche un reddito elevato, una bella casa, una bella auto ma la Vespa vecchiotta mi fa pensare ad una vita senza tanti fronzoli, senza tanti desideri strani, quelli che poi in fondo rendono infelici, senza quei grandi e irrealizzabili progetti che sfociano inevitabilmente nella depressione, senza nessun desiderio di corsa alla novità, alla moda, alla supertecnologia.
La supertecnologia: la trappola che spinge le persone più deboli (e per questo più facilmente condizionabili) a volere sempre il massimo, il prodotto più recente, più innovativo, più moderno, l’ultimo uscito e dalla prestazioni straordinarie, sempre alla ricerca di una soddisfazione che dura di solito pochi giorni e che presto lascia il posto all’angoscia di avere oramai un prodotto superato. E di nuovo il desiderio , la bramosia di avere ancora di più in una rincorsa perversa e inutile, fonte di continue frustrazioni.
La tecnologia quindi non come mezzo per facilitare la vita e renderla più piena e consapevole ma semplicemente come fine, una diffusa distorsione fonte di molti guai.
La frenesia del consumismo ci ha trasformata ormai da liberi cittadini a oscuri anonimi consumatori, affetti da una malattia ossessiva compulsiva che si è diffusa nel Vecchio Continente in maniera straordinaria spinta dalle grandi multinazionali che hanno necessità di produrre e vendere, rallentata solo in minima parte dagli effetti della vaccinazione di uno Spred alle stelle.
Una malattia da cui questa simpatica coppia sembra essere immune.
Una coppia (che prendo naturalmente come paradigma non conoscendola) per cui immagino una vita semplice ma felice, una vita di lavoro onesto, una vita di tasse pagate, una vita di amore e serenità. Quella serenità e gioia che si può ancora ottenere non con grandi acquisti, con grandi spese, con grandi e costosi viaggi in luoghi esotici ma con una tranquilla gita al mare con la vecchia Vespa, assieme alla persona con cui si è diviso una vita, sotto l’ombrellone portato da casa.
Gode minor fiducia la famiglia con la grossa auto. Se la coppia in Vespa sembra quasi di conoscerla quella in SUV ci pone dei problemi. In questo nostro malandato paese e soprattutto in questo particolare momento di crisi economica in cui i privilegi di una casta sorda e assente si sommano ad un volume di evasione fiscale eccezionale la dimostrazione di benessere pone sempre qualche dubbio.
Non è giusto, dobbiamo riconoscerlo perché la ricchezza non è certo un reato e dobbiamo essere contenti e riconoscenti che esista. La ricchezza si trasforma in tasse, in investimenti, in innovazione, in posti di lavoro, in quella famosa crescita che si fa purtroppo ancora attendere. Non piace forse quella ostentata, quella esibita nei locali più alla moda, quella dei cento euro all’ingresso, dello champagne facile, dei mille euro per un paio di scarpe od una borsa. Quella dei tanti sorrisi che fa solo rabbia e non serve a niente e a nessuno, nemmeno a chi la esibisce perché dietro quell’apparenza di frivolezza e felicità si cela spesso tristezza e depressione.
Non è invidia questa, ne sono fortunatamente immune, è semplicemente statistica.
Ecco che in queste circostanze viene sempre da chiedersi se la ricchezza, o il benessere esibito, è derivato da un attività condotta in totale onestà o se frutto in parte di quella nuova furbizia che ha sostituito, da un po’ di tempo a questa parte, ben più nobili principi e valori.
Conosco molta gente benestante ed onesta, per fortuna, e la mia mente ancora ragiona, ma mi accorgo che il mio cuore batte ancora di più per la gente semplice, e mi fanno tenerezza questi due sposi che con la loro Vespa, intrappolati fra mille auto grosse e piccole che tornavano dal mare, alla fine mettono la freccia e se ne vanno, lasciandomi incolonnato e prigioniero nella consueta fila domenicale.