Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Gli sport non sono tutti uguali. In alcuni quello che conta è il talento, la bravura, la predisposizione, qualcosa cioè di naturale, di congenito con cui uno nasce mentre in altri invece quello che prevale è la forza, la resistenza, la potenza fisica. Un po’ come la musica: a cantare o suonare uno strumento si può imparare e migliorare con l’esercizio ma se non si è nati con il talento, con quella capacità un po’ misteriosa che alcuni hanno ed altri invece vorrebbero avere, non si va molto lontani.
Nel caso dello sport sarà poi anche la costituzione fisica che orienterà la scelta ma in ogni caso le prestazioni e i livelli di eccellenza raggiunti dipenderanno molto anche dall’acquisizione della tecnica e dall’allenamento.
E’ evidente che un nuotatore non potrà ottenere buoni risultati se non attraverso un costante ed intenso lavoro in piscina su tecnica e potenza ma perché possa primeggiare ed essere un campione alla base ci dovranno essere anche delle caratteristiche naturali di partenza come un buon galleggiamento, lo scorrimento in acqua ed altre caratteristiche che non conosco ma che ad esempio spiegano la completa assenza di atleti di colore in questa disciplina.
Lo stesso un calciatore si gioverà dell’acquisizione e del perfezionamento di una tecnica e di un buon allenamento ma alla base ci dovrà essere la qualità innata della predisposizione e del talento.
Quel talento che sarà il solo motivo che permetterà ad uno sconosciuto ragazzino nato in Argentina di nome Lionel Messi (con un po’ di sangue italiano dato che il suo trisavolo Angelo Messi emigrò in Argentina da Recanati), e affetto da una malattia congenita che lo avrebbe condannato a diventare un nano, di essere curato in Spagna a spese della società calcistica del Barcellona, l’unica che poteva permettersi allora la spesa di 750 euro al mese per poterlo curare. Soldi ben spesi comunque, da amanti del calcio possiamo dirlo.
In alcuni sport è quindi il talento che prevale.
In altre invece basta la forza, la potenza, la resistenza fisica. Una sostanziale diversità che condizionerà anche i comportamenti illeciti che ogni tanto (o troppo spesso) vengono scoperti. Per questo motivo il calciatore tenderà più facilmente a “vendere” per soldi una partita mentre il ciclista o il marciatore a fare uso di sostanze dopanti.
La vicenda Schwazer ha messo in evidenza anche un’altra grande differenza fra uno sport come il calcio e tutti gli altri detti minori.
Uno sempre alla ribalta, sotto le luci dei riflettori, sempre il proprio angolo nei media, l’altro oscuro, quasi dimenticato, con un lampo di notorietà forse solo ogni quattro anni in occasione dei giochi olimpici.
E in questi quattro anni per alcuni atleti solo fatica, sofferenza, silenzio. Ci vuole davvero una grande passione, un grande amore per uno sport che non fa audience. O meglio lo fa solo se vinci. Se vinci sei un eroe, ti suonano l’inno, ti commuovi alla bandiera, ti intervistano alla televisione, fai spots televisivi, puoi fare anche carriera in tv. Se invece perdi, e per farlo basta semplicemente non vincere, talvolta basta arrivare secondi, sei un perfetto sconosciuto. Tutto quello che hai fatto nei giorni, nei mesi e negli anni, tutto il sudore, la fatica , le rinunce, le bugie non valgono più niente, le hai buttate via, hai buttato via la tua vita. Bisogna essere molto forti per non cedere alla tentazione di fare qualunque cosa per vincere. Schwarzer non ce l’ha fatta.
Le sue doti di uomo sincero che ha sbagliato hanno prevalso su quello di furbastro che la fa franca, o quasi, ed è venuto piangere il suo rammarico davanti ai giornalisti scusandosi ed assumendosi ogni colpa. Un comportamento esemplare specie se confrontato a quello di altri che hanno ipotizzato complotti di falsi amici e magistrati e sono andati a consolarsi con le notti brave di Maradona.
Schwazer si è drogato da stupido, da uomo semplice, da quel bravo ragazzo che probabilmente è.
Fa tenerezza e compassione nella sua ingenuità.
Molti atleti in molti di questi sport di fatica e di dispendio di energie fanno uso di sostanze per migliorare le proprie prestazioni. Alcune sostanze sono innocue, semplici vitamine o ricostituenti generali, altre sono al limite come i prodotti antidolore ed altri dai benefici dubbi come il Viagra, ma esiste un’area di varia dimensione dove trova spazio anche qualche sostanza illecita.
Ma il vero professionista non va in Turchia a comprare le fiale di Epo, lui sa come farlo, è ben pagato ed ha con sè persone esperte che elaborano sempre nuove strategie di elusione, sono sempre all’avanguardia in una lotta continua fra le Federazioni e la scienza alla ricerca di sempre nuovi e più elaborati tests e la chimica che cerca sempre nuove molecole che riescano a sfuggire agli attuali controlli.
Ecco il motivo per cui uno scalatore puro possa riuscire a primeggiare in una cronometro e suscitare entusiasmi con tanto di club di appassionati, libri, strade intitolate e mamme polemiche ed invece un carabiniere ingenuo altoatesino metta le fiale di Epo nel frigorifero della fidanzata senza che nessuno gli dica che l’eritropietina non la usa più nessuno, tanto è diventato semplice il test per evidenziarla.
Ha chiesto scusa a tutti, a quelli che ha tradito, a chi ha ingannato e ha messo in piazza la dura realtà degli atleti degli sport minori, una realtà fatta di grandi sacrifici, di grande sudore, grande fatica, un grande impegno che viene riconosciuto solo se primeggi, se arrivi alla medaglia, altrimenti non vali niente, hai fallito. Niente televisione, niente servizio su Chi, niente foto sui giornali.
Il rammarico e la delusione c’è stata per tutti. Per noi italiani, per la fidanzata Carolina, per gli amici, i compagni, per le alte sfere della Federazione che possono consolarsi tuttavia con la loro posizione e i loro stipendi. Quello che più ha sofferto per la triste vicenda è stato il suo allenatore personale, quello che lo accompagnava in bicicletta, accanto a lui per le strade del Trentino e passo passo gli parlava, lo incoraggiava quando ne aveva bisogno, lo correggeva negli errori, controllava le tabelle, lo esortava al massimo impegno.
Quello che, in tante ore passate insieme, credeva di essere diventato il suo migliore amico e confidente, in tante ore tolte alla famiglia, ai suoi cari, alla sua vita. E’ stato forse quello più tradito di tutti e a cui spero Alex, dopo che il tempo abbia un po’ sedimentato le polemiche, possa telefonare personalmente e fare con commozione le sue scuse.