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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Assemblea soci Coop.
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Cascina, 27 aprile
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CNA AREA VALDERA
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Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
piccole storie per un Grande Problema
di Umberto Micheletti
dai Tughs ai Pushers

1/9/2012 - 16:29



“Il Gange questo grande fiume…” inizia così I misteri della jungla nera, di Emilio Salgari, romanzo d’avventura che inaugura il ciclo de "I pirati della Malesia".


Qui siamo a “Migliarino questa grande pineta…”, non è né un romanzo del 1895, né il film di Callegari del 1953 dove la fantasia di uno scrittore che non è mai uscito da casa e le riprese di un regista che non si è allontanato dall’Italia hanno giocato a far incontrare nel bosco soldati alla ricerca e in lotta con gente straniera molto poco raccomandabile che girava armata e drogava gli adepti; qui non è fantasia o spettacolo, qui siamo veramente a tutto ciò nella più vera realtà.


Il bello della storia è che il film “La vendetta dei Tughs” è stato interamente girato nel nostro parco, sì il Parco San Rossore Migliarino, quello in cui abitiamo e che ora sentiamo sulla nostra pelle, e non su comparse pagate, quella violenza di gente dalla pelle scura che rende schiava altra gente con altri tipi di droga (forse forse potrebbe essere anche sempre la stessa: droga che viene dall’est).


Nel film e nel libro “arrivano i nostri” sotto forma di una truppa di soldati inglesi che debellerà tutta la turpe stirpe degli adoratori di Kalì.


E' una storia del 1895 (edita) ma scritta nel 1887?
Dove è oggi la fantasia e dove la  realtà?
Dove è l’amore fra Tremalnaik e la splendida Ada?
Dove è l’esercito e i banditi?
I buoni e i cattivi?


Tutto un miscuglio di fiaba e verità e tutti noi ci auguriamo che il finale del film, quello visto negli anni ’50 al cinema, si possa rivivere alla fine di questacalda estate.
Auguriamoci che la forza dei moschetti e dei kris sia soppiantata da quella della legalità e dell'autorità e che si possa, in futuro, rivivere questi momenti solo in qualche ripresa amatoriale e non come spettacolo giornaliero.
 
 Ora alcune notizie personali.


Avevo 11-12 anni quando in San Rossore si girava questo film e incredibilmente un altro con gli stessi attori con lo stesso filone con finale leggermente diverso (in uno Ada perde il padre e nell’altro lo ritrova), uno a colori e uno in bianco e nero, uno con regista italiano e l’altro americano e, complice mio zio guardia della tenuta non ancora presidenziale dove passavo settimane di vacanza, ero sempre sul set.
Risate a non finire quando gli attori si gettavano in acqua nel sacro botroso “Fiume morto” schizzando acqua nera da tutte le parti, o quando Lex Barker lottava accanto a un maestoso pino e un’acacia o fra cespugli di pitolacca e le  felci del bosco del Palazzetto.
Che  dire poi della capanna di cannella, delle ceste (i famosi corbelli dei pinolai fatti di castagno di Buti) che gli schiavi portavano alle spalle per trasportare sassi da una cava?


Roba autarchica, roba a chilometro zero, quasi quanto il chilometro di Emilio Sàlgari o Salgàri!

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6/9/2012 - 10:56

AUTORE:
Torquato

Quello che disturba di più dei libri disturbati è che narrano storie "vere" di gente disturbata da manie, vizi, deliri, morbosità, fanatismi eccetera.
Faccio fatica a immaginare queste persone, e sembra che ne siano parecchie in giro, sul luogo abituale di lavoro (e perché no, anche in famiglia) e dubito fortemente che siano in grado di espletarlo a dovere.
Sarà questo il motivo per cui si ripetono sbagli ed errori in qualunque settore lavorativo?...ed io che lo attribuivo ad incompetenza inadeguatezza o superficialità!

2/9/2012 - 16:34

AUTORE:
uno di migliarino

Mi rivolgo all'autore dell'articolo e a voi tutti per chiedere altre notizie dei due film che sono citati perchè anch'io ho visto girare quelle scene da ragazzotto.
Vedo che la Voce ritorna alla carica dopo i suoi interventi sulla gravità del lungo momento che sta vivendo il paese e che sono stati portati alla ribalta con foto e servizi.
Bravi tutti voi e bravo all'autore di questa rubrica che dice con il suo solito stile cose gravi da affrontare con risolutezza e legalità.
Continuate così.