Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
“Il Gange questo grande fiume…” inizia così I misteri della jungla nera, di Emilio Salgari, romanzo d’avventura che inaugura il ciclo de "I pirati della Malesia".
Qui siamo a “Migliarino questa grande pineta…”, non è né un romanzo del 1895, né il film di Callegari del 1953 dove la fantasia di uno scrittore che non è mai uscito da casa e le riprese di un regista che non si è allontanato dall’Italia hanno giocato a far incontrare nel bosco soldati alla ricerca e in lotta con gente straniera molto poco raccomandabile che girava armata e drogava gli adepti; qui non è fantasia o spettacolo, qui siamo veramente a tutto ciò nella più vera realtà.
Il bello della storia è che il film “La vendetta dei Tughs” è stato interamente girato nel nostro parco, sì il Parco San Rossore Migliarino, quello in cui abitiamo e che ora sentiamo sulla nostra pelle, e non su comparse pagate, quella violenza di gente dalla pelle scura che rende schiava altra gente con altri tipi di droga (forse forse potrebbe essere anche sempre la stessa: droga che viene dall’est).
Nel film e nel libro “arrivano i nostri” sotto forma di una truppa di soldati inglesi che debellerà tutta la turpe stirpe degli adoratori di Kalì.
E' una storia del 1895 (edita) ma scritta nel 1887?
Dove è oggi la fantasia e dove la realtà?
Dove è l’amore fra Tremalnaik e la splendida Ada?
Dove è l’esercito e i banditi?
I buoni e i cattivi?
Tutto un miscuglio di fiaba e verità e tutti noi ci auguriamo che il finale del film, quello visto negli anni ’50 al cinema, si possa rivivere alla fine di questacalda estate.
Auguriamoci che la forza dei moschetti e dei kris sia soppiantata da quella della legalità e dell'autorità e che si possa, in futuro, rivivere questi momenti solo in qualche ripresa amatoriale e non come spettacolo giornaliero.
Ora alcune notizie personali.
Avevo 11-12 anni quando in San Rossore si girava questo film e incredibilmente un altro con gli stessi attori con lo stesso filone con finale leggermente diverso (in uno Ada perde il padre e nell’altro lo ritrova), uno a colori e uno in bianco e nero, uno con regista italiano e l’altro americano e, complice mio zio guardia della tenuta non ancora presidenziale dove passavo settimane di vacanza, ero sempre sul set.
Risate a non finire quando gli attori si gettavano in acqua nel sacro botroso “Fiume morto” schizzando acqua nera da tutte le parti, o quando Lex Barker lottava accanto a un maestoso pino e un’acacia o fra cespugli di pitolacca e le felci del bosco del Palazzetto.
Che dire poi della capanna di cannella, delle ceste (i famosi corbelli dei pinolai fatti di castagno di Buti) che gli schiavi portavano alle spalle per trasportare sassi da una cava?
Roba autarchica, roba a chilometro zero, quasi quanto il chilometro di Emilio Sàlgari o Salgàri!