Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Roversi è nato a Bologna e morto a Bologna. Ha lasciato questo mondo che ha avuto la fortuna di averlo per 89 anni. Se ne è andato di settembre, questo “settembre silenzioso e lieve formicolante di foglie”. Questi suoi versi me li ripeto spesso in questo mese, ma ho dimenticato di ricordarli a mia figlia Laura che è andata a Bologna proprio in questi giorni. Mi sono dimenticato di dirle: vai in Via dei poeti, che è un indirizzo vero. Lì per molti anni Roversi ha tenuto la sua libreria antiquaria, la Palmaverde, dove si incontravano Pasolini, Fortini, Sciascia, Volponi e la redazione di "Officina".
Roberto Roversi era un libraio, ma gli spiaceva vendere e mise all’asta molti dei suoi 300mila libri per dare il ricavato ai senzatetto. Roversi soprattutto fu un poeta, uno dei più grandi poeti; a un certo punto decise di non pubblicare più per le case editrici, ma solo su fogli volanti e pubblicazioni autogestite.
Arriva la telefonata di Laura da Bologna e mi parla della città, dice che è bella e fa freddo e io ho dimenticato di ricordarle il titolo del poema di Roversi, introvabile, “Adesso sì che l’Italia è sepolta sotto la neve”, stampato in sole trentadue copie di cinquecento pagine da aprire col tagliacarte, ci vorranno una decina di minuti, ma questo tempo è prezioso, serve per pensare, diceva, no, non sono in vendita.
Era schivo, colto e viveva appartato, a volte sgridato da sua moglie Elena che lo esortava a fare un giretto ogni tanto. Ma era capace di viaggiare nella musica e scrivere testi per Lucio Dalla (Automobili, Nuvolari…), gli Stadio (Chiedi chi erano i Beatles), cantata anche da Morandi e altri dischi che vendevano milioni di copie.
Era un uomo mite, integro, radicale, amava dire la parola “compagno” che vuol dire semplicemente dividere il pane. La sua grande arte fu di avere curiosità della vita. Ho qualche suo libro e il suo consiglio di cestinarli, la carta si ricicla, diceva. Ma la coscienza no, non si cestina: “La libertà è difficile e fa soffrire”.
Se Laura mi richiama le dico quello che ripete Jovanotti in queste ore: chiedi chi era Roversi.