Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Ma come si fa?
Cioè: come si fa a buttar via una partita così? A volte penso –magari non è così- che certe cose si vedano solo all’arena Garibaldi, da quanto sembrano assurde e impossibili: e invece succedono davvero! Ma partiamo dall’inizio.
Allo stadio finalmente l’impianto fonico funziona alla grande; anche troppo, visto che il buon Paradossi, galvanizzato dal fatto che finalmente si capisce quel che dice, parla in continuazione; a questo si aggiunge che purtroppo si sente meglio del solito anche il terribile inno della Lega Pro. Ma chi se ne frega: l’importante è che il Pisa parte a razzo e Perez dopo un paio di minuti la mette dentro alla grande. Tutto sembra dunque filare liscio: il Barletta, a zero punti e vittima predestinata, dovrebbe accusare il colpo e magari scoprirsi di fronte ai nostri contropiedi, e invece il Pisa sembra smettere di giocare, mentre gli avversari cominciano a premere e a creare diverse occasioni da goal; su una di queste Sepe fa una paratissima di piede, però di lì a poco è una sua papera (non so come altro chiamarla) su un cross non proprio pericoloso a permettere al Barletta di pareggiare. Fine primo tempo.
Si ricomincia sperando che la prevedibile strigliata di Sepe faccia i suoi effetti, ma il Pisa appare di nuovo confuso e poco lucido e costruisce quasi nulla. Eppure l’arbitro butta fuori uno dei nostri avversari e quindi ce la giochiamo in 11 contro 10 per più di mezz’ora; ma il tempo passa e non riusciamo a incidere; negli ultimi venti minuti si va all’arrembaggio, mettendoci finalmente almeno il cuore e in effetti ci mangiamo diverse palle goal (forse c’era anche un rigore, ma l’arbitro fischia la simulazione al nostro attaccante). Insomma sembra che non ci sia niente da fare, ma a partita quasi finita, su un’ennesima azione un po’ confusa, sbuca Perez e la mette dentro. Lo stadio esplode! Ma dopo i festeggiamenti sotto la curva Nord accade l’incredibile: il Barletta batte al centro e libera subito in area (con la nostra difesa completamente fuori posto) un giocatore che pareggia! Fine.
E così non siamo ancora riusciti a capire che squadra è il Pisa e a che cosa possiamo puntare quest’anno; d’accordo, la difesa era incompleta, ma per prendere due goal così bisogna mettersi d’impegno! In attacco Tulli è stato più evanescente del solito, mentre straordinaria è stata la prova di Perez, non solo per i due goal, ma perché nel secondo tempo da solo ha messo in crisi la difesa del Barletta. E’ apparso veramente migliorato, soprattutto nel gioco spalle alla porta e nel tiro. A centrocampo Favasuli e il nuovo Barberis mi sono sembrati inferiori alle attese. In ogni caso non vincere partite come queste è grave, c’è poco da fare. Alla fine del match prova a risollevarmi il morale l’amico ingegner Fusarpoli che mi ricorda che per ben due volte nei campionati in cui abbiamo pareggiato in casa con il Barletta poi siamo stati promossi. Non è che mi sia consolato molto, però.