Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Lascio a malincuore la Gorgona, l’isola che Migliarino non ha ma c’è, e ritorno sulla terraferma senza però staccarmi, almeno con il cuore, da quella meravigliosa perla, una delle sette della collana che Venere perse nel Mediterraneo, quasi di fronte a noi.
Oltre ai ricordi delle escursioni fatte con l’amico veterinario Marco a “castrar maiali” (una storia che ha dell’incredibile) e con altri gruppi, ho un altro semplicissimo motivo per essere legato all’isola: il ricordo di uno dei suoi più belli esemplari della vita animale: la Charaxes jasus.
Questa superba ninfalide, unica nel suo genere in Europa, vivendo le altre specie nella fascia tropicale americana, ha una apertura alare di quasi otto centimetri che ne fa la più grande farfalla italiana e non son da meno i colori che nasconde sotto le ali.
Dato che è una “bivoltina”, curioso nome per dire che sfarfalla due volte l’anno, la colorazione che mostra ora sembra sia un inno all’autunno, un poco più scura rispetto alla schiusa primaverile, ma vivissima nelle tonalità di giallo rosso blu e marrone.
Il nome comune della Charaxes è “Ninfa del corbezzolo” dato che allo stadio di bruco si nutre solo delle foglie di questa pianta mediterranea ed è appunto nella fascia dove prospera questo arbusto che la si può trovare.
Io l’ho vista, ma senza fotografarla, la prima volta in Gorgona, poi in Capraia, mai all’Elba, ed ora eccola di fronte a me sui monti di Vecchiano, a casa mia!
Nella storia che ne fanno gli studiosi appare sempre una caratteristica, comune in quasi tutte le farfalle del mondo ma portata all’esasperazione nella Ninfa, e che le fa attribuire addirittura il soprannome di “sborniona”.
Le farfalle amano lo zucchero, i frutti maturi quindi, i fiori appunto, ma anche nell’alcol c’è una componente zuccherina e la Nostra ne è ghiotta.
Se qualche studioso poi confonde il tipico volo sbarellante della farfalla con i postumi di una sbornia, allora… foo! (direbbero i vecchianesi).
Fatto sta che io ci ho creduto, sono andato sui monti fra i corbezzoli munito di birra con bicchiere, uva, fichi bianchi e neri e ho teso le trappole!
Settemila vespe, trecento calabroni, duecento bombi (ma non bombavano nemmeno loro!), mosche e tafanelle a sfà e ninfe punte!
Ho bevuto la birra calda, l’uva era mezza marcia e l’ha mangiata un rogiolo, i fichi eran pieni di formiche, ed eccoti finalmente una jasio (a me piace chiamarla così).
Svolazza svolazza e quella nata d’un... bruco sapete dove si posa e non una sola volta ma due?
Sulla mia testa, ruffolando fra i quattro peli e cercando di scendere dalla collina del mio naso.
Non sapevo se smoccolare o ridere, quasi quasi una lacrima di commozione, e…se ne è andata!
È ritornata dopo un poco ma l’altra caratteristica che la distingue l’ha fatta ripartire.
Dovete sapere che la jasio è rissosa, suscettibile, prepotente, territoriale al punto che nessun insetto può transitare nelle sue vicinanze: lo deve scacciare e rincorrere per centinaia di metri e te ti ritrovi ad aspettare che gli passi l’incazzatura!
Poi ritorna da te (ti senti al settimo cielo se ci credi) o meglio sul suo posatoio abituale e si pavoneggia al sole facendosi cullare dal vento senza smettere un attimo di guardarti, agitando le ali come una sciarpa di Missoni, reggendosi saldamente al ramo come farebbe un pappagallo, sempre senza smettere di guardarti, e te clic clic clic e lei ci gode a sentir quel rumorino come se lo sapesse che andrà sul giornale.
Malidetta ninfa briaona vanitosa fumina e gnifita, m’hai ma ‘mbriaato me con la bira, ‘rsole, e ‘olori, la fatia e la ‘ontentezza d’avetti acchiappata!