Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Sto guardando Piazza Pulita, ospite Renata Polverini intervistata sullo scandalo della regione Lazio, seguo a tratti, ho un atteggiamento strabico, un occhio e un orecchio alla tv e uno al computer. Ascolto con un certo disagio il racconto di quello che sembra un mondo lontanissimo, resto colpita dalla serenità, forse ricercata, artefatta, dal tono di voce e dal piglio sicuro, dalla disinvoltura con cui piano piano vengono raccontati i particolari. Mi stupisce quel continuo ripetere che non era possibile sapere, la continua citazione della parola sistema come di un'entità aliena, la capacità di far apparire tutto come automatico, la capacità di tenersi fuori, di fare l'analisi della situazione quasi come se tutti fossero spettatori e nesssuno fosse attore di quella vicenda.
Nella seconda parte del programma, decido di distrami, e faccio un giro col telecomando, ma poi torno e torno in tempo per vedere e ascoltare il Sindaco di Meda, che prende la parola un po' alterato, anzi visibilmente alterato, gli si vede in faccia, si sente dai toni e dalle parole che usa, infatti il dibattito si trasforma in caciara e il conduttore è costretto a scusarsi con gli ospiti e i telespettatori per le offese. Sobbalzo sul divano, le offese fatte e ricevute da questo Sindaco sono pari al fastidio che dà una mosca sul naso, chi si scusa con noi? Non è un'offesa a tutti noi quello che è accaduto, che sta accadendo e non mi riferisco solo a questa vicenda.
Trovo offensivo perfino il conduttore di turno che si erge a castigatore, a moralizzatore perchè penso che anche lui parla senza sapere quanto pesano i giorni sulle spalle delle persone che non fanno parte di quel sistema.
Basta, cambio canale, ultimo giro di zapping e poi me ne vado a letto, vado all'indietro sul mio telecomando fino a Rai1, Porta a Porta, ospite Fiorito, che occupa tutto lo spazio che può, non solo fisicamente ma anche con la voce, con le parole che usa, con quel tono sicuro, aggressivo, la durezza dell'innocenza, della vittima del sistema. Eh si anche qui la parola abusata è sistema e procedure.
Ma non è offensivo vedere in tv questo nuovo big dei media, non è offensivo questo corteggiamento sfacciato?
Sistema e procedure...ma io a quale sistema appartengo, quali sono le procedure a cui non mi posso sottrarre?
Nel pomeriggio mi è squillato il telefono – signora parla la Telecom, non ci è pervenuto il pagamento della fattura in scadenza il 13- in un nano secondo faccio rewind, è vero la bolletta sotto la pila di giornali, domani vado, poi mi son scordata, domani e ancora, ma cavolo siamo solo al 20 di settembre- si guardi ha ragione, ma sono solo 7 giorni di ritardo- silenzio- ce la fa a pagare entro 5 giorni- certo- grazie, buonasera.
Resto con la cornetta in mano, sono furiosa, mi sento in colpa e provo un senso di disagio, mi son vergognata dietro quella cornetta.
Leggo l'Amaca di Michele Serra, dice che Fiorito lo conosciamo, è un normotipo popolare italiano, capisco cosa vuol dire, ma cavolo allora quale speranza abbiamo?
Basta dire che siamo diversi da loro? No, non basta più.
Si può continuare a pensare che quel sistema riguarda poche persone? No, questo sistema è diffuso e più radicato di quel che si pensa.
Comincio a sentirmi come un naufrago quando sente di non avere più forze a sua disposizione e si lascia andare alla corrente. Morirà, lo sa ma non può più farci nulla, che cosa può da solo contro la grandezza del mare?
Sono a scuola e sto parlando con un genitore, ci comunichiamo le difficoltà del sistema di far fronte alle esigenze, legittime, di diritto, del figlio diversamente abile. Il sistema ha difficoltà a assegnare la totale copertura delle ore all'insegnante di sostegno, o almeno ad integrarle con un'assistenza specialistica. Si sa i tagli, la crisi, i soldi che mancano.
Stringo le mani, mi sento a disagio, e mentre ci salutiamo, vittime davvero del sistema, gli dico di non preoccuparsi che lunedì riproveremo, ripartiremo all'attacco, che intanto faremo del nostro meglio per far stare bene i bambini, tutti, nessuno escluso.
Di quale sistema fa parte questo genitore col suo bambino?
E mi vengono in mente le parole e le scene viste ieri sera in tv. Un altro mondo, altre storie, altri sistemi, altre procedure vincolanti, altre regole, altre espressioni di umanità.
Mondi distanti, sbiechi, piani obliqui, dove i rifiuti, i danni di quel mondo si riversano in questo, costruendo l'unico punto di incontro, per il resto niente, potremo far finta di niente? Possiamo lasciarci andare alla corrente come un naufrago che ha perduto forze e speranze?
La vita va avanti, un giorno dopo l'altro, avanti.
Un passo dopo l'altro, avanti.
Un disastro dopo l'altro, avanti.
Una parola dopo l'altra, un racconto dopo l'altro, ma non in sequenza logica, ma in successione orizzontale, avanti.
Ma avanti dove? Non voglio andare avanti, vorrei andare altrove. E non credo proprio di esser da sola.