Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Sentita a Calambrone, spiaggia libera sullo Scolmatore:
“lo sapete care, io e mè mari lo abbiamo fatto sul pràa vesin i Navigli, in una notte di luna piena, notte di fecondità, e così abbiamo chiamata la ninin Selene”
Dice una milanese alle signore vicine di ombrellone conosciute nella vacanza in Toscana.
“bello!!”, dicon tutte.
“O care siòre, io ghe l’ho fato n’una giornata di temporal e un ciaro fotio de saeten ghe abiam ciamata Fiamma la putea!”
Dice una veneziana che è a Livorno da parenti.
“bello!!!”, ridicon tutte.
“Gustavooo!... 'E sentitoo?”
Urla una livornese al marito che cerca nicchi sulla battigia.
“Io e r mi omo s’è fatto la notte di Sallorenzo, ‘n Cortano, nell’erba tutta mézza, che m’aveva detto ver brodo --vieni c’è le stelle filanti-- nato d’un cane, e ce lo filò come na ‘omèta, coda e ttutto, e allòra, come la devo chiamà la bimba vando nasce verso aprile, Guazza?”