Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Martedì 6 novembre al Teatro del Popolo di Migliarino alle 21:30 precise, Gesualdi inizia il suo intervento con queste parole: “Il tasso di disoccupazione è al 20%, oltre 5 milioni e soprattutto giovani di 25-35 anni. Anche questo è conseguenza del debito pubblico”.
Inizia così il suo intevento di presentazione del kit formativo elaborato dal Centro nuovo modello di sviluppo per lanciare la campagna «Debito pubblico, se non capisco non pago» con lo scopo di promuovere una corretta informazione nel mare di notizie false e tendenziose e sfatare qualche luogo comune forse perché si trova davanti a un buon numero di giovani che ascoltano con attenzione il suo lungo intervento e alla fine qualcuno di loro partecipa alla discussione.
Ecco alcuni passaggi dell’analisi di Gesualdi.
Punto di partenza: la montagna del debito, “il debito pubblico italiano sfiora i due miliardi di euro”. Poi Gesualdi chiarisce come si è formato.
“Nel 1980, il debito pubblico italiano ammontava a 114 miliardi di euro pari al 56% del Pil. Quindici anni dopo lo troviamo cresciuto di 10 volte, più esattamente a 1150 miliardi di euro. Effetto dei nostri sprechi? In parte sì perché questo è un periodo in cui le spese per servizi e investimenti pubblici sono state superiori alle entrate fiscali. Ma solo per 140 miliardi. Se il nostro eccesso di spese fosse stata la causa di tutti i mali, il debito pubblico avrebbe dovuto raddoppiare, non decuplicare. E allora cosa ha contributo alla crescita incontrollata del debito? Risposta: gli interessi che in quel periodo oscillavano fra il 12 e il 20%. Bisognò attendere il 1996 per vederli scendere al di sotto del 9%”.
Continua Gesualdi:
“La politica di spese per servizi superiori alle entrate durò fino al 1992 e in ogni caso procurò un disavanzo complessivo inferiore 6% Poi, con l'eccezione del 2009-2010, la spesa per servizi è rimasta sempre al di sotto delle entrate, permettendo un risparmio complessivo di 633 miliardi di euro. Una cifra sufficiente ad assorbire non solo i disavanzi precedenti, ma anche il debito di partenza e continuare ad avere un avanzo di 370 miliardi. Ma nonostante la politica da formichine, il nostro debito è cresciuto all'astronomica cifra di 2000 miliardi. Solo per colpa degli interessi che nel trentennio ci hanno procurato un esborso pari a 2141 miliardi di euro”.
Conclusione: l'esplosione del debito pubblico si deve all'aumento esponenziale della spesa per interessi, dice Gesualdi: “non siamo un popolo di spreconi che vivono al di sopra delle loro possibilità, ma un popolo di risparmiatori spennati dall’oligarchia finanziaria”.
Dopo aver chiarito di che pietra è fatta la montagna del debito pubblico italiano, Francesco Gesualdi chiede come mai non c'è nessuno nel centrosinistra che si opponga alle politiche basate sul rigore che portano alla recessione e contrasti le ricette neoliberiste fatte di tagli e privatizzazioni. E così conclude: “Quando uno Stato è in difficoltà devono pagare tutti e deve esser fatta una seria lotta alla speculazione”.
Sono intervenuti nella discussione Giovanni Bertanza, Cristiana, Stefano, Piero Lomi, Marcello, Andrea Vento, Enzo Pannilunghi e Angiolo Vannucchi.
Ulteriori dettagli sul kit informativo e sulla campagna «Debito pubblico, se non capisco non pago» sul sito del Centro nuovo modello di sviluppo.
http://www.cnms.it/