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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Unioni comunali PD San Giuliano Terme e Vecchiano
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di Mario Lavia-per Il Riformista
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Di Andrea Paganelli
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di Paolo Pombeni
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Giovanni Russo per: Unione Comunale PD Cascina
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
"La vendita dei beni confiscati alle cosche non garantisce che ad impossessarsene non saranno più i mafiosi"
LOTTA ALLE MAFIE
PIERONI: ESPRIME RILIEVI SULLA NORMATIVA NAZIONALE.

14/11/2012 - 13:58


"La vendita dei beni confiscati alle cosche non garantisce che ad impossessarsene non saranno più i mafiosi"

 

LOTTA ALLE MAFIE

PIERONI ESPRIME RILIEVI SULLA NORMATIVA NAZIONALE.

 

PISA - “Mi auguro che i prossimi Parlamento e Governo mettano finalmente come punto prioritario della loro agenda politica la lotta alle mafie, alla corruzione e all'evasione fiscale e si impegnino veramente per la realizzazione di una società corretta, pulita, libera”.

Con queste parole il presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni ha concluso il suo intervento questa mattina all’incontro organizzato dalla Prefettura di Pisa sul nuovo “Codice antimafia”, presso l’aula magna della Scuola Superiore Sant’Anna.

Pieroni ha ricordato come la città di Pisa è seriamente impegnata nella lotta alla criminalità organizzata attraverso il Coordinamento Provinciale per la Legalità, che collabora con Libera e Avviso Pubblico, aderendo a tutte le iniziative organizzate per la lotta contro le mafie; promuove inoltre, ogni anno, una serie di attività finalizzate alla sensibilizzazione e all’approfondimento di tematiche quali la legalità e la cittadinanza attiva, partendo dal modello delle cooperative.“Al di là delle iniziative – ha sottolineato il presidente della Provincia – è indicativo dell'impegno di Pisa contro le mafie il fatto che, nel marzo 2012, prima città d'Italia, abbia aderito alla “Carta di Pisa”, il codice etico predisposto da Avviso Pubblico e destinato agli enti e agli amministratori locali che intendono rafforzare la trasparenza e la legalità nella pubblica amministrazione, in particolare contro la corruzione e l’infiltrazione mafiosa”.In merito al Codice antimafia, Pieroni ha affermato che le recenti modifiche tese a rendere allo stesso tempo più stringenti e più snelli per le imprese gli obblighi antimafia, non sono del tutto condivisibili.

“Tanto per cominciare – ha argomentato – la nuova disciplina dei beni confiscati, un tassello fondamentale della lotta alla criminalità organizzata: i mafiosi, infatti, mostrano di temere più la sottrazione del loro patrimonio che la reclusione in carcere; senza contare il valore simbolico della riassegnazione di quei beni a fini pubblici o sociali. La nuova legge fissa il limite al tempo che può passare tra il sequestro e la confisca a 18 mesi, con due possibili proroghe di sei mesi previa richiesta motivata del tribunale.

Ovviamente, il limite dei due anni e mezzo è estremamente breve, considerato il fatto che le indagini patrimoniali sono complesse, soprattutto se parte delle ricchezze è nascosta all’estero”.“Un'altra pecca del codice è rappresentata dalla possibilità di revoca della confisca di un bene, anche se questo è già stato assegnato, ed è diventato, per esempio, una caserma o la sede di una cooperativa sociale –ha continuato Pieroni – Mentre prima la confisca era definitiva, con il nuovo testo, chi esce assolto da un processo per mafia può chiedere la restituzione di quanto gli è stato tolto dallo Stato. Provvedimento apparentemente corretto, ma che finisce per annullare la grande intuizione di Pio La Torre sull’attacco alle ricchezze della criminalità organizzata.

Un soggetto può anche essere assolto dall’accusa di 416 bis, ma se è inserito in un ambiente mafioso e controlla decine di società e di immobili, pur dichiarando un reddito di poche migliaia di euro, il suo patrimonio sarà difficilmente di origine lecita”.Pieroni ha quindi proposto di rafforzare  l’Agenzia Nazionale per l'Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, dal punto di vista dell'incremento sia del personale che delle risorse di cui dispone ed evidenziato come nell'attuale codice “manca la riforma dell'articolo 416-ter, che punisce il voto di scambio politico-mafioso, e andrebbe inserita la dicitura "e ogni altra utilità", non essendo sufficiente la previsione dello scambio tra denaro e voti”.Il presidente della Provincia ha inoltre manifestato la posizione dell’ente rispetto al dibattito sui beni confiscati alla mafia: “La proposta di modifica alla legge Finanziaria 2010, approvata dal Senato il 13 novembre 2011, rappresenta un ingiustificabile indebolimento nei confronti della lotta alla mafia – ha concluso –  Infatti, confiscare i beni ai mafiosi e utilizzarli per finalità di carattere sociale è fondamentale per portare avanti una seria e concreta lotta alle mafie da parte di uno Stato credibile e autorevole.

Solo così si può sottrarre quella ricchezza illecita e quel consenso sociale che sono due pilastri portanti della forza e della prepotenza mafiosa. La vendita dei beni confiscati alle cosche non garantisce che ad impossessarsene non saranno più i mafiosi. Queste organizzazioni criminali, infatti, essendo dotate di ingenti risorse finanziarie, possono, senza alcuna difficoltà, avvalersi di prestanome incensurati per infiltrarsi nel tessuto economico-produttivo-finanziario legale, non solo nel Mezzogiorno, ma a livello nazionale.

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