Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Articolo di Antonio Candeliere
Le cause degli scontri ai quali stiamo assistendo oggi nel conflitto arabo-israeliano, vanno ricercate nella seconda metà del secolo scorso.
Sono molti gli elementi di imprevedibilità e di confusione che hanno spiazzato tutti i protagonisti politici di allora e che hanno lasciato intravedere in maniera duratura ed irrisolvibile il futuro della regione. La logica coloniale inglese, anche quando venne a cessare, sembrò incapace di cogliere le dinamiche complesse di quelle società arabe che si affacciavano all’indipendenza.
La guerra aveva modificato in profondità una realtà che a partire dalla dichiarazione Balfour del 1917, si era sviluppata in modo molto contraddittorio fino al Libro Bianco del 1939, in cui gli inglesi avevano ribadito la volontà di dar vita ad uno stato indipendente a maggioranza araba entro 10 anni, restringendo nello stesso tempo l’immigrazione ebrea in Palestina.
La risposta ebraica, si tradusse in un intreccio di illegalità, violenza e diplomazia. La distruzione da parte nazista degli ebrei i cui superstiti furono ammessi negli USA ed in Gran Bretagna, favorì l’ipotesi sionista di una Palestina indipendente. Ma fu soprattutto la necessità morale dell’Occidente di risarcire in qualche modo la Shoah che accelerò i passi in quella direzione.
Una proposta anglo-americana nel 1946 di divisione della Palestina in una zona araba ed una ebraica fallì, come in seguito anche la Conferenza di Londra del 1947. Il problema venne affidato allora all’ONU dove un’apposita commissione discusse l’argomento. Si giunse nel novembre dello stesso anno alla Risoluzione 181 che prevedeva gli Stati Indipendenti arabo ed ebraico ed il regime internazionale speciale per Gerusalemme.
Gli scontri iniziarono prima del ritiro delle truppe britanniche, dando luogo a conflitti armati, assalti, azioni terroristiche. L’obiettivo della violenza ebraica era quella di accelerare la fuga araba dai territori che costituiranno lo Stato di Israele e cercare di ampliare i confini previsti; lo scopo di quella araba era impedire la nascita dello Stato ebraico nella loro terra.
Dunque, il 14 maggio del 1948 nasceva lo Stato di Israele e la stessa notte ebbe inizio la prima guerra arabo-israeliana.
Nel giro di un anno vengono cacciati dai propri territori oltre il 60% della popolazione, che benché superiori numericamente, gli eserciti arabi erano molto scoordinati e con la Conferenza di Rodi nel 1949, quello che avrebbe dovuto costituire lo Stato Arabo-Palestinese, viene spartito tra i vincitori senza che le Nazioni Unite riconoscevano questa nuova realtà.
Da allora ad oggi, sembra non essere cambiato nulla in termini di scontri, a parte la cartina geografica dell’Area, (come si evince dalla cartina sopra illustrata) dove l’Antica Palestina è stata quasi interamente annessa dagli israeliani.La questione palestinese quindi, che l’Occidente aveva creduto di poter sciogliere nell’arco di decenni, ancor oggi risulta fortemente provvisoria ed instabile.
Se rimane abbastanza chiara la natura conflittuale, meno lo sono le prospettive future. Continuiamo ad assistere ad uno scenario dove le grandi potenze, l’Occidente, si muovono senza una strategia ed un orizzonte di riferimento. Certo è, che stiamo soprattutto assistendo ad una tragedia umanitaria in quell’area, ad una guerra se cosi si può definire, o forse ad un massacro.
Nessuna guerra è giusta, ma credo anche che non si possa nemmeno parlare di guerra tra due parti, quando dall’una muoiono 10 soldati e dall’altra migliaia e soprattutto bambini e civili, come denunciato anche dal CICR (Croce Rossa Internazionale) che si è vista ritardare, nei primi giorni di guerra, l'accesso ai soccorsi nella Striscia di Gaza, da parte delle autorità Israeliane, e numerosi feriti sono stati abbandonati a loro stessi, persone che hanno avuto solo la sfortuna di trovarsi in quei territori senza aver mai preso parte al conflitto.