Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Ormai non ci facciamo quasi più caso ma ogni giorno siamo circondati da cadaveri e morti violente.
Cadaveri e delitti, in ogni salsa, in ogni luogo, sui giornali, al cinema, in televisione. La nostra vita quotidiana deve continuamente fare i conti con dei cadaveri, con morti ammazzati.
Un tempo erano quelli dei western, abbondanti ma rapidi, un colpo e via e solo raramente uccisioni crudeli, al massimo un cappio intorno al collo che si stringeva (ma qualche amico buon tiratore poteva, con un unico colpo da lontano, recidere la corda e salvarti la vita).
E poi nei western il nemico, il cattivo, si vedeva subito a occhio: barba lunga, capello incolto sotto un cappellaccio spiegazzato, occhio torvo, maniere rozze, di solito insolente sudicio e puzzolente.
Lo inquadravi subito e, se non volevi guai, lo scansavi.
Ora invece l’assassino più crudele, quello che progetta nell’ombra del suo appartamento spesso trasformato in una specie di sala operativa una strage di famiglie, di mogli, fidanzate e parenti vari, non lo riconosci più. Magari è il tuo vicino di casa che un bel giorno scende con la pistola e ti fa secco perché lo disturbavi mentre lui guardava la partita.
E poi basta guardare i programmi televisivi: Carabinieri 6 o 7 (vuol dire che siamo arrivati, per ora, alla sesta o settima serie), con La squadra siamo credo a 8, Distretto di Polizia a 7 e poi Squadra speciale Cobra, RIS 2 Delitti Imperfetti, Numb3rs, Bones, CSI Miami e New York per citare solo i più noti. Sono programmi che vanno in onda anche contemporaneamente ogni sera, per tutta la settimana e gli appassionati possono iniziare la serata con un controllo di impronte digitali, con qualche esame del DNA , ipotesi antropomorfiche, statistiche e geomorfologiche per poi terminare in bellezza con cadaveri fatti a pezzi, ossa segate con brandelli di carne putrefatta attaccata, volti sfigurati, bruciati e schiacciati sotto i piedi, sputi e vomiti sanguinolenti. E lo spettacolo tira. Non solo facciamo questi sequals anche noi ma li compriamo anche a man basse dagli Usa e dalla Germania e anche dalla Francia per i polizieschi tipo Maigret, Poirot o qualche commissario meno noto.
Questi ultimi francesi sono meno violenti, le vittime godono del vecchio rispetto del cadavere di non essere fatto a pezzi e la vicenda gode di una certa dose di eleganza e intelligenza. La scoperta inevitabile del colpevole arriva sempre con l’elaborazione di un ragionamento e non per l’esito felice e/o fortunata di un analisi di laboratorio. I vecchi sequals polizieschi erano comunque tutti così da Colombo a la signora Fletcher, anche perché legati ad un diverso modo di indagine dove la logica e l’intelligenza prevalevano ancora sulla scienza.
Mi domando sempre, nel caso della signora Fletcher, se quando arriva in una cittadina gli abitanti non pensino subito a toccarsi. Perché quando arriva un omicidio ci scappa sempre.
“Oh ma lo sai, è arrivata la Fletcher” “Porc…” e subito la mano al posto giusto.
La banalizzazione degli omicidi, e il costante aumento della violenza nella società rischia di portare fra qualche anno ad avere in ogni famiglia che si rispetti, come accade negli Stati Uniti, qualche cosiddetta “arma da difesa”. Poi anche qui da noi le armi compariranno nelle bande di ragazzini e poi infine qualche alunno “normale” (ma con pagina di Facebook perlomeno sospetta), le porterà a scuola e sparerà al maestro perché lo aveva rimproverato, o a tutta la scuola perché è così noiosa.
E’ l’assuefazione al delitto, il gusto macabro dell’omicidio, l’assuefazione alla violenza e il fascino delle tecniche investigative che irretisce gli adulti e li tengono a ore davanti alla Tv. Il delitto non più atto barbarico e crudele, criminale e disumano ma semplicemente caso televisivo da risolvere, come un quiz, un banale quiz solo più interessante perché c’è un morto carbonizzato o squartato che pretende la giustizia della scoperta del colpevole. Solo raramente del cadavere sappiamo qualcosa di più di alcune note biografiche, della sua vita e dei suoi affetti. Non è una persona, ma solo un caso da risolvere.
Mi spaventa il pensiero di quando diverranno adulti i bambini che oggi vivono il delitto come un gioco guardando la televisione o giocando con la Play Station, dove morte e violenza sono gli elementi caratteristici e la cui violenza ed efferatezza decide il valore del prodotto stesso.
E mi allarmano anche i tanti giovani che in questi giorni scendono in piazza a manifestare il loro disagio per una scuola che non li rappresenta. Ogni manifestazione studentesca sembra finire sempre nello stesso modo, violenti scontri con la polizia. Magari provocati solo da una minoranza di studenti, o forse no, protetti da caschi o da passamontagna, che cercano ed ottengono lo scontro. Per ora le armi che vengono usate contro le forze dell’ordine sono sassi, pezzi di arredo urbano, pedardi e qualche bottiglia incendiaria fatta in casa, ma il rischio che prima o poi compaia anche qualche arma da fuoco purtroppo esiste e sarebbe una vera tragedia.
Certa è invece, perché attuale, la violenza antisemita di gruppi di delinquenti travestiti da tifosi laziali e romanisti. Grave non solo per gli atti di violenza commessi ma soprattutto per il loro proliferare e per gli ideali che si portano dietro dove i normali concetti di pace e convivenza vengono sostituiti da violenza intolleranza e odio razziale.
Hanno facile presa su menti povere e trovano il loro facile terreno in momenti di particolare tensione sociale come quello che stiamo vivendo.
Quella della violenza fisica e verbale rappresenta grave problema sociale e di sicurezza pubblica che andrebbe affrontato con maggiore determinazione a livello legislativo e preventivo, ma anche e soprattutto a livello culturale.
FOTO: Scontri ad Atene