Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il 20 Novembre era la giornata mondiale dei diritti di infanzia e adolescenza, domenica 25 novembre era la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, ieri 1 dicembre la giornata mondiale della lotta contro l'aids.
Tre giornate “ speciali” legate da un filo rosso quello del silenzio, un silenzio imbarazzato, colpevole, doloroso, un silenzio pesante, un silenzio che urla così tanto e forte da far male.
Tre giornate legate da cifre, da numeri che vengono addizionati e moltiplicati, ma che rappresentano nomi, persone, storie interrotte. Storie di un'ordinaria barbarie quotidiana.
Il 20 novembre 1989 fu firmata la Convenzione sui diritti del fanciullo .
La Convenzione del 1989 afferma per la prima volta che il bambino è “ soggetto di diritti ” e non più “oggetto del diritto”. Ogni bambino ed ogni bambina ha diritto alla vita, al nome, ad una famiglia, alla sua identità, ad esprimere la propria opinione e ad essere ascoltato.
Ogni bambino ed ogni bambina deve godere di libertà di espressione, di pensiero, di religione e di associazione...deve essere tutelato da ogni forma di violenza e sfruttamento sessuale ed economico. ...ha il diritto alla salute, a vivere libero da condizioni di povertà e degrado e, soprattutto, ad un’educazione di qualità e al gioco.
Ogni Stato è chiamato a rendere effettivi questi diritti indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dalla lingua parlata, dalla religione professata, e dall’origine nazionale, etnica e sociale.
Parole come pietre, parole su cui scende un silenzio pesantissimo.
Quanti anni sono passati dal 1989, quanti bambini non sono stati soggetti di diritti? Primo tra tutti quello di vivere, di avere prospettive di vita, di crescita e di sviluppo.
Un dato del 2010: oltre dieci milioni di minori vivono in Italia, di cui 1.756.000 in povertà e rappresentano un variegato universo di esigenze, comportamenti, problemi e disagi.
Non meno pesante è la questione dei femminicidi, ovvero un omicidio di massa del genere femminile: “violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna in quanto donna” ( Russel, 1976)
In Italia 877 donne uccise dal 2005 ad ottobre 2012, 1 donna ogni 2/3 giorni.
Il detto casa dolce casa, casa nido sicuro, ci sta uccidendo. Le donne muoiono ferite a morte dalle mani delle persone che conoscono, con cui hanno o hanno avuto relazione, fratelli, padri, mariti, ex mariti, amanti, fidanzati, o innamorati respinti.
Una strage silenziosa, che attira i media che frugano impietosi tra le storie di queste donne, usando parole sbagliate, che sottintendono all'ipotesi di delitti passionali. Niente di più falso e fuorviante.
Una strage silenziosa, dove quello che stride di più è il silenzio degli uomini. Gli uomini normali nella normalità quotidiana.
Cosa c'entra la violenza di pochi con il resto degli uomini? C'entra perchè gli uomini, anche quelli che si astengono con orrore dall’ammazzare e violentare e picchiare donne, se non sono ipocriti con se stessi e sono disposti a frugare nella propria formazione, sentono di avere a che fare con l’impulso che spinge i loro simili a quell’orrore. Se ne tengono a distanza dandogli nomi di sicurezza come “raptus” e follie come scrive Adriano Sofri
Un silenzio che ha a che fare con la difficoltà di sintonizzarsi con la parte più profonda di se stessi, anche con quella più destabilizzante, provando ad interpretarla, a darle un nome, una ragione e farla evolvere, modificandola.
Mentre le donne hanno dovuto costruire, aggiungere, gli uomini devono fare l'operazione del togliere e smontare quello che la storia ha caricato sulle loro spalle, il peso del potere ad ogni costo ad ogni prezzo, togliersi l'armatura per guadagnare la consapevolezza delle proprie fragilità, dei propri desideri, di un altro modo di stare e so-stare nelle relazioni. Trovando le parole per raccontare e raccontarsi.
Ieri la giornata mondiale della lotta all'aids. E torna il filo rosso del silenzio. Dopo l'allarme degli anni 80, piano piano la luce dei riflettori si è abbassata, eppure i dati sono rilevanti: più di 34 milioni di contagiati nel mondo, di cui la metà donne e 3,3 milioni bambini di età inferiore ai 15 anni, e nonostante i dati c'è poca informazione, poche campagne e neppure studi sulle popolazioni più vulnerabili. Un silenzio che fa leva su un immaginario che limita questa malattia agli omosessuali, dimenticando i giovani, gli uomini che hanno rapporti omosessuali, la protituzione, e i consumatori di droghe. Si preferisce non dire, quando le indagini delle associazioni indicano che la scarsa informazione e consapevolezza del valore della prevenzione producono la scarsa propensione a proteggersi.
L'ultima nota riguarda lo spot voluto dal Ministero della Sanità, uno spot giudicato soddisfacente dalle associazioni chiamate a visionarlo, ma che ha riservato una sorpresa, nello spot si dimenticava di ricordare uno degli oggetti più importanti per la prevenzione: il preservativo.
Una parola troppo difficile da pronunciare, una parola che potrebbe ferire i nostri animi sensibili e delicati.
Meglio stare in silenzio e far finta di non vedere e di non sentire e continuare a illuderci: non ci riguarda, noi siamo salvi!