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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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di Cristiano Meciani

Considerazioni vicenda Tenuta di San Rossore

8/12/2012 - 17:22



CONSIDERAZIONI VICENDA TENUTA DI SAN ROSSORE


Una società che voglia sentirsi evoluta, non può prescindere da un metro di giudizio che valuta responsabilmente il rapporto fra uomo e natura.
Partendo da un assunto: uomo e natura non sono due entità distinte ma elementi complementari di un habitat unico e irripetibile, la Terra, nella quale l’uomo, forte di un’intelligenza superiore, prerogativa talvolta discutibile, domina e dispone delle risorse.
Allora l’intelligenza, diviene tale, se posta al servizio di una rivoluzione culturale che inverte l’assurda contrapposizione fra territori e bisogni per cui i primi sono indistintamente sussidiari dei secondi.
E non si tratta di ambientalismo contro sviluppo ma di puro civismo che rende normale, perché radicato nelle coscienze, un approccio mentale capace di elevare confini, virtuali e virtuosi, per cui al cospetto di specifici luoghi la forza astratta del rispetto prevale sull’arroganza venale del mercato.
Paradossalmente non dovrebbero esistere le aree protette che invece, come dimostrato dall’emblematica vicenda della Tenuta di San Rossore, restano strumenti irrinunciabili fino a quando, istituzioni e cittadinanza, non formeranno una comunità reciprocamente convinta che la valenza di scelte ed effetti non si misura, sempre e comunque, con il freddo calcolo della resa finanziaria ma anche con la tutela di valori non mercificabili.
E’ normale paventare subdole mazzate per territori riconosciuti come scrigno contenitore di preziosità declinandolo a misero vaso di terracotta stretto fra altri di ferro come il Don Abbondio di manzoniana memoria? Può avere un prezzo, il luogo simbolo del passaggio dalla monarchia alla repubblica e dalla dittatura alla democrazia, del Paese dei Cavalli e di Ribot? Può avere un prezzo, il significato di componenti ambientali e paesaggistici di rilevanza internazionale certificati dal mondo scientifico? Io credo di no!
E per favore non inquiniamo la portata della green economy trasformandola in etichetta benevola, dietro la quale nascondere tutto e il suo opposto, agricoltura compresa, deprimendo il concetto di sostenibilità di cui i Parchi sono il modello per eccellenza, preposto a influenzare il contorno anziché vittima del contrario.
Ben venga un progetto che attraverso proprietà pubbliche si ponga non solo finalità economiche e occupazionali legate all’attività agricola ma anche una missione di profilo più elevato che possa convincere il privato delle opportunità non ancora percorse in questa direzione.
Questa sarà la sfida politica e culturale più difficile ma strategica per le istituzioni, prima che, come accaduto per il dissesto idrogeologico (ponendo frettolosi ripari posteriori ai disastri) si debba irreversibilmente diventare consapevoli al cospetto di una produzione di cibo insufficiente o di un paesaggio esteticamente depresso.
In sostanza, teniamo fuori la Tenuta di San Rossore da processi con cui è incompatibile, perché il fine non sempre giustifica i mezzi e i territori come le politiche non possono essere tutti uguali.
Tant’è che non molti anni fa uno sceicco giunto a San Rossore per comprare un fenomeno equino sembra che abbia detto: “Fatemi sapere quanto costa questo posto meraviglioso”.
Possibile che il mondo capisca San Rossore, San Rossore cuore del Parco, il Parco volano di progresso civico e per qualcuno sia ciclicamente un fardello da eliminare? 
L’Ente Parco può fare di più e meglio? Io credo di si: ma da qui a dire che merita l’esproprio delle proprie funzioni ce ne corre.
 
Meciani Cristiano
Capogruppo Insieme Per Vecchiano

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