Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Tre anni esatti fa, in queste ore.
I migliarinesi si svegliarono divisi dal resto del mondo.
Il ponte dell’Aurelia era chiuso per una grossa piena del Serchio che arrivava a lambire il piano dei binari del ponte di ferro e così pure chiusi i ponti di Vecchiano e Ripafratta.
Qualche voce diceva che il fiume aveva rotto gli argini verso Nodica, ma chi era sul ponte pensava ad un sormontamento e non ad una rottura perché l’acqua non calava.
Poco dopo, verso le 9, ci rendemmo conto che invece si stava verificando un deflusso a monte delle acque e quindi il brutto segnale di una nuova uscita del Serchio dal suo letto.
Gli elicotteri dei vigili del fuoco erano già in giro per la campagna allagata a cercare di mettere in salvo coloro che si erano attardati e ad allontanare dalla voragine che si era creata sul fiume coloro che volevano vedere l’incredibile da vicino.
Alle 10 l’apertura della nuova bocca del Serchio era già più di 100 metri e l’acqua era già arrivata alla Firenze-mare dove inspiegabilmente continuavano a circolare auto.
Alle 13 l’Aurelia fu riaperta e il pranzo di Natale, anche se amaro, fu iniziato.
Oggi sarà diverso, anche se il ricordo non è ancora digerito.