none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
none_o
di Alessio Niccolai

Salviamo il Paesaggio Difendiamo il Territorio

27/12/2012 - 18:22

Sono convinto amici miei, che sia necessaria una svolta epocale, uno di quegli avanzamenti che Franco Battiato chiamerebbe «evoluzione sociale», una rottura cioè di quello «stato di cose presente» che con tanto affanno tenta – giorno dopo giorno – di liberarsi di sé stesso, prigioniero dei suoi intricatissimi passati.
Ma prim’ancora che tutto ciò si renda possibile, a ormai pochi giorni dalla vaticinata «fine del mondo», si rende necessario arrestare quel riflusso distruttivo tipico di ogni epoca in cui nessuno sa più cosa fare e come farlo: le previsioni sul medio periodo non lasciano adito ad alcun dubbio e se non mi aspetto che le profezie di Nostradamus siano realmente così prossime a fare il loro corso, senz’altro i sintomi di un cambiamento climatico in atto – che ancora però può essere scongiurato – si fanno avvertire nitidi con ormai cadenza pressoché quotidiana in qualche parte del mondo.
Il sogno che – dacché sono padre – coltivo più di ogni altra cosa, è quello di lasciare ai miei tre figli un pianeta migliore di quello che è stato consegnato a me, e tante e tante volte ho dovuto compiere acrobazie intellettive di non poco conto per non cedere il passo alla rassegnazione… la rassegnazione al fatto che non si possa più fare, che ormai sia tutto pregiudicato e che non rimanga nient’altro che «salvare il salvabile» in attesa – magari – di una grande rivoluzione, da cui – se non è troppo tardi – far risorgere il genere umano come l’«araba fenice» dalle sue ceneri.
Poi ho toccato con mano Terra Madre ed ho compreso che esiste – non da qualche parte nel mondo, ma – disseminato per tutto il pianeta, il germe di un discreto presente che può farsi ottimo futuro prossimo e assurgere ad avvenire prosperoso; ho compreso cioè che la battaglia contro i mulini a vento che non ho mai smesso di combattere, per qualcuno altrove non è soltanto argomento di condivisione, ma anche e addirittura motivo di sopravvivenza quotidiana.
Ho visto cioè le Comunità del Cibo riunite una tantum tutte sotto uno stesso grande tetto ed ho realizzato che il segreto della sopravvivenza del consorzio umano sta tutta lì, nelle micro-economie che si fanno presidio di territori, restituendone la sovranità alle comunità locali, vigili e pronte a vendere cara la pelle per non vedersi strappare brutalmente ciò che a fatica hanno costruito, custodi di un equilibrio – ideale e materiale allo stesso tempo – intorno al quale hanno saputo far ruotare tutta la loro esistenza, sfuggendo la fame e la carestia, facendo rifiorire gli scambi economici periferici in fuga dalla furia accentratrice dei land grabber planetari, e restituendo alla natura molto di ciò che le appartiene e che un qualcuno ha impunemente pensato di strapparle.
Si può difendere allora il paesaggio nostrano, si può dare una risposta sensata, autorevole, determinata e implacabile alla sommatoria vettoriale delle voracità autoctone, o si tratta soltanto di qualche mero e velleitario esercizio mentale che la prima soverchiante promessa clientelare di mutamento d’uso del proprio podere agricolo in presella edificabile trasformerà in apatico e trascurabile ricordo?!?
Non sarà l’agricoltura intensiva a placare l’ira funesta del clima, non saranno i grandi trattori intenti a maltrattare i suoli, non sarà il tristo connubio fra le varietà ibride di sementi ed i pesticidi, non saranno le piantagioni sterminate ad assicurare all’umanità una possibilità di sopravvivenza, un cibo «buono, pulito e giusto» per gli anni a venire, ma la riscoperta della terra come valore aggiunto, come estensione stessa della propria umanità: non c’è modo migliore per rendere produttivo un terreno che coltivarlo se lo si sa fare o, altrimenti, farselo coltivare, se la natura non ci ha ancora eletti suoi «campioni».
Dovessimo censire anche i terreni agricoli in attesa di prendere il loro «ascensore sociale» ed essere prima o dopo urbanizzati anziché essere coltivati ora, in questo preciso istante, scopriremmo scenari a dir poco sconcertanti, scenari insostenibili ed incomprensibili se raffrontati alla fame di terra che pervade questo mondo: eppure intere aree rurali languono spopolate in preda alla più perniciosa dialettica che possa intercorrere fra uomo e natura… e non mi riferisco solo ai monti incustoditi e privati di una armoniosa attività di forestazione o ai colli un tempo sapientemente «terrazzati» ed oggi in stato di totale abbandono, di pista di atterraggio per mezzi agricoli cingolati o di autostrade di cemento per l’incontinenza ideo-fluviale, ma anche al piccolo e trascurato appezzamento dietro casa, al nespolo non più curato, agli asini, alle capre o alle pecore che – non pascolando più liberamente nei frutteti, nelle oliveti, etc. – non brucano più le erbe proliferanti ovunque incontrastate.
La necessità di mettere fine a questo che, prima di tutto, è un disordine intellettivo dilagante, una cicaleggiante arroganza subentrata al già infido cocktail di ignoranza, trascuratezza, mancanza di curiosità e voglia di scoprire ma, soprattutto, una malcelata e mai sopita tentazione di poter realizzare profitti facili, standosene comodamente in poltrona ad attendere un semplice (e – aggiungo – sconsiderato) atto amministrativo, è il primissimo irrinunciabile passo verso nuove frontiere, verso mete possibili e non più verso utopie imperanti e mai capaci di divenire progetto per un avvenire prosperoso.
Proviamo a crederci!!!


Alessio Niccolai

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

30/12/2012 - 21:44

AUTORE:
NIcola

Aggiungerei che l'attuazione dei buoni consigli in questione avrebbe una ricaduta positiva sulla salute, nostra e delle generazioni a seguire.
Senza consultare statistiche ma con un po' di memoria storica ognuno di noi può notare l'effetto dell'inquinamento odierno sulla salute.
Molte malattie (oggi diffuse ma quasi sconosciute ai nostri nonni) hanno all'origine l'inquinamento ambientale ma anche di cibi poco sicuri. Esempio: tumori e allergie. Non sono indici di qualità della vita questi?
Tanto per fare un esempio, lo sapete come si fa a risparmiare sulle spese di raccolta dei pomodori? Si fanno maturare tutti contemporaneamente e si raccolgono in una volta sola. E come si fa? Poco prima della maturazione si da una passata di diserbo, le piante seccano e i pomodori maturano tutti. Purtroppo qualche disonesto (è dir poco) ci sarà, ma non penso che possa essere colui che li deve vendere "in paese".

Credo che quanto espresso da Alessio abbia un fondamento non solo nelle intenzioni e nell'etica dei singoli.
Come a scuola c'è qualcuno che istruisce e mette sulla buona strada i bambini, nella società ci sono gli amministratori dell'interesse pubblico (non ridete per favore...) ad indirizzare i "cittadini ignoranti o superficiali".
Pochi giorni fa la regione Toscana ha approvato una legge importante che riguarda la tutela del territorio legata alle economie locali e al recupero dei terreni incolti.
Adesso sta alle amministrazioni locali creare progetti con i nuovi strumenti normativi a disposizione:

http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=133863

...non è proprio uno schiocco di dita ma quasi...

29/12/2012 - 18:03

AUTORE:
Simone Cioli

Occorre passare dal "ben-avere" al "ben-essere". A qualcuno occorrono esempi concreti, come se dovessimo aspettare lo schiocco di dita di qualche figura sovrannaturale che ci dice: partite!
In realtà ciascuno di noi, con comportamenti e abitudini quotidiane può contribuire al cambiamento. Nessuno ci darà mai il via, se il via non parte da noi stessi.
La cultura della differenziazione dei rifiuti, cercare di comprare prodotti non confezionati ma sfusi, comprare prodotti locali, magari direttamente dal produttore, andare a prendere la verdura dal contadino, così come prendere il latte a Gello da chi lo produce direttamente, pulire con prodotti naturali, riciclare, comprare oggetti usati ma che in realtà sono ancora sfruttabili e continuare a indignarci manifestando il nostro dissenso ogni qualvolta vi sia un sopruso che va contro l'etica e il rispetto della convivenza uomo - natura... questi sono esempi concreti... si lo so, costa fatica... ma si fa perchè ci si crede e la fatica viene meno...
Felice 2013!!!

27/12/2012 - 20:00

AUTORE:
Alessio Niccolai

Quella che tu enunci, caro Tiziano, è la cosiddetta teoria del «tanto peggio, tanto meglio» cui mi sono aggrappato tante volte; purtroppo credo che non si possa attendere che la fatalità si accanisca anche e soprattutto contro i responsabili principali del dissesto climatico-ambientale planetario.
All'estimatore di Battiato dico che i suoi orizzonti sono fin troppo limitati e rispecchiano una visione euro-centrica: l'esperimento Slow Food «1000 orti in Africa» è un ottimo paradigma di ciò che intendo dire, un'iniziativa che ha restituito dignità e nutrimento ad un gran numero di piccole comunità, frenando la smania incontenibile dei land grabber.
E esistono presidi territoriali come quelli del Chapas in cui le comunità si spingono finanché al rifiuto di progetti Slow Food da ben 50.000 € pur di mantenere inalterata la propria sovranità assoluta sulla terra abitata e coltivata.
Ci sono linee di condotta politica da seguire e promuovere, come quella di Vandana Shiva sulla libertà dei semi, e principi sani e irrinunciabili come quello - ancora in via di definizione - per cui il suolo è un bene comune al pari dell'acqua, dell'energia e dell'aria.
No, le micro-economie sono l'unica alternativa al disastro, in attesa di un cambiamento veramente epocale: inutile tentare ad ogni costo di salvare la Green Economy o la GDO ad essa collegata perché neanche a questi due comparti sarà dato scampare le conseguenze della crisi economico-finanziaria.

27/12/2012 - 18:59

AUTORE:
Tiziano Nizzoli

Alessio, non credo che i buoni consigli che tu normalmente dispensi possano trovare seguaci numerosi, almeno finchè si continuerà ad abbinare il benessere all'agiatezza economica e finchè l'egoismo non lascerà il posto all'altruismo.
Non voglio dissertare sui comportamenti che, se verranno ulteriormente perpetrati, porteranno al rischio d'estinzione il genere umano, vuoi per mano di guerre, mutamenti climatici, malattie sconosciute etc.
Voglio solo dirti che purtroppo questi eventi appena citati sono, a mio avviso, l'unico modo perchè la gente si ravveda ed imposti nuovi valori e nuove regole alla propria esistenza.
In poche parole, per farti un esempio che ti chiarirà il mio pensiero, al genere umano occorrono le piaghe d'Egitto perchè riveda i suoi comportamenti, un nuovo Gandhi non sortirebbe alcun effetto, credimi.

27/12/2012 - 18:51

AUTORE:
sgalambro manlio

si ma di che stiamo parlando? del più e del meno? Nonostante Franco Battiato in sottofondo e le numerose battute non si capisce la proposta (se ce n'è una) non si capisce quale sarebbe le azioni da mettere in campo concretamente, non si capisce come un economia globale possa reggersi su microeconomie, autarchiche e autosufficienti.Ci son molte realtà da tutelare, è vero, ma non saranno mai realtà alternative, al massimo comlementari. Comunque magari il prossimo intervento dell'autore (a occhio, non certo parco di abitudini ipercaloriche) riusciremo a capire meglio.
(manlio@eradelcignale.it)