Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Datosi che il campionato del Pisa riprende dopo Befana e datosi anche che il mio superiore megadirettore culturale Ovidio mi ha dato il permesso, mi butto nei ricordi per ripescare un mio mito calcistico di 40 anni fa.
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 io e la mia famiglia fummo tutti tifosi del Cagliari, perché eravamo (e siamo) affezionatissimi alla Sardegna, ma soprattutto perché c’era Gigi Riva, anzi Gigirrriva, insomma Rombo di Tuono (Brera dixit), il Gran Lombardo (riBrera ridixit alla Vittorini), un mito assoluto, che giocava con un piede solo (il sinistro!), col quale era capace di sparare cannonate più possenti di quelle delle navi corsare del ‘500. E poi era un uomo come oggi ce ne sono pochi: per amore della Sardegna non si è mai voluto trasferire nelle grandi squadre del continente, ha sacrificato due gambe alla patria, era (ed è) una persona seria, schiva e di poche parole, tutto il contrario dei calciatori di oggi, con le loro veline e le loro pubblicità stucchevoli. Ogni volta che mi (ri)guardo la puntata di “Sfide” che gli hanno dedicato mi commuovo inesorabilmente, a vederlo lì con quella sigaretta mentre rievoca le follie di Lo Bello durante il famoso Juve-Cagliari, quello del 2 a 2 (che ascoltai trepidante grazie a una radiolina insieme ad amici e amiche sulle dune di un bagno di Tirrenia). Eppure del Cagliari avevo come pisano un brutto ricordo, avendo infatti assistito (ero un bimbetto ma me lo ricordo benissimo perché alla fine ci piansi) al fatale 0-4 che ci precluse la serie B nel 1962.
Ma nel 1969 il Cagliari era invece quello di Scopigno (un pazzo simpaticissimo), del geniale autogoleador Niccolai, del fantastico sardo-brasiliano Olinto de Carvalho Nené e di tutti gli altri componenti di quella indimenticabile banda di campioni (e mi ricordo anche qualche riserva, da Reginato a Poli). La prima volta che vidi Riva fu a Pisa in serie A e fu in quell’occasione che il nostro portiere (Annibale) gli parò un rigore: lo stadio esultò, ma io nel profondo del mio cuore ci rimasi male (ebbene sì) perché mi dispiaceva per lui. L’anno dopo, il Cagliari, già campione d’Italia, venne a giocare a Pisa in Coppa Italia: vinse mi pare 4 a 2 e Riva fece tre goal, ma mi ricordo soprattutto una sua punizione dal limite davanti alla curva Nord, uno dei suoi missili, che fu parato dal nostro giovane portiere Lorenzetti (e Riva andò a stringergli la mano).
Poi l’ho rivisto un paio d’anni dopo a Firenze, perché una domenica di sole andammo a vedere Fiorentina-Cagliari. Eravamo io, mia mamma, mia sorella e il mio amico Enzo, con una piccola bandierina del Cagliari in mezzo alla curva dei fiorentini. Mia mamma faceva la maglia prima della partita, mi ricordo anche che, per scherzo, tagliuzzò un pezzetto del fiocco della bandiera viola di un signore davanti a noi. Lo stadio era strapieno. La partita fu subito molto tirata, la Fiorentina attaccava in continuazione, e il Cagliari si difendeva e basta; in attacco solo Riva, che però non beccava mai una palla giocabile. Gli attacchi della Fiorentina diventavano sempre più pressanti, il goal viola era nell’aria, la palla ballava davanti alla porta di Albertosi, ma non entrava mai. In attacco il Cagliari continuava a non esistere, e anche Riva aveva poca voglia di andarsi a cercare qualche pallone indietro. Un signore accanto a noi disse in fiorentino “e c’è Galdiolo, ‘un si passa, la palla a Riva ‘un gliela fa nemmeno vedere”. Andò avanti così, con qualche svogliato alleggerimento del Cagliari, finché, saranno mancati forse 10 minuti, arrivò una palla a Riva, naturalmente sulla sinistra; Riva fece qualche metro di corsa con Galdiolo, poi scagliò il suo solito tiretto in diagonale, neanche tanto forte, e la palla entrò in rete tranquilla. Tutto lo stadio ammutolì, ci fu una timida e poco convinta reazione della Fiorentina, poi la partita finì 1 a 0. Mi ricordo che uscimmo dallo stadio con la nostra bandierina, in mezzo ai tifosi della Fiorentina che ovviamente erano molto delusi, per non dir di peggio. Eppure, nessuno se la prese con noi o ci rincorse, solo un ragazzo da un autobus ci suggerì dove secondo lui avremmo dovuto metterci la bandiera.
Insomma di Riva ho un sacco di pezzi di ricordi: mi vengono in mente tra i tanti il goal decisivo di testa quasi rasoterra contro il Bari nell’anno dello scudetto (mi ricorda il goal di Piovanelli a Cremona, ma era dal lato opposto, mi pare), che per me è associato alla voce di Sandro Ciotti e alle sue maestrie linguistiche; un suo goal in Coppa Campioni contro il Saint Etienne che io e il mio amico Enzo vedemmo a Parigi alla televisione di un bar; il manifesto gigante di Riva che portammo sul Ponte di Mezzo pieno di gente festante alle tre di notte dopo il 4 a 3 di Città del Messico; Riva che si frena davanti alla porta dell’Inter per far segnare un goal a Domenghini (era l’anno dopo lo scudetto, e senza il suo infortunio il Cagliari avrebbe vinto anche quel campionato); e poi un brano musicale di Piero Marras ben noto ai sardi, dal nostalgico titolo “Quando Gigi Riva tornerà”. In fondo l’immagine di Riva per me e per altri amici è stata un po’ un sogno e nei sogni ci si spinge a vedere realizzati anche i desideri più fantastici (uno scudetto in Sardegna! Il Pisa promosso quest’anno in B!). E allora, lasciando in pace i ricordi, speriamo che a Latina lunedì prossimo lo spirito di Gigirrriva guidi il sinistro di Tulli o di Perez. Chissà!