Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
In un commento alla f.d.g. dell’Albero dei nomi, P.G. diceva testualmente : “Da singoli non rappresentiamo nulla, insieme, anche con piccoli gesti, possiamo fare molto.”
E noi lo abbiamo fatto, con fatica, sudore e lacrime amare, siamo entrati in una maledetta “maremma amara” a lavorare come ciuchi, ci siamo comportati come queste formichine trasportando ogni bene all’ammasso comune per rimpinguare il granaio divenuto un gran-erario, ma la richiesta non si è limitata a briciole e pagliuzze… è divenuta un macigno insopportabile.
Ora non ce la facciamo più!
Per quanto ancora dobbiamo tenerlo sulle spalle?
Non sarà un raccolto troppo grosso perché possa entrare nella nostra casa?
Stasera ci riposeremo e festeggeremo con fuochi e dolci, abbracci e liquori, poi… alla via col vento!
Questa la lettura politico-sociale, ma chiudiamo l’anno nello stesso modo “leggero” con il quale siamo arrivati fin qui:
“Ferme compagne! Un attimo (qui ci sta bene lo stra-usato e stra-abusato attimino data la grossezza dell’oratore).
Ribelliamoci a quel pazzoide di Esopo che ci ha costretto a lavorare in eterno; stasera uniamoci alle cicale e festeggiamo allegramente la fine della nostra schiavitù.
Che siano balli e fuochi, orge e sperperìo!
Un’ultima cosa: ma siete proprio sicure che la Regina, quando ha detto “portate all’ammasso”, volesse intendere “portate là un masso?”
Mi viene il dubbio di aver lavorato un anno per niente!”
comunque, come avrà senza dubbio detto uno degli straordinari conoscenti di BB in un imprecisato, ma allo stesso tempo den definito momento:
"la morte cià a trovà vivi!"
Buona fine allora!