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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Oggi: 27 gennaio
Giornata della memoria.

27/1/2013 - 0:14



Oggi è il 27 gennaio.

Sono due giorni che mi sto preparando per andare in missione. Certe volte ce lo dicono poco prima, sempre quando la cosa è importante ovviamente, di organizzare il viaggio. Così sgombri la mente da ogni elemento  pregiudiziale  che può rendere imperfetto il lavoro.

Lo dicono loro.

Comunque sono dovuta partire stamani. Dovevo andare a Trieste. In un giorno. Ditemi voi se poteva essere così semplice, partendo da Pisa.

Mica c’era un treno Pisa Trieste diretto!

E allora ho ottenuto di arrivare perlomeno a Bologna con la deroga, come quelle del PD, in un minuto. Siete stupiti, lo so. Ma io, part time faccio l’angelo.

Cosa credevate, che gli angeli fossero splendidi esseri asessuati con i riccioli biondi la corona e il vestito azzurro? Sono uomini e donne comuni, divisi in livelli, con l’acne, le varici, la cellulite, i baffi, i piedi piatti ma anche lo stacco coscia infinito.
Insomma di estrazione sociale e di aspetto esteriore ed età assolutamente varie e casuali. Per quanto mi riguarda vi dico che sono nella terra di mezzo e con un carattere non proprio facile, arrendevole, diciamo sarà per questo che mi hanno mandato a fare questa missione o forse perché sono di fresca nomina e di basso livello.
Insomma, sono partita. Alla stazione di Bologna c’era un angelo che mi aspettava al binario 5 con il naso trapassato da un assurdo semibullone, che mi ha passato le consegne: “Al carcere sanno che sei un redattore, puoi fare l’intervista. O meglio il lavoro e questa è la lettera di presentazione, Vai!" (Buona fortuna, credo abbia voluto dire)

Noi angeli non abbiamo le ali o accessori vari, ci riconosciamo dallo sguardo. Il nostro non è “mai” uno sguardo distratto. E’ assolutamente attento e partecipe. Vediamo perché “vogliamo vedere”.

Anche il ragazzotto, nonostante il semibullone, ci “vede” bene. Davanti al carcere, dopo un viaggio semi disastroso con posto quasi in piedi e riscaldamento quassi assente (rotto?), mi è presa l’ansia. Non riuscivo a respirare e mi sono messa su una panchina. Percepivo  l’orrore e non  mi potevo sottrarre. Non dovevo. Non solo perché facevo l’angelo, che tutto sommato fino ad ora era stato un rompimento, ma perché e soprattutto ero un essere umano.
Il cancello che si è chiuso dietro di me è stato un colpo al cuore. Ho sbattuto gli occhi e sono uscita ma sapevo che dovevo rientrare. Dopo il colloquio con il direttore e le varie altre faccende mi hanno portato in parlatorio. Percorrendo il corridoio si percepiva la rabbia, la paura, la disperazione, la cattiveria, il dolore, l’abbiezione, il pianto.

Ma io  sentivo soprattutto lui, la voce e il corpo di Sara, per prima.

E dentro, più forte, tutti gli altri.
 
Il mio sguardo era  diventato scuro, senza luce, mi chiedeva di ammazzarlo, sbranarlo, portarlo via. Mi sono chiesta perché hanno mandato me. Il Capo lo sa come sono. Non sono un angelo di “buona novella”. Sono un angelo vendicativo e da battaglia. Rasento la linea, sono intemperante.

Su una panca c’era uno di noi. “Che affollamento” mi sono detta, “certe volte non ne incontri uno per anni e oggi addirittura due”.

Mi ha spiegato che doveva portarsi via  una merda d’uomo che aveva ammazzato la fidanzata. “Puzza un po’, ma lo metto nel sacco, comunque dove va c’è gente che puzza più di lui!” E guardandomi  mi ha detto ancora “Lui, invece è diverso da trattare! Pensa attentamente a quello che fai e soprattutto pensa a Sara! Devi fare bene il tuo lavoro!”
Ho aspettato ad incontrarlo. Quando è arrivato ha visto il mio sorriso ed ha avuto paura. Finalmente. Lo guardavo e lui non poteva scappare.

Quando gli ho preso la mano la guardia si è stupita e indignata. “E’ un mostro!” Sembrava farmi capire “che cosa fai? Lo sei anche tu?”

Ma nella mia mano c’era il rimorso e  glielo ho passato. Poteva, fino ad allora, pensare di essere impunito e godere dell’atroce sofferenza data a Sara e agli altri. Smembrare, mutilare, godere delle loro voci piene di terrore, quegli ebrei!

E adesso?  Adesso io non ti porto via dagli uomini, ti lascio in mezzo a loro dilaniato da una coscienza che non avevi. Per il resto di quello che ne resta, che ti assicuro, sarà abbastanza.
Il Capo, comunque voi lo chiamiate, sarà contento di me.
 
P.S. : Il “Lui” è genericamente uno dei “Boia” ucraini della Risiera di San Sabba di Trieste, unico campo di sterminio nazista in Italia.
Dall’aprile 1944 a quello del 1945 vi trovarono il martirio migliaia di innocenti.
Purtroppo il compito dell’”angelo” non si è avverato, anche perché molti di questi “boia” sono tuttora impuniti e non in carcere. Alcuni, ovviamente, sono già morti, a casa loro.
Ma sicuramente l’angelo era ai piedi del loro letto, con il sacco aperto.

 

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